Zonin e venetisti: dura lex sed… un’istigazione a ritardare il pagamento delle tasse vale quasi quanto il fallimento di una banca

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venetisti e Zonin condanne a confronto
venetisti e Zonin condanne a confronto

Nel giro di una settimana il tribunale di Vicenza ha emesso due sentenze storiche, che però, confrontate, fanno sorgere diversi dubbi. L’ex presidente di un istituto di credito di enorme valore e importanza che non esiste più, la Banca Popolare di Vicenza, appunto, Gianni Zonin, accusato di diverse irregolarità gravi, tralasciando tutti i danni collaterali che il crac ha comportato per decine di migliaia di soci e per il territorio, è stato condannato a sei anni e sei mesi.

Erica Scandian, una degli esponenti del C.L.N. Veneto condannati ieri, a cui è stata comminata la pena più alta tra le 26 inflitte, si è beccata 4 anni e 2 mesi per aver istigato a ritardare il pagamento delle tasse, reato che in Italia è punibile con una pena fino ai 5 anni, e per aver impedito il pubblico servizio della Guardia di Finanza in fase di controllo scontrini in un negozio.

Le altre condanne in media sono attorno ai 2-3 anni e non stiamo parlando di evasione fiscale, che sarebbe un altro reato. Se evadi miliardi lo Stato scende a compromessi, se rubi una mela sei fregato. Quindi, in Italia, si potrebbe maliziosamente pensare: se devi rubare ti conviene rubare tanto. Se vuoi essere eversivo, ti conviene farlo in maniera grave come i terroristi, rossi o neri che siano, non con il tanko fai da te. O forse, invece che rivendicare le proprie idee, bisognerebbe dire: “non ricordo”? “A pensar male si fa peccato ma spesso ci s’indovina”, diceva Andreotti.