Un “Ponte per Betlemme”, nella chiesa di Tavernelle i 15 anni del muro tra Israele e Palestina

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Muro tra Palestina e Israele

Un “Ponte per Betlemme” – ci scrive Maurizio Morelli – è il nome della giornata internazionale che si celebra ogni 1 marzo, per iniziativa della “Pax Christi”, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e pregare affinché venga abbattuto il muro che divide Israele e Palestina.

Quest’anno, nel quindicesimo anniversario della costruzione del muro-barriera, la celebrazione è avvenuta nella chiesa parrocchiale di Tavernelle di Sovizzo: una serata di riflessione e preghiera condotta, a cura dell’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi, da don Gianantonio Urbani.

Toccanti  le relazioni di quattro giovani dell’Azione Cattolica Vicentina: Francesca Ferrari, Claudio Burato, Anna Bevilacqua e Matteo Finello, che hanno illustrato le proprie testimonianze scaturite dalla loro permanenza in Terra Santa nello scorso mese di dicembre.

Ribadita l’importanza della questione  della “Normalizzazione”,  che costituisce parte importante del dibattito politico nel mondo arabo di oggi, soprattutto in Palestina, sull’atteggiamento da adottare nei confronti dello Stato di Israele.

Come evidenziata dall’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa, infatti, in entrambe le società israeliana e palestinese, la vita dei Palestinesi è lungi dall’essere normale e comportarsi “come se” le cose fossero normali significa ignorare la violazione di diritti umani fondamentali.

Il documento dell’Assemblea, presentato nel corso della serata, ricorda tra l’altro “…Che nessun discorso politico specifico, nessuna posizione di parte o nessuna particolare opzione ideologica è vincolante per la Chiesa. Allo stesso tempo, tuttavia, la Chiesa non può ignorare le ingiustizie fondamentali o le azioni che mettono in pericolo la pace e il benessere della persona umana. Per sua stessa natura, la Chiesa si oppone all’occupazione e alla discriminazione ed è impegnata a promuovere la giustizia, la pace, la dignità e l’uguaglianza di ogni persona umana. La Chiesa non può mai ignorare l’ingiustizia “come se” tutto andasse bene, ma ha l’obbligo di denunciare, di resistere al male e di lavorare instancabilmente per il cambiamento…”