Fondi dormienti su di 100 milioni, ma “dormono” Di Maio, Salvini e “decreto attuativo” che raddoppia

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Miatello salva la riunione con Giuseppe Conte per gli indennizzi promessi con Di Maio e Salvini
riunione con Giuseppe Conte per gli indennizzi promessi con Di Maio e Salvini

«I risparmiatori truffati dalle banche venete sono sempre più furibondi contro l’attuale Governo inetto ed incapace di mantenere le promesse fatte alla Di Maio nella pregressa campagna elettorale “qualsiasi rimborso sotto il 100% è un’elemosina”»: è così che inizia un commento di Enzo De Biasi, ex dirigente pubblico di lungo corso e appassionato delle modalità di funzionamento delle Pubbliche Istituzioni con competenze che mette a disposizione di Codacons e di alcuni media tra cui il nostro.

«La rabbia ed il rancore dei risparmiatori verso i nuovi governanti stanno montando – continua De Biasi – per la totale inadeguatezza di risarcire financo il 30% che, secondo l’accoppiata dei due vicepremier di 5 stelle e Lega venuti a Vicenza il 9 febbraio, doveva essere sancito entro il 16 dello stesso mese»

Eppure nel frattempo il “tesoro” dei fondi dormienti a cui accede, come da impostazioni della contestata legge 205 (commi 1106 – 1109), la legge 145 del 30 dicembre 2018 (commi 493- 507), è salito a circa un miliardo seicento sessanta tre milioni di euro al 31 dicembre 2018 (vedi tabella del Mef qui sotto distribuita ai gruppi parlamentari in data 13 marzo 2019 a Roma) senza che si veda la luce per l’attuazione del Fondo Indennizzo dei Risparmiatori (FIR) di cui alla l. 145.

Infatti al miliardo e cinquecento settantaquattro milioni di euro disponibili al 31 dicembre 2017 si sono aggiunti circa 128 milioni di nuovi conti dormienti definitivamente acquisiti al Mef meno poco più di 39 elargiti dalla Consap per reati finanziari e costi di gestione collegati.

Tesoro al 31 dicembre 2018, conti dormienti alla quarta riga
Tesoro al 31 dicembre 2018, conti dormienti alla quarta riga

Eppure tutto è fermo e tutto tace a parte i più che prevedibili anatemi contro l’Europa e Giovanni Tria che certe regole deve rispettarle o trovare il modo di gestirle in accordo con gli organi competenti, ministeriali e europei, per evitare anche responsabilità miliardarie con la Corte dei Conti, in caso di firme apposte su provvedimenti legalmente contestabili.

Ma è più facile, evidentemente, per i due vice premier e i loro guardaspalle scaricare le responsabilità piuttosto che affrontarle per risolvere i problemi che la legge 205, sia pur da migliorare e incrementare, non avrebbe avuto se proprio un anno fa, entro il 30 marzo 2018 fissato dalle 205, fosse stato emanato dal governo Gentiloni il decreto attuativo che era pronto e bollinato ma che ha affidato ai posteri pressato come era tra il “sistema” che non lo voleva e i nuovi governanti che promisero che in pochi giorni avrebbero fatto molto, ma molto di più…

Per cui ancora oggi attendiamo che venga emanato un altro decreto attuativo, quello della legge 145, che doveva essere cosa fatta entro il 31 gennaio 2019 e poi è stato spostato di continuo e gabellