Roby Baggio: l?uomo amato da tutti

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Ha vestito maglie rivali, facendosi voler bene ovunque. Ci sono calciatori che restano una vita nella stessa squadra non riuscendo mai a farsi davvero amare ed apprezzare, a non raggiungere quell’unanimità di consensi che si auspica dovrebbe esserci quando si sposa un progetto così a lungo, soprattutto di questi tempi. Poi ci sono quelli che vestono tutte le maglie più dense di rivalità nel Belpaese, ma proprio tutte e magicamente riescono nel miracolo: farsi voler bene da tutti, nel più profondo dei suoi significati. In questo, ci è riuscito solo uno nella storia, Roberto Baggio.
Non è per il pallone d’oro vinto, per quel codino e il 10 sulla schiena che per vent’anni ha rappresentato un’immagine simbolo del calcio italiano nel mondo, non è per il ricordo di quei primi due Mondiali disputati con la maglia azzurra da assoluto protagonista, sfiorando in ambo i casi il capolavoro. Roberto Baggio lo hanno amato e lo amano tutti perché è una persona buona, vera, pulita come quasi più ce ne sono in questo mondo ricco e infame. Ha saputo mantenere umanità, dove valori più ce ne sono, è stato capace di passare dal Milan alla Juventus all’Inter mettendo d’accordo tifosi che insieme non andrebbero nemmeno in guerra per la propria Patria.
Ha saputo mantenere integro il cuore spezzato dei fiorentini che lo videro passare in bianconero, con dei semplici ma profondi gesti, nonostante una rivalità storica che sfocia quasi nell’odio. Come quel rigore non battuto nell’immediato scontro diretto dopo il passaggio alla Juventus, uscendo dal campo fra il tripudio del Franchi che gli gettò di tutto in segno di amore e lui quel sentimento lo raccolse, mettendosi al collo la sciarpa viola con ancora indosso la maglia della Vecchia Signora. Chi oggi lo farebbe? È stato Baggio fino alla fine, coerente con sé stesso, profondo e introverso, volendo semplicemente giocare a calcio.
Ma chi poteva mai portare il Brescia in Europa, a sfidare il Psg? Lui, se non chi altro. È bastato un anno, ma è sembrata una vita, quando il Divin Codino lasciò un’impronta tutt’oggi indelebile a Bologna: è bastata una sera a San Siro, con la maglia nerazzurra, per segnare due volte e battere il Real Madrid. Quanto bello sarebbe stato vederlo giocare con Vieri e Ronaldo, un tridente che la sorte ci ha voluto negare, che Moratti rese possibile quando nemmeno alla Playstation bastavano i soldi per comprarli.
Forse esiste un calciatore italiano più forte di lui nella storia, forse: di certo, non esiste uno più amato di lui. Da chiunque, qualsivoglia tifoseria, qualsiasi credo: Baggio ha lasciato l’amore negli occhi e nella memoria dei tifosi, per il calcio e per le belle giocate. Per il ricordo di quel miracoloso recupero dalla rottura del ginocchio, che non bastarono a fargli giocare il quarto Mondiale, ma sufficiente a scolpirlo ancor più nella leggenda.
Con un po’ di tristezza, consapevoli che un altro come lui, non ci sarà. Grazie Roby.