Zanettin e la responsabilità dei magistrati: modifiche legislative lunghe. Coviello: e intanto Giglio e Mantovani stra-sentenziano

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Giudice Matteo Mantovani autore anche della sentenza contro Coviello
Giudice Matteo Mantovani autore anche della sentenza contro Coviello

Onorevole Zanettin, lei che è parlamentare esperto nelle questioni della Giustizia ed è stato per anni  componente del CSM , può spiegare ai lettori di VicenzaPiu come è disciplinata la responsabilità dei magistrati?

Pierantonio Zanettin di fronte al tribunale di Vicenza
L’avv. on. Pierantonio Zanettin di fronte al tribunale di Vicenza

La responsabilità dei magistrati si articola su diversi piani.

Innanzitutto Il magistrato è soggetto ad una responsabilità penale, quando nell’esercizio delle sue funzioni commette dei reati: per  esempio se pronuncia una sentenza, dopo essersi lasciato corrompere da una parte del processo. In questo caso egli risponde, come qualsiasi cittadino, del reato di corruzione di fronte ai Giudice competente.

Esiste poi una responsabilità disciplinare, per delle fattispecie tipiche, delineate dall’Ordinamento Giudiziario.

Ipotesi  di responsabilità disciplinare sono, ad esempio, le situazioni di incompatibilità e di conflitto di interesse non segnalate al CSM,  o la violazione dei doveri di astensione e tante altre ancora.

In questi casi l’azione viene promossa dal Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione e competente a decidere è la sezione disciplinare del CSM.

Ci spieghi  invece come funziona la  responsabilità civile dei magistrati

La responsabilità civile dei giudici è una questione assai delicata, di cui la politica si occupa da diversi decenni.

Direi che il tema è stato portato all’attenzione della pubblica opinione, dopo alcuni clamorosi errori giudiziari, come quello di Enzo Tortora.

Marco Pannella ed i Radicali promossero un referendum che ebbe luogo nel 1987, in seguito al quale è stata varata la prima legge, denominata “ Vassalli”, dal nome del Ministro della Giustizia dell’epoca, che era appunto Giuliano Vassalli.

Quella legge risale appunto al  1988.

Si può tranquillamente affermare che quella legge è fallita, se si pensa che in quasi trenta anni di applicazione i magistrati condannati in sede civile si contano sulle dita di una mano.

Non si pensa allora ad una revisione?

Il legislatore è intervenuto nel 2015, anche a seguito di una procedura di infrazione europea, che nel 2011 aveva comportato una condanna dell’Italia, eliminando in particolare il filtro di ammissibilità della domanda e ampliando le ipotesi di colpa grave, che consentono al cittadino di agire in giudizio.

E’ rimasto invece inalterato il principio della responsabilità indiretta dei magistrati.

Cosa significa?

Il cittadino che abbia subito un danno ingiusto a causa di un comportamento o provvedimento giudiziario di un magistrato,  può agire solo contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni.

A sua volta lo Stato, in caso di condanna, è obbligato a rivalersi nei confronti del magistrato.

Un meccanismo piuttosto complesso.

In questa materia peraltro vanno contemperati due diversi principi: da un lato l’indipendenza ed autonomia dei magistrati e dall’altro il diritto del soggetto ingiustamente danneggiato.

E’ necessario comunque garantire al Giudice una adeguata serenità nell’emettere  una sentenza , per evitare che il timore di una possibile causa successiva lo condizioni, soprattutto quando è chiamato a prendere decisioni contro i “forti”.

La materia, come vede Direttore, è incandescente ed Il punto di equilibrio obiettivamente non è facile da raggiungere.

Nel dibattito parlamentare si ipotizza una modifica di questa legge?

Non mi pare che in questa legislatura ci sia il clima politico adatto.

Con il collega On. Enrico Costa, che era primo firmatario della proposta di legge, abbiamo tentato di modificare sensibilmente la responsabilità disciplinare in materia di ingiusta detenzione, ma la maggioranza giallo verde che allora ci governava ha bocciato senza appello il nostro testo.

Credo che sia necessario attendere tempi migliori.

 

Ma, a furia di attendere, verrebbe da dire all’on. Zanettin, che faticherebbe a non convenire, rimarranno scolpite nel marmo della giustizia monodirezionale sentenze, parliamo per profonda conoscenza di quelle contro di noi, come quella addirittura ineseguibile del Got Giglio pro Donazzan, a cui non ci siamo potuti oppure per motivi economici, o del giudice Mantovani pro Zonin,  a cui non ci potevamo non opporre visto che ci ha comminato addirittura una pena detentiva che la Cedu ha sempre sentenziato come illecita condannando lo Stato italiano a pagare i danni ai giornalisti che ne sono stati colpiti.