Serie A in tre anni per il Lr Vicenza? Ma se non hai lo stadio…

E negli ultimi sei anni la manutenzione straordinaria è costata alla comunità ben due milioni di euro

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Campo sportivo del Littorio, oggi stadio Menti
Campo sportivo del Littorio, oggi stadio Menti

Fai presto a dire: andiamo in serie A. Magari in tre anni. Ma se lo stadio non ce l’hai, o se quello che hai non è adeguato, sei costretto a emigrare sui campi delle squadre del vicinato. Che poi mica ci tengono tanto a condividere con te il tempio delle proprie gesta sportive. Vedi quello che è successo al Pordenone, che, da quando è stato promosso in Serie B, e cioè da due campionati, è stato costretto a giocare le partite interne prima al Friuli di Udine, poi al Nereo Rocco di Trieste e quest’anno si è sistemato nel Guido Teghil di Lignano Sabbiadoro, capienza ben 5.000 posti. E quindi in deroga, perché la capienza minima richiesta per la B è di 500 posti in più.

In Serie A, invece, il numero di posti oggi necessario è 16.000, tutti “dotati di sedute individuali” (come del resto anche in Serie B).
E la capienza è solo uno dei numerosi requisiti di cui dev’essere dotato lo stadio di una società della massima serie, elencati nelle dieci pagine dell’Allegato A (“Criteri infrastrutturali”) in cui la Lega Professionisti precisa alle sue associate il corredo che devono avere per essere ammesse.
Lo Stadio Romeo Menti di Vicenza, classe 1935, ha 85 anni per di più portati abbastanza male. Avrebbe 17.163 posti, di cui solo 13.173 omologati. Insufficienti per la Serie A. Questa capienza poi sarà sicuramente ridotta con la dotazione di seggiolini dei settori che ne sono privi: curve e semicurve, che valgono complessivamente 6.337 posti e cioè poco meno della metà della capienza omologata. Covid e deroghe a parte, il Menti non è uno stadio di Serie A e sarebbe impossibile ricavare nella sua struttura attuale i posti che mancano.
Aggiungi anche che lo stadio è un colabrodo: metti a posto una cosa e, subito dopo, ne devi sistemare un’altra. Ogni volta a suon di centinaia di migliaia di euro. Gran parte dei quali a carico del Comune, proprietario dell’impianto, e quindi dei cittadini. Anche di quelli che, del calcio e del Vicenza Calcio, non gliene importa niente.
La locazione dello Stadio Menti è regolata da una convenzione fra società e Comune, che non prevede canoni a carico del club di Renzo Rosso. Stadio gratis, quindi, salvo l’accollo per il LR Vicenza Virtus di manutenzioni straordinarie per un controvalore di 120.000 euro in tre anni. Le ulteriori opere sono tutte a carico del Comune che, bontà sua, nulla pretende a fronte dei ricavi societari dalla pubblicità “intra moenia”, cioè da cartellonistica e fonica. Una convenzione di indubbio favore per la società di via Schio, identica a quella che regolava la concessione al fallito Vicenza Calcio e da interpretare come un sostegno, all’epoca, dell’ente pubblico in considerazione dello stato di crisi della società di Franchetto e Pastorelli.

Fallita questa, la convenzione è stata rinnovata tout court per tre anni ai nuovi arrivati, anche se le condizioni di favore risultavano immotivate e incomprensibili nei confronti del nuovo inquilino. Sarebbe interessante anche conoscere le modalità della sublocazione del Menti all’Arzichiampo nella scorsa stagione: certo non lo ha subaffittato il LR Vicenza perché la convenzione lo vieta e quindi lo ha concesso il Comune al club di Lino Chilese? Gratis o a pagamento? Mistero.
La manutenzione straordinaria del Menti è costata alla comunità negli ultimi sei anni ben due milioni di euro. Dopo la promozione in B il Comune ha dovuto spendere 150.000 euro per adeguare l’impianto di illuminazione più altri 46.000 per gli impianti elettrici. Entro il gennaio 2021 Rucco dovrà tirarne fuori altri 250.000 per i seggiolini delle due curve. E quest’estate la società ha lodevolmente speso 300.000 euro per rifare il prato, ma forse una parte dell’investimento sarà defalcato in compensazione con i 120.000 euro di opere straordinarie a carico della società previsti dalla convenzione.
E tutte queste spese non sono che palliativi per cercare di tenere in piedi uno stadio che andrebbe abbattuto e rifatto completamente. Non solo per la sua vetustà e per i suoi limiti strutturali ma anche per la sua contestualizzazione ai limiti del centro storico, in un’area alluvionale, attorniato da una viabilità che lo soffoca, a forte rischio per l’ordine pubblico in partite ad alta affluenza.
Sono anni o meglio decenni che si parla di un nuovo stadio. Con tempistiche tipicamente vicentine, e cioè bibliche, sono stati presentati progetti di tutti i tipi: dallo stadione a Vicenza Est ai cento rifacimenti nel sito attuale, frutto di studi ingegneristici in cerca di pubblicità o di società di engineering qualificate. Perfino Pastorelli e Polato ne aveva-no presentato uno poco prima di fallire. Variati rispose, variatianamente, “vedremo”.
Anche Renzo Rosso, all’epoca del suo avvento, ha parlato di stadio nuovo. Costi a carico del LR Vicenza previa concessione di mezzo secolo da parte del Comune (chissà se esisterà ancora il calcio fra cinquant’anni…).

Però, da allora, sul progetto nulla più si è saputo. Rinviato sine die. Ma, se vuoi andare in Serie A, lo stadio nuovo ci vuole. Anche perché garantirebbe maggiori entrate e non solo da biglietti e abbonamenti. Si calcola che uno stadio moderno, con un adeguato sfruttamento dell’indotto, possa far aumentare del 25% i ricavi di un club professionistico. Forse Vicenza è una città troppo piccola e tradizionalista per far lavorare lo stadio per un numero di giorni (superiore ai 25-30 attuali) in grado di assicurare ricavi di questa portata. Ma Vicenza almeno dovrebbe avere un impianto sicuro, comodo, coperto per intero. I soldi per farlo il Comune non li ha ed è impensabile che sia il pubblico a accollarselo. Non resta che ricorrere al solito project financing con un privato, che dovrebbe essere la società (anche se non necessariamente, ma sarebbe più difficile trovare un partner esterno).

Se Renzo Rosso ha progettato il salto in A in cinque anni, due dei quali sono già trascorsi, deve cominciare a muoversi sul progetto Menti 2 perché forse nemmeno bastano i tre rimanenti per costruirlo e arrivare in tempo alla sognata promozione con le carte in regola. Il 30 giugno 2021 scadrà la convenzione: brutto segno, se sarà rinnovata.


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Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.