Senzatetto, via fittizia di residenza: che cos’è e quanto è diffusa a Vicenza. Il nodo numero chiuso

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via fittizia di residenza foto Linda Scuizzato
via fittizia di residenza foto Linda Scuizzato

La via anagrafica o via fittizia di residenza è un metodo previsto dalla legge italiana che consente di fornire ai senza dimora un indirizzo fittizio come indirizzo di residenza, così da poter accedere ai servizi essenziali alla persona, come ad esempio la sanità pubblica, e dar loro la possibilità di cercare lavoro, il quale, come si sa, per essere in regola ha bisogno che il lavoratore sia residente in qualche luogo. Esempi di indirizzi fittizi sono: “Via dei senza fissa dimora”, “Via senza residenza”, “Via della casa comunale”, “Via del municipio” o ”Via Bakita”.

A Vicenza, tra Provincia e Diocesi, sono circa 70 i Comuni che hanno adottato questa via fittizia. Un buon esempio di attuazione di questa pratica lo si ha nel comune di Fontaniva, in provincia di Padova, ma facente parte della Diocesi di Vicenza. Nella delibera del 18 Giugno 2007 si legge: “L’Amministrazione comunale ha tra i suoi compiti quello di curare l’inserimento sociale delle persone senza fissa dimora presenti nel territorio cittadino; tra le cause di esclusione sociale è da individuarsi la condizione della persona senza fissa dimora che, pur essendo presente abitualmente sul territorio comunale, è priva di un proprio domicilio; tale condizione preclude il godimento del diritto di residenza e nega di conseguenza l’accesso ad altri diritti individuali“.

Nel Comune di Vicenza, invece, da molti anni la via anagrafica (o via fittizia di residenza) ha il numero chiuso a 15 iscritti, il che potrebbe sembrare una contraddizione se pensiamo agli articoli costituzionali e del codice civile. In Italia infatti il diritto alla residenza, ovvero l’essere iscritti alle liste anagrafiche comunali, è un “diritto soggettivo perfetto”, ovvero un diritto che fa riferimento ad un “potere immediato e diretto volto alla sua realizzazione a cui corrispondono relativi obblighi in capo a soggetti determinati e alla collettività”. Avere la possibilità di accedere alla residenza significa far valere, in difesa dei diritti umani, gli articoli 4, 32 e 38 della Costituzione Italiana (rispettivamente Diritto al Lavoro, Diritto alla Salute e Diritto all’Assistenza Sociale), nonché gli articoli 2 e 3 della stessa, che si riferiscono al riconoscimento dei diritti umani inviolabili e alla pari dignità sociale di tutti i cittadini. Il Codice Civile, all’art. 43 definisce domicilio di una persona il “luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi”, mentre residenza il “luogo in cui la persona ha la dimora abituale”. Non disporre di un’abitazione, a fini anagrafici, è irrilevante, in quanto, secondo l’art. 1 DPR 223/1989: “la persona che non ha fissa dimora si considera residente nel Comune ove ha il domicilio, e in mancanza di questo, nel Comune di nascita”. A seguito del “Pacchetto Sicurezza” (L.94/2009), non è più sufficiente la dichiarazione anagrafica; le persone senza dimora devono indicare gli elementi necessari ad accertare l’effettiva sussistenza del domicilio. Ma non essendoci indicazioni univoche, le prassi delle varie amministrazioni locali divergono. La via anagrafica non è presente in tutti i comuni italiani.

via fittizia di residenza
via fittizia di residenza foto Linda Scuizzato

Il Comune di Vicenza dà, tuttavia, la possibilità a chiunque di far domanda di residenza se affiancata dalla decisione di intraprendere un percorso con i Servizi Sociali, Caritas o Serd. Rimane comunque il limite del numero chiuso, non presente in città ben più grandi come Padova e Verona dove l’iscrizione aperta ha permesso una più efficace gestione ed un migliore inserimento dei senza dimora.

Questa pratica è fondamentale per una buona integrazione della persona all’interno della società, e molto spesso è quel trampolino di lancio che permette a chi dorme in strada di cambiare vita trovando un lavoro onesto, e di conseguenza, poter tornare ad avere una casa in cui vivere ed un’assistenza sanitaria su cui fare affidamento.

Mattia Lugarà