Zaia ricorda Daverio, Follesa (VcV): “Si vergogni, Pedemontana sconvolge paesaggio veneto”

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Massimo Follesa portavoce Ovest vicentino CoVePa
Massimo Follesa portavoce Ovest vicentino CoVePa

Si è spento oggi a 70 anni il critico (che però non amava questo termine) d’arte Philippe Daverio, madre alsaziana, padre italiano, cittadinanza italiana e francese. In Italia ha frequentato la facoltà di Economia alla Bocconi di Milano negli anni ’60 e fondato la galleria che porta il suo nome nei ’70. Abbiamo pensato di ricordarlo con Massimo Follesa, architetto e insegnante di arte e disegno di Trissino, portavoce del CoVePa, coordinamento Veneto per una Pedemontana alternativa, candidato alle prossime elezioni regionali con la lista civica “Il Veneto che vogliamo”.

Daverio in Veneto ha raccontato la storia con l’arte e la cultura – ci ha spiegato – cioè ha fatto una narrazione su quello che siamo e che eravamo, ma guardando al futuro. Ci ha insegnato cos’è la bellezza, che non è così semplice come potrebbe sembrare, e lo ha fatto con un linguaggio in grado di arrivare a tutti. Ha spiegato l’arte non solo come monumento, ma anche l’arte diffusa negli elementi semplici, che è tipica del paesaggio veneto. Quando parlava del Palladio parlava anche di gestione del territorio. Ha spiegato bene il rapporto dei veneti con la Serenissima, quando parlava di arte e cultura parlava di uomini e di donne. È stato un grande divulgatore, il suo modo di raccontare l’arte e la bellezza riguarda il Veneto, che ultimamente è stato devastato, e lui questo lo ha sempre sottolineato, forse anche per questo piaceva poco”.

Daverio, come Zanzotto, il quale coniò il termine “progresso scorsoio” ammonendo sul pericolo di devastare il paesaggio veneto, e non fu mai molto amico della Lega, nel momento della dipartita viene ricordato positivamente da tutti. Anche dal presidente leghista del Veneto Luca Zaia.

“Era un gigante della cultura che si esprimeva alla portata di tutti, l’esatto contrario di alcuni soloni che amano restare chiusi in un mondo elitario – ha affermato Zaia in un comunicato -. È stato un amico del Veneto e dei Veneti. Non solo come giurato storico del premio Campiello ma anche per come ha dimostrato più volte nelle sue trasmissioni a cominciare dall’intramontabile Passepartout. Grazie alle incursioni di Daverio in terra veneta, il mondo ha sicuramente scoperto e apprezzato qualcosa di più della nostra regione, non solo di quel grande tesoro che è Venezia o delle importanti città d’arte ma anche di angoli conservati dalle nostre campagne come il Barco della Regina Cornaro, le Ville o più semplicemente il patrimonio di memorie lungo il Piave. Di un personaggio di simile levatura culturale e dalla così grande capacità di rendere familiare l’arte non solo fuori ma addirittura lontano dai salotti si sentirà la mancanza”.

Zaia dovrebbe vergognarsi di ricordare Daverio – risponde Follesa – due giorni dopo aver dato la colpa degli allagamenti della Pedemontana ai contadini. Certo, è stata la struttura di progetto a farlo, ma la controlla lui di fatto. I contadini coltivano quelle terre probabilmente da 10 mila anni e sono andati con i loro mezzi a tirare via l’acqua. In quelle zone ci sono delle reti idriche tra le più avanzate. C’è un sistema di fossi e rogge che distribuiscono l’acqua, tramite il bacino scolmatore. Il geologo Altissimo ve lo può spiegare bene. Come si può dare la colpa ai campi circostanti? Sono stati spesi 2 milioni di euro e la Pedemontana ha tagliato la rete idrica. Con il canone di disponibilità quel tratto allagato, già aperto, lo abbiamo praticamente già pagato, 11 chilometri Malo-Breganze, 7 il raccordo A31. A due chilometri c’è il bosco di Novoledo, dove si genera il Bacchiglione. C’è una delle aree di risorgiva più grandi d’Europa, la A31 passa sopra il piano campagna. Nel 2017 avevamo proposto di interrompere la Pedemontana all’incrocio con l’A31, invece è stato fatto 2 Km oltre. E poi hanno fatto la rotatoria 3 metri sotto il piano campagna, per questo ho paragonato la SPV al Mose. È un’opera fatta male, che incide negativamente sul territorio, sul paesaggio e sull’economia del Veneto, e dovremmo anche pagarla?”.

