Un altro operaio vicentino morto, la “latitanza” del governo

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Il governo del premier Conte con i due vice Di Maio e Salvini
Premier Conte con i due vice Di Maio e Salvini

Un altro operaio è morto mentre lavorava. E’ successo a Mussolente (Vicenza). Si trova qualche notizia qua e là. Qualche dichiarazione di solidarietà, tristezza. Si dichiara che bisogna pur fare qualcosa. Che manca la cultura della sicurezza. Poi tutto viene archiviato nel “faldone” delle “tragiche fatalità”, in quel buco nero nel quale vengono nascoste le reali cause del perché tutto questo succede.

Di come sia possibile che da inizio anno 140 persone (sì, signori miei, persone e non ingranaggi) siano morte nei luoghi di lavoro. E si tace o non si vuole sapere di chi sia la responsabilità di questi veri e propri omicidi.

Sembra che chi occupa le poltrone del governo e gli scranni parlamentari abbia altro a cui pensare. A come salvarsi da un probabile processo, per esempio. O a come impedire l’approdo nel nostro paese a qualche decina di migranti.

I diritti tolti e negati a chi lavora, i ritmi di lavoro massacranti, la fatica e l’alienazione, l’essere precario a vita sono ormai condizioni normali imposte a tutti. La latitanza di chi dovrebbe lottare per ripristinare la civiltà del lavoro è preoccupante e inammissibile. Ma ormai questo è.

Si pensa ad altro. E così, in nome della competitività e del profitto, diventa normale e accettabile ammalarsi e morire.

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Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.