Strage di Bologna, non ci si può arrendere ai rigurgiti fascisti e alla marea xenofoba e razzista

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Il 2 agosto del 1980 una bomba scoppiava alla stazione di Bologna. Ottantacinque morti. Il 2 agosto 2018 è necessario ricordare quella strage fascista. E ogni giorno è giusto ricordare la grande mobilitazione popolare di quei giorni di 38 anni fa. Una compattezza e una forza che riuscirono, allora e nonostante tutto, a sconfiggere lo sgomento, la disperazione e i sentimenti di resa che le menti e gli autori di quella strage volevano imporre al popolo italiano.

 


Mi viene in mente una poesia di Roberto Roversi dal titolo “Mai più! Mai più! Mai più!”:

I treni partivano

i treni arrivavano

?al mare? dicevano i treni

?alla montagna? dicevano i treni.

I treni ridevano

cantavano

erano felici i treni.

(Mai più! Mai più! Mai più!)

Il cielo era con nuvole azzurre

all?improvviso

il cielo è diventato nero

il cielo è diventato fuoco

il treno non è più partito

il treno non è più arrivato

il treno si è fermato (è in ginocchio per terra).

(Mai più! Mai più! Mai più!)

A un tratto il cielo

il cielo è diventato di fuoco

i bambini piangevano

le mamme gridavano

stesi per terra in silenzio

uomini donne bambine

mentre il sangue cadeva dal cielo.

(Mai più! Mai più! Mai più!)

Le nubi non erano più bianche

erano rosse di sangue

erano nere di fumo.

Poi il tempo è passato

i morti sono ancora con noi

con noi in partenza col treno

al mare in montagna.

(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascolto

ascolto

ascolto

Quello che vola lassù:

ci porta in vacanza

al mare o in montagna

fra le nuvole bianche

(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascoltate guardate

guardate la grande nave

passare

le onde

le onde calde del mare

nuotare

andiamo al mare.

(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascoltate

ascoltate

guardate

il treno

che arriva a Bologna

noi nella stazione aspettare

allegri per correre al mare.

(Mai più! Mai più! Mai più!)

Penso che sia una maniera per mantenere viva la memoria di quel giorno di 38 anni fa. Nonostante il degrado morale e politico nel quale sta sprofondando da tempo il nostro paese, nonostante i rigurgiti fascisti e la montante marea xenofoba e razzista, non ci si può arrendere.

È necessario ostinarsi a ricordare con rabbia.

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Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.