Veneto Banca vende Palladio, CorVeneto: ma è scontro sull’aumento in Sparta

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Veneto Banca, la liquidazione mette in vendita le partecipazioni in Palladio Finanziaria. Ma intanto è scontro sull’aumento di capitale da 40 milioni di Sparta Holding, il veicolo di controllo al vertice della catena, su cui hanno votato contro i commissari liquidatori di Veneto Banca. L’avviso per la vendita delle quote nelle società guidate da Giorgio Drago e Dario Meneguzzo è del 17 luglio ed è destinato ad entrare nel vivo proprio nel bel mezzo dell’estate. 

La procedura che i commissari Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e Giuseppe Vidau hanno affidato a Deloitte riguarda i numerosi «spezzoni» di proprietà di cui Veneto Banca era titolare in Palladio. A suo modo un altro passaggio storico nel riassetto della finanza a Nordest, conseguente alla liquidazioni di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. La base d’asta è di 85 milioni di euro e riguarda la vendita congiunta non solo del 9,8% di Palladio Holding-Pfh, in cui Veneto Banca si trova in compagnia di Intesa Sanpaolo (9%), Banco Bpm (8,6%) e Montepaschi (0, 5%), ma anche le azioni e gli strumenti finanziari in Vei capitai, la spa dedicata agli investimenti di private equity nelle aziende, e di Vgh, il parallelo nelle infrastrutture, e infine le quote in Sparta Holding,il veicolo di controllo al vertice della catena, che controlla il 50,45% di Palladio Finanziaria Holding, attraverso il 65% di Pfhi.
Procedura di vendita complicata da quanto previsto dagli statuti in termini di prelazioni e gradimenti e dagli accordi parasociali esistenti in Palladio, Vei e Vgh. E che finiscono per ridurre i rischi per i soci della «galassia» Palladio per la vendita di Veneto Banca di ritrovarsi con compagni di viaggio non graditi. E che rendono razionale pensare che saranno gli stessi altri soci a farsi avanti per rilevare le quote dell’ex popolare. A partire da Sparta Holding, in cui Veneto Banca, con il 9,9%, si trova nella struttura di controllo al fianco del 42% detenuto da Jacopo (33%) e Roberto (9%) Meneguzzo e al 4% dall’altro storico manager, Giorgio Drago.
E proprio in Sparta, in parallelo alla vendita, si è aperto lo scontro sull’aumento di capitale da 40 milioni chiamato dagli altri soci e approvato nell’assemblea del 5 giugno e poi dal cda successivo del 18, che fatalmente s’incrocia con la vendita di Veneto Banca. Una scelta spiegata, secondo quanto esce dai verbali assembleari, «con le esigenze finanziarie delle società partecipate». A partire dalla stessa Pall adio Finanziaria Holding, che ha chiuso il 2016 (il bilancio 2017 non è ancora stato depositato) con 29 milioni di perdite. Ma anche, par di capire, alla stessa esigenza di farsi avanti di fronte alla procedura della liquidazione di Montebelluna, visto che il verbale fa riferimento «alle possibili opportunità di acquisto di partecipazioni di minoranza nel gruppo, anche in vista di una complessiva operazione di riorganizzazione». E che potrebbe di fatto risolvere una parte dei problemi proprio con la diluizione della quota in capo a quel che resta dell’ex popolare. E poi in ballo c’è il debito da 40 milioni, che si punta a ridurre, di Pfhi.
Operazione ovviamente che è un enorme problema per Veneto Banca, che non può seguirla. E che ha chiesto prima il rinvio dell’assemblea dal 3 al 17 maggio e poi ulteriori chiarimenti, con una lettera del 15 maggio, per poter decidere. E infine ha votato contro il 5 giugno. E che pone le due procedure in una corsa incrociata contro il tempo per vedere quale delle due chiuderà prima, annullando gli effetti dell’altra.

di Federico Nicoletti dal Corriere del Veneto