Parte in sordina processo per crac Veneto Banca: Consoli imputato unico. In pochissimi i presenti, socio Zaia si costituirà parte civile?

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Si é aperto in sordina il processo per il crac di Veneto Banca (cfr. “Processo Veneto Banca: il Gup di Treviso “boccia” il difensore di Consoli e dice no al rinvio chiesto perché Costabile è in quarantena Covid“) ma nessun comitato dei truffati, nessun politico era presente in zona.

Gli avvocati delle parti civili si sono messi in fila ordinatamente tra le 8.30 e le 10, orario di apertura della fase preliminare che vede un unico imputato: l’ex amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, da poco tornato in possesso, per ora solo nominalmente, dei beni che gli erano stati sequestrati nel 2016 nel corso dell’indagine sul crac dell’istituto.

Oltre alla villa ottocentesca di Vicenza erano stati posti sotto sequestro anche quadri, conti e titoli per un valore complessivo di circa tre milioni di euro a fronte dei 45 “fissati” dal sequestro, che, però, si è fermato a lui senza colpire gli altri destinatari del provvedimento cautelativo.

Ben poca cosa, comunque, per risarcire, in caso di condanna, i risparmiatori, che,  azzerati dalla banca per importi complessivi ben più rilevanti, ora sono sotto il tiro dei… legali dopo essere stato bastonati dal “sistema”: se pure Consoli fosse condannato quei suoi tre milioni, nel caso fossero tutti distribuiti a chi si costituirà parte civile, significherebbero qualche decina di euro per ognuno, molto meno di quanto stanno pagando solo per l’atto formale della costituzione.

Nel cortile vuoto, nell’area riservata alla costituzioni di parte civile e tra i colleghi presenti partiva un toto scommesse: si costituirà parte civile la Regione Veneto, che non com fece per BPVi?; si costituirà personalmente Luza Zaia, socio dell’ìIstituto di Montebelluna per, si dice, circa 10.000 euro?; quando la bandiera del Veneto tornerà a garrire sul tribunale accanto a quelle italiane ed europea?

L’avvocato di Consoli era assente causa Covid mentre erano presenti solo alcuni, annoiati, cronisti e fotografi, lasciati fuori dal tribunale: a differenza di quanto avviene in molti palazzi di Giustizia italiani i giornalisti a Treviso non entrano, complice il Covid, come in passato a Vicenza per il processo cugino della BPVi.