A Cornedo – prosegue Follesa – c’è l’impresa Dalla Grossa,, l’unica con sistemi certificati secondo le direttive europee. Un’eccellenza vicentina che non è stata coinvolta nel progetto di costruzione della Pedemontana, la quale si dimostra essere una tara sia sul paesaggio che sulle aziende. Un’opera che non verrà terminata in tempo, ci vorranno altri 5 anni, altro che settembre 2020. E poi nel 2021 scatteranno le penali, che pagheremo noi. Si dovrà ridiscutere il progetto. Ci sono 4 elementi che non funzionano, bisogna rifare la gara e coinvolgere le imprese venete. Ci vuoe maggiore connessione con il terriorio. E poi com’è possibile che il direttore dei lavori sia interno? Non è giusto che chi deve controllare come si costuisce l’opera sia pagato da chi la costruisce. Ci vorrebbe una gara pubblica. Io non sono contro la Pedemontana, non dico “buttiamo via tutto e saremo i busi”, ma il progetto del 2001 oggi sarebbe già finito e sarebbe anche costato meno. Da Dolo a Mirano le persone non pagano il pedaggio e usano il passante come una tangenziale. E poi non bisognava portare i soldi del CAV in Pedemontana. E ora addirittura il governo lo ha inserito come opera strategica da finanziare con il Recovery Fund. Per essere performante rispetto ai costi la Pedemonana, da Spresiano a Montecchio, dovrebbe fare 852 mila euro al giorno. La A22, Modena-Brennero, ne fa 1 milione. Quindi per Spresiano-Montecchio dovrebbe passare il 200% del traffico esistente. Chi ci crede? Quanto è successo in questi giorni a Verona, Arzignano, Trissino, dimostra che Zaia ha torto. E anche quelli attorno a lui, come l’assessore Marcato, che prendeva in giro chi lotta contro i cambiamenti climatici e negava il riscaldamento globale. Poi nella sua compagine c’è anche gente seria come Berlato, che fu il primo a denunciare il malaffare di Galan. Strano però che accetti quanto sta accadendo con la Pedemontana, perché è la stessa cosa del Mose. La Pedemontana attraversa 5 ferrovie, senza che ci sia uno snodo gomma-ferro, in quota parte per mezzi civili, che sarebbe anche vantaggioso”.

Secondo i sondaggi però Zaia potrebbe vincere le prossime elezioni con una maggioranza bulgara.

Certo, è un bravo comunicatore. Ma i numeri non mi spaventano. I numeri ce li aveva anche Galan, poi abbiamo visto che fine ha fatto – dice Follesa -. E poi è importante anche avere un’opposizione di qualità, le elezioni servono anche a questo. Zaia sottolinea le eccellenze del Veneto, che ci sono, ovviamente, prendendosene il merito, ma con altrettanta energia copre i casi che invece sono inquietanti, come quello del batterio kiler a Verona, quello del senatore Ellero a Vicenza, di Mantisci a Padova. Per non parlare della questione Pfas, con l’Ovest vicentino inquinato, ormai non solo nell’acqua, ma nel cibo. E danni sul corpo umano non approfonditi dalla Regione, che con Mantoan parlava di plasmaferesi, quando invece l’avvelentamento colpisce tutti gli organi. La plasmaferesi pulisce un po’ il sangue, ma poi c’è tutto il resto. Ed è gravissimo che le associazioni non siano state ascoltate su questo tema”.

“La commissione d’inchiesta sui Pfas non serve a niente, parlare di limiti è una distrazione dal vero problema – aggiunge il candidato del Veneto che vogliamo – e qui c’è la responsabilità del Movimento 5 Stelle con Manuel Brusco e con il ministro Costa. Le nostre proposte concrete sono che i dirigenti dell’Arpav siano scelti nelle università e non nella Regione, che tra le matrici di controllo vengano inseriti anche gli effetti sulla salute a lungo termine, che venga fatta la bonifica, che a Verona, tornando al caso del batterio killer, venga aperta una commissione d’inchiesta. Ci sono stati comportamenti non regolari. Da Galan a Tosi la Lega ha sempre comandato la sanità veneta”.

E poi c’è la questione dell’emergenza Covid, la cui gestione viene sbandierata come un merito da Zaia, ma vengono nascosti gli aspetti inquietanti sottolineati da Crisanti, che dopo aver dato un contributo fondamentale viene attaccato. Io sono stato il primo caso di Covid a Trissino, ce l’ho avuto dal 4 marzo al 1 aprile, ho fatto un mese di quarantena lavorando da casa, dal 14 al 18 marzo sono stato nel reparto infettivi a Vicenza. Dopo un tampone negativo a mia moglie, insegnante e a mia figlia di 20 anni, nessuno ci ha più chiamato per fare altri tamponi, né il test sierologico. Nessuno ha controllato il cluster del mio condominio. Ora, a pochi giorni dalla riapertura delle scuole, mia moglie e mia figlia sono positive“.

Il PD ha deciso di sostenere Lorenzoni. Il M5S invece no, anche se governano assieme. In regione fanno opposizione assieme. Perché non unirsi anche in queste elezioni?

Io sono stato vicino sia al PD che al Movimento 5 Stelle, che però qualche stella se l’è persa per strada in questi ultimi anni. Ho criticato molto sia il PD che il M5S proprio per come hanno affrontato i temi della Pedemontana e dei Pfas. Penso che nei prossimi 5 anni dovranno fare opposizione in un’altra maniera, perché finora non l’hanno fatta. La mia candidatura nella lista civica ‘Veneto che vogliamo’ vuole guardare al futuro, a fare un’opposizione seria in Regione, a proporre un’alternativa seria, una politica programmatica, per il Veneto“.

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