Zaia, è giunta…l’ora degli assessori: otto certezze, incognite Forcolin e Donazzan

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di Filippo Tosatto sul Mattino di Padova

Tra un impegno romano legato ai Giochi di Cortina e l’ennesimo briefing sanitario sul versante coronavirus, Luca Zaia stila l’elenco dei nuovi assessori che lo affiancheranno nell’ultimo mandato a Palazzo Balbi. La ripartizione, previo confronto con i coordinatori provinciali della Lega, privilegia l’equilibrio territoriale, il bagaglio di competenze e il consenso raccolto a fronte di un plotone di eletti (34 di rito leghista e 7 alleati di centrodestra su 50 consiglieri) mai così ampio. Respinto ogni tentativo di pressione – «Nessuno provi a tirarmi per la giacchetta, agirò in assoluta autonomia» – il puzzle è già a buon punto e le incognite si restringono ad un paio di caselle. Vediamole.

Doppia rappresentanza al veneziano

La mina vagante si chiama Gianluca Forcolin, assessore al bilancio e vice uscente, investito dal ciclone estivo sul bonus Covid di 600 euro che l’ha indotto alle dimissioni. «Non ho percepito un centesimo, appena avuta notizia della richiesta trasmessa dal mio studio, l’ho bloccata con una mail che esibirò in ogni sede», è la sua versione, ritenuta plausibile dal governatore che ne apprezza le doti amministrative e sarebbe incline a recuperarlo in Giunta. La prospettiva però incontra forti resistenze nel partito del Veneto Orientale che imputa al veterano di Musile di Piave un atteggiamento divisivo e caldeggia la promozione del rivale Francesco Calzavara, già sindaco di Jesolo, apprezzato per l’esperienza in materia urbanistica. Non bastasse, l’allusione di Forcolin al presidente Attilio Fontana inciampato nella fornitura dei camici medici («Lui resta al suo posto e io dovrei essere escluso dalle liste?») ha irritato i salviniani lombardi, costringendo Zaia ad una delicata opera di ricucitura. Conclusione? Se il focoso Gianluca cesserà «definitivamente» di ficcare il naso nelle sezioni, potrebbe tornare al bilancio in compagnia del citato Calzavara, assicurando al Veneziano una duplice rappresentanza.

Padova, Pan verso l’uscita dalla giunta

Chi si avvia invece a dimezzare gli assessorati è Padova dove gli uscenti sono Roberto Marcato e Giuseppe Pan. Scontata la conferma del primo (è uomo del direttorio e recordman delle preferenze in Veneto); assai probabile l’esclusione del cittadellese che dopo cinque anni di mandato ha diminuito i consensi mancando, per la seconda volta, l’elezione: farà comunque ritorno a Palazzo Ferro-Fini grazie alle dimissioni statutarie del popolare “bulldog”. In ballo anche Fabrizio Boron e Luciano Sandonà, forti di risultati personali lusinghieri: per entrambi si profila la presidenza di una commissione di rilievo, circostanza che compenserebbe la litigiosa provincia patavina della perdita di una poltrona. Giochi fatti a Treviso, la capitale dello Zaiastan: Federico Caner ha brillantemente respinto il “fuoco amico” dell’amministrazione Conte e, giunto alla quinta legislatura, cederà sua sponte il passo a Marzio Favero, il “filosofo del Carroccio” già sindaco di Montebelluna e ora destinato a reggere la cultura. Non c’è storia a Belluno con Gianpaolo Bottacin votatissimo ingegnere-tuttofare alla protezione civile, e neppure a Rovigo dove Cristiano Corazzari ha guidato la Lega a percentuali inedite in Polesine. Anche il Veronese pare sistemato: la fidata Elisa De Berti è in corsa per la fatidica vicepresidenza e al Balbi potrebbe farle compagnia il manager Roberto Mantovanelli, raccomandato dal commissario lighista Lorenzo Fontana.

Last but not least Vicenza che schiera i blindatissimi Roberto Ciambetti (presidente dell’assemblea regionale) e Manuela Lanzarin (sanità e sociale): a reclamare un posto al sole c’è anche Nicola Finco, il cui destino però è legato a Fratelli d’Italia; se la destra confermerà l’unica poltrona di spettanza alla bassanese Elena Donazzan, la geopolitica sancirà il ritorno del capogruppo in aula: ad attenderlo, peraltro, c’è il timone di una corazzata.