Volontaria vicentina De Munari uccisa in Perù, vescovo Pizziol: “vicinanza e cordoglio”

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Mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza
Mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza

In questi giorni, dopo la notizia della morte della volontaria vicentina Nadia De Munari, sono intercorsi stretti e continui contatti tra la diocesi di Vicenza e la diocesi di Huari (Perù), in modo particolare nel corso della giornata del 26 aprile, in uno scambio di notizie e solidarietà. I Vescovi di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, e di Huari, mons. Giorgio Barbetta esprimono dolore per la morte di Nadia De Munari, volontaria scledense dell’Operazione Mato Grosso in Perù a Nuevo Chimbote. L’aggressione di cui è stata vittima è avvenuta lo scorso 20 aprile. Le sue condizioni sono apparse da subito gravi, ma è stata sottoposta ad un delicato intervento alla testa con la speranza di poterla salvare.

“La morte di Nadia De Munari – dichiara in una nota mons. Pizziol – avvenuta lo scorso 24 aprile ci lascia sgomenti e ci ricorda quanto sia delicato il lavoro dei tanti missionari nel mondo. Esprimo ancora a nome personale e della diocesi di Vicenza la mia vicinanza alla famiglia, che ho sentito telefonicamente, e continua il ricordo nella preghiera per tutti loro. Esprimo anche il mio cordoglio ai volontari dell’O.M.G. e alla chiesa peruana, che hanno perso una persona stimata e benvoluta da tutti. Invito tutti a intensificare la preghiera in questi giorni difficili, invocando il dono della consolazione dal Signore”.

“Nadia era una presenza limpida, operosa, instancabile tra la gente di Nuovo Chimbote”, la ricorda così mons. Giorgio Barbetta, vescovo di Huari e membro dell’O.M.G., che continua: “La sua morte è arrivata come un fulmine a ciel sereno che ha scosso me e tutti coloro che la conoscevano. Le tante notizie che stanno circolando stanno creando anche un certo disorientamento in tutti noi. Penso che sia importante attendere la conclusione delle indagini della polizia peruviana. Nel frattempo, ciascuno sta cercando di fare la propria parte con onestà e preghiera”.

L’omicidio di Nadia è stato un fatto inaspettato, che lascia nei familiari, nei volontari, negli amici di Nadia un dolore indescrivibile. Per i volontari dell’O.M.G. presenti in Perú, in particolare, si tratta di del dolore e dello sconforto di chi ha perso una sorella, perché figli spirituali di padre Ugo De Censi, fondatore dell’O.M.G., che ha insegnato loro a vivere seriamente il cammino della carità.

L’esperienza missionaria di Nadia De Munari è maturata a Giavenale di Schio (VI), in una famiglia semplice, caratterizzata da valori forti e da una fede genuina. La prima partenza per un’esperienza in Ecuador è stata nel 1990, mentre dal 1995 la volontaria scledense ha vissuto in modo pressoché continuato in diverse missioni del Perù. Da circa 5 anni aveva accettato la richiesta di padre Ugo De Censi, di vivere nella missione di Nuevo Chimbote (aperta 10 anni fa) per essere la coordinatrice dei 6 asili presenti. Recentemente era stata aperta anche una scuola elementare per “educare i bambini all’umanità”, come ha dichiarato Massimo Casa, referente nella diocesi di Vicenza per l’O.M.G. e amico da sempre della De Munari. “Nadia era un’amica onesta, decisa, schietta, mite, attenta agli altri e aveva fatto della missione in Perù una vera e propria scelta di vita”, conclude Casa.

Nuevo Chimbote è conosciuta negli ambienti missionari per essere una terra poverissima, un deserto disperato, senza servizi e segnata da violenze familiari. Nella consapevolezza della situazione generale, i volontari dell’O.M.G. fin dal loro arrivo a Chimbote dieci anni fa hanno continuato ad operare perché si sono fatti voler bene da tutti lavorando in modo trasparente, super partes e per il bene di tutti gli abitanti del luogo, mantenendo uno stile religioso sobrio, in dialogo con le diverse confessioni cristiane presenti e diventando un riferimento per tante persone.
La volontaria vicentina era rientrata in Perù il 19 gennaio 2020, appena prima del lockdown dovuto alla pandemia da covid-19, e con le scuole chiuse, Nadia aveva “reinventato” la sua modalità di missione: oltre a inviare i compiti via WhatsApp, dedicava molto tempo all’ascolto telefonico delle mamme, così da poter continuare la sua particolare dedizione alle donne del luogo.

“Mia sorella voleva aiutare i “suoi” bambini perché potessero avere un futuro dignitoso. Partire dall’educazione, dai bambini e dalle madri era stata l’intuizione di padre Ugo quando ha chiesto di aprire una missione a Nuevo Chimbote”, dichiara Vania De Munari, sorella minore di Nadia.

“Sento un contrasto fortissimo tra il dolore e la confusione”, dichiara ancora mons. Barbetta. “Ci manca padre Ugo, nostro fondatore e guida del movimento. C’è molto dolore tra di noi. Sono tante le persone italiane e peruane, che vengono qui in questi giorni a piangere e a dire com’era bella la vita di Nadia, regalata con forza e decisione. Nadia era venuta a Chimbote su invito del padre Ugo per prendersi a cuore tanti bambini e maestre, che si sarebbero prese cura di questi piccoli per insegnare loro a vivere in un modo buono. Nadia ci credeva proprio. La confusione di un posto come Chimbote contrasta con la limpidezza della vita di Nadia, fermata dalla violenza mentre era in corsa per il bene, per regalare la vita e, anche se forse con le parole faceva fatica a dirlo, concretamente la sua era una vita vissuta per Dio. Guardiamo la vita di Nadia come a quella di una martire, cioè di una testimone della fede”, conclude il Vescovo di Huari.
In questi giorni anche nel vicentino molte sono state e continuano a essere le manifestazioni di cordoglio espresse alla famiglia, agli amici, ai volontari O.M.G., innumerevoli anche le attestazioni di stima che giungono da tutto il mondo. Il bene seminato da Nadia instancabilmente in trent’anni di missione si è trasformato in una stretta collaborazione tra persone diverse per consolare la famiglia in questo momento tragico.

É al lavoro una squadra anticrimine della polizia peruana, che da Lima, capitale del Perú, è arrivata a Chimbote per investigare sull’omicidio di Nadia. Investigatori specializzati che, hanno lavorato senza sosta e continuano a lavorare incessantemente in questi giorni. Ad oggi resta ancora sconosciuto il movente e gli autori di questo gesto così atroce, anche se gli investigatori, nelle poche dichiarazioni che hanno rilasciato si dicono fiduciosi per le prove raccolte, che potrebbero aiutare e spiegare la dinamica del fatto.

Il Ministero degli Esteri Italiano e le competenti istituzioni peruane si stanno inoltre adoperando per il rientro in patria della salma. La data del rientro in Italia del corpo di Nadia non è ancora nota. Ne verrà data notizia quando sarà definita.