Tegola sul Mose, Commissario liquidatore chiede a imprese di rinunciare ai crediti ma così i lavori si fermeranno

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Mose in funzione
Mose in funzione

Le imprese impiantistiche (clicca qui per “MOSE Comunicazione Urgente su Mancati pagamenti Appaltatori 14.05.2021” e clicca qui per “Missiva Mose 27.05.2021, ndr), che hanno profuso ogni sforzo per permettere negli ultimi anni di raggiungere importanti risultati e che hanno reso possibile, durante l’inverno scorso, il sollevamento delle paratoie delle bocche di porto, di fatto salvando Venezia dall’acqua alta, annunciano in un comunicato, “con profonda contrarietà e rammarico” di aver ricevuto “la proposta di rinunciare ai loro crediti, derivanti da lavori regolarmente eseguiti e certificati e da fatture regolarmente emesse. Questo è infatti l’epilogo che è stato ufficialmente prospettato in questi giorni dal Commissario Liquidatore di COMAR e del Consorzio Venezia Nuova, durante la riunione alla quale hanno partecipato le principali imprese impiantistiche coinvolte nei contratti con COMAR, Società Consortile a Responsabilità Limitata, con sede in Venezia, consorziata del Consorzio Venezia Nuova”.

“Comar, in qualità di Committente, come previsto dalla procedura aperta dei bandi di gara, ha sottoscritto i contratti di appalto di fornitura delle opere meccaniche ed elettromeccaniche, nell’ambito dei lavori svolti alle bocche di porto per la realizzazione del MOSE. COMAR è il braccio operativo del CVN per le opere elettromeccaniche e il CVN – è opportuno ricordare – è affidatario della Convenzione n. 7191/1991 (e dei successivi atti attuativi e aggiuntivi) ed è il concessionario per conto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – ex Magistrato alle Acque di Venezia, ora Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche del Triveneto- per la realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna veneta di competenza dello Stato italiano, in attuazione della legge 798/84”.

“I crediti che hanno maturato le principali imprese impiantistiche (le quali non sono imprese Consorziate del CVN/COMAR, ma operano essendo aggiudicatarie di appalti e a valle di regolari rapporto contrattuali), quali SIRAM, in ATI con Pederzani Impianti, SIRTI, ABB in ATI con Imprese Del Fiume e COMES, Del Bo, e Mati Sud, ammontano ad oltre 26 milioni di euroe sono tutti crediti derivanti dai lavori eseguiti, tra l’altro, in fase di piena pandemia, quando le stesse imprese sono state “sollecitate” con urgenti comunicazioni da COMAR e dal Commissario Straordinario, architetto Spitz, a profondere ogni sforzo ulteriore, dal momento che il MOSE rientra – citando una delle stesse comunicazioni ricevute – “nelle opere pubbliche di portata nazionale e non è possibile procedere ad un fermo dei lavori, ovvero a soluzioni alternative che di fatto ne rallenterebbero l’esecuzione”.

“Anche in seguito alle richieste pervenute, le imprese hanno quindi garantito ogni regolare impegno, anche in piena pandemia, con una organizzazione specifica che ha tenuto conto di ogni dettaglio, con un incremento dei costi molto rilevante, con evidenti rischi per i lavoratori, raggiungendo in pieno l’obiettivo che era stato richiesto dagli organi istituzionali. Durante l’anno 2020 e 2021, nonostante i contratti prevedano l’emissione di stati di avanzamento di lavori trimestrali, sono stati emessi – da COMAR per le imprese e da CVN verso il Provveditorato – stati di avanzamento dei lavori mensili e ciò, evidentemente, per creare un maggior flusso di cassa dal Provveditorato verso CVN e verso COMAR”.

“Una maggiore produzione e SAL più frequenti hanno permesso a CVN/COMAR di incassare ingenti somme dal Provveditorato, ma queste somme non sono state mai corrisposte alle imprese come previsto contrattualmente. Si evince un utilizzo non corretto da parte di CVN/COMAR delle disponibilità economiche derivanti dagli incassi procurati dagli stati di avanzamento dei lavori delle imprese appaltatrici, utilizzati viceversa per altre partite.

“CVN e COMAR, consci della situazione, hanno spinto le imprese alla massima produzione senza poi onorare i pagamenti dovuti e portandole di fatto al rischio del tracollo finanziario e conseguentemente al fallimento. Le imprese impiantistiche hanno inviato due missive congiunte (una in data 14 maggio 2021 e una in data 27 maggio 2021) a tutti gli organi istituzionali, quali il Ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato Interregionale delle OOPP, il Commissario Straordinario per il MOSE, architetto Spitz, il Commissario Liquidatore, Dottor Miani, la Regione Veneto, il Sindaco di Venezia, il Prefetto, nelle quali hanno evidenziato la situazione e sollecitato una soluzione urgente e tempestiva”.

“È incomprensibile – conclude il comunicato – che, dopo gli annunci anche politici che nell’ultimo periodo hanno confermato come i fondi per completare il Mose siano disponibili, non si voglia onorare i crediti delle imprese che stanno lavorando e che dovrebbero portare a termine l’opera. In questo modo non solo non sarà possibile terminare l’opera, ma sarà in discussione la credibilità e la coerenza delle istituzioni coinvolte nella sua realizzazione”.