Covid, Zaia: “82 medici e 450 operatori infettati, protocollo per cure domiciliari”

Trasporti, scuole, chiusure. Il presidente del Veneto: "ho le mani legate"

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Zaia
Conferenza stampa del presidente Zaia del 27 ottobre

“Il 97% dei positivi in isolamento domestico non ha sintomi. I pazienti in area critica crescono di circa 50 unità, rapporto basso di terapie intensive rispetto ai ricoverati”. Lo ha detto oggi 27 ottobre il presidente del Veneto Luca Zaia parlando dell'”infezione veneta” del Coronavirus. “Abbiamo una storia diversa da molte altre regioni e anche rispetto a marzo. Da un punto di vista di sanità pubblica andiamo in terza fascia con più di 150 pazienti in terapia intensiva e 900 in ricovero non critico. La provincia di Belluno è già a questo punto e Treviso ci sta arrivando. In maniera graduale stiamo attivando i Covid hospital. Cerchiamo di non scendere mai sotto le 200 terapie intensive non Covid. Io avrei altro da fare piuttosto che fare bollettini ogni giorno, ma ci preoccupa la cura della salute dei cittadini, Covid e non. Se il Covid si curasse solo da casa, non staremmo qui ogni giorno. In Giappone non danno mai il bollettino e il paziente sta 4 giorni a casa prima di essere eventualmente accettato in Covid hospital”.

Cure da casa

“Abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro per riformulare i protocolli di cura domiciliare per capire quale potrebbe essere il miglior protocollo di cura domiciliare per seguire i pazienti da casa. Sul vaccino non ho notizie – ha aggiunto Zaia -. Oggi siamo a 82 medici infettati e 450 operatori. Per questo facciamo tamponi ogni 7 giorni, anche nelle Rsa”.

Dpcm e proteste

“Sabato sera i governatori tutti insieme avevano proposto unitariamente in una lettera al governo di chiudere alle 23 ed evitare assembramenti nei centri commerciali” ha detto Zaia tornando a commentare il Dpcm. “Io spero che il governo riveda certe azioni, noi non abbiamo potestà giuridica, non possiamo riaprire. Non abbiamo personale a sufficienza per portarlo fuori dai presidi ospedalieri. Non possiamo pensare di mettere 100 pazienti di infettiva a Vadobbiadene. I dati nazionali ci dicono che non c’è rischio sui trasporti, io dico di sì invece. Ma i treni non competono a noi. Ho visto le immagini delle piazze, con una protesta pacata, con persone con mascherine, che non chiedono sussidi ma chiedono di lavorare. Sono persone disarmate rispetto all’idea per cui la loro chiusura porti all’appiattimento della curva. L’unico lockdown che funziona è quello che può fare una dittatura, cioè totale”.

Tamponi rapidi e autodiagnosi in arrivo

“Se i cittadini si faranno il test  dovranno dirlo se sono positvi, inserirlo nel sistema, non potranno ovviamente stare zitti e andare in giro positivi”.

 

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