Scuola, licenziati 3 mila insegnanti. Donazzan: “Stato burocrate e insensato, serve autonomia”

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Elena Donazzana a scuola
Elena Donazzana a scuola

«E’ una vicenda assurda, che seguo da anni e che purtroppo ha avuto l’epilogo peggiore: a giugno 3 mila insegnanti diplomati magistrali in veneto sono stati licenziati. Colpa di uno Stato, burocrate e inaffidabile, che ha cambiato le regole di ingaggio sulla pelle dei docenti e degli alunni, ignorando continuità didattica e l’esperienza di chi insegna da dieci o più anni». Così l’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan si esprime in un comunicato dopo aver incontrato oggi una delegazione dell’Anief veneta, sindacato degli insegnanti e dei formatori che  supporta da anni la denuncia dei diplomati magistrali. Donazzan torna a prendere posizione in favore delle maestre e dei maestri della scuola primaria a cui  per oltre 45 anni è stato consentito di insegnare in virtù del valore abilitante all’insegnamento della scuola magistrale (istituita con regio decreto del 1923) e che una sentenza del Consiglio di Stato a fine 2017 ha escluso dal doppio canale di reclutamento e dalle graduatorie ad esaurimento.

«La vicenda dei diplomati magistrali appare ad oggi drammaticamente grave per le insegnanti licenziate e assolutamente imbarazzante per i governi che si sono succeduti – ribadisce l’assessore regionale -. E’ stata ignorata l’esistenza degli insegnanti diplomati magistrali in forze da anni nelle nostre scuole primarie, senza risolvere la paradossale situazione di essere incardinati nel sistema scolastico, e quindi riconosciuti evidentemente capaci di insegnare, ma licenziati dallo Stato perché nel passaggio dal vecchio al nuovo regime di reclutamento si è perso il valore abilitante del diploma magistrale».

«La Regione del Veneto purtroppo non ha poteri normativi in questo campo – conclude l’assessore – ma è anche in forza di vicende assurde come questa che rivendica l’autonomia organizzativa nell’ambito dell’Istruzione: un’autonomia capace di rispondere alle reali esigenze del proprio territorio,  e di porre rimedio ad una storica carenza di programmazione che vede ogni anno migliaia di cattedre affidate a supplenti, a scapito del diritto degli alunni alla continuità didattica. I dirigenti scolastici non riescono a coprire le cattedre in modo stabile prima di novembre, perché le norme farraginose del ministero hanno finito per istituzionalizzare graduatorie confuse e precariato a vita, e intanto si lasciano a casa 3 mila ‘storici’ insegnanti della scuola primaria».