Agorà, la filosofia in piazza. Teodoro Custodero: «… liberali da Hegel» come il sedicente marxista Diego Fusaro contro Papa Francesco

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Agorà, filosofia in piazza e Oikonomia. Dall'etica alla città
Agorà, filosofia in piazza e Oikonomia. Dall'etica alla città

Di Teodoro Custodero* per Agorà. filosofia in piazza e Oikonomia. Dall’etica alla città

Nel 2013 scrivevo sul blog pugliese «il Bellavista» un articolo dedicato all’allora pontefice Benedetto XVI e alla sua (secondo me) rigidità hegeliana. Oggi a sette anni di distanza mi ritrovo, leggendo un articolo di Diego Fusaro contro l’attuale pontefice Francesco[1], a pensare le stesse cose che allora pensavo di Ratzinger per Fusaro.

Teodoro Custodero, filosofo
Teodoro Custodero, filosofo

Il sedicente marxista nostrano sostiene – partendo dalle riflessioni del giornalista e scrittore teocon Marcello Veneziani – che papa Francesco non disponga della statura teologica di Benedetto XVI e che assecondi “lo spirito del mondo”, oggi ormai votato a derive globaliste. Infine, Francesco toccherebbe il fondo in quanto si rivolge sempre meno alla «Christianitas cattolica e sempre più a protestanti, islamici e atei».

Il filosofo Diego Fusaro

Siccome sono tendenzialmente pigro, propongo ai lettori della rubrica Agorà,  inaugurata qualche giorno fa sulle pagine del Quotidiano Web VicenzaPiu.com, un gioco: vi riporto in calce il mio articolo del 2013, voi provate a sostituire il nome di Benedetto XVI con quello, sia pur meno “evocatorio”, di Fusaro e i riferimenti ai gay con quelli a protestanti, islamici e atei. Poi mi dite se vi siete divertiti e vi risponderò, ok?

Papa Francesco con papa Bedetto XVI
Papa Francesco con papa Bedetto XVI

«Sicuramente nelle prossime ore non si farà altro che altro parlare sul web, giornali e tv della infelice definizione di papa Benedetto XVI delle coppie gay come «offesa contro la verità della dignità della persona umana, ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace», quindi in questo post non serve che io ne parli. Qui interessa, piuttosto, cercare di leggere cosa c’è dietro questa affermazione e altre simili. Benedetto XVI, dicendo quello che ha detto, è convinto di rendere un servizio innanzitutto al Dio dei cristiani cattolici, di cui è vicario sulla terra, ma anche ad altre due “entità” per lui altrettanto importanti: la verità e la persona umana.

È nota la battaglia di papa Ratzinger sin dall’inizio del suo pontificato al relativismo: il relativismo è causa dell’insorgere del nichilismo, la malattia dell’Occidente (il papa, infatti, cita Nietzsche!). Proclamando che «non esistono fatti, ma solo interpretazioni», il nichilismo per il papa è di fatto colpevole, a livello teoretico, della distruzione del concetto di verità e, a livello morale, della perdita dei valori della tradizione giudaico-cristiana, nonché della nascita di un individualismo esasperato. Anche nel Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della pace 2013 (da cui è tratta la definizione che ho prima citato sulle coppie gay) Ratzinger afferma che «precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e dell’assunto di una morale totalmente autonoma, che preclude il riconoscimento dell’imprescindibile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza di ogni uomo». L’altro tema caro al pontefice è la difesa della dignità della persona umana, che si realizza innanzitutto con la difesa della vita dal suo concepimento alla sua naturale fine. Ciò si traduce dal punto di vista morale/politico nel rifiuto dell’aborto e dell’eutanasia e in tutta una serie di questioni bioetiche (uso degli embrioni, fecondazione assistita, testamento biologico) su cui la Chiesa Cattolica negli ultimi anni sta dando indicazioni.

Quella del papa è innanzitutto una battaglia culturale, egli si scaglia cioè contro alcune idee che ritiene pericolose e propone di sostituirle con altre. Ma la sua battaglia è fatta ancora una volta di parole, di concetti astratti e universali: la verità e la persona che il papa vorrebbe difendere sembrano avere poco a che fare con le verità e le persone che incontriamo ogni giorno. La sua lotta in difesa dei principi a volte mette in secondo piano quella in difesa dei titolari dei custodi di questi principi, gli uomini.

Questo atteggiamento era tipico di un filosofo tedesco dell’Ottocento, Hegel. Anche lui preferiva al particolare il generale, all’individuo (fatto di carne e ossa) la specie (generalizzazione astratta) e credeva che si potesse trasformare il mondo cambiando le parole. A mio parere l’errore di Benedetto XVI sta nell’essere troppo hegeliano, quindi prego il Padre Celeste, di cui anche io mi riconosco figlio, che lo liberi da Hegel».

[1] https://www.articoloventunoilgiornale.it/la-missione-di-bergoglio-servire-la-testa-del-cristianesimo-al-globalismo-nichilista/?fbclid=IwAR0bD-sDJsLYBSDLo8-zpvm5YhKr2V_Hk8jOb6AASnedhVWRpN-OlG4ZnXM


  • Teodoro Custodero (Locorotondo 1980) insegna Filosofia e Storia nella provincia di Padova. Laureatosi nel 2006 all’Università di Bari con una tesi sui “Pensieri” di Pascal, relatore il prof. Roberto Finelli, si è poi abilitato all’insegnamento di Storia e Filosofia (A19) e sostegno presso la SSIS di Bari. Cultore e appassionato della materia fa parte dal 2016 della SFI vicentina e dal 2017 del comitato scientifico della Societas Spinozana. Tiene stabilmente seminari filosofici per la formazione dei docenti e ha al suo attivo 2 pubblicazioni: “Pensieri superflui sullo spirito ai tempi di Facebook”(prefazione di R. Finelli, Pietre Vive Editore, Bari 2015) e “Sul corpo. Con Schopenhauer sull’orlo del nulla”, (Diogene Filosofia,  Bologna 2017). I suoi temi di ricerca sono il rapporto mente-corpo nella storia della filosofia, lo studio della filosofia di Spinoza e gli influssi del pensiero di Schopenhauer e Nietzsche sulla psicoanalisi freudiana e junghiana.

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a cura di Michele Lucivero

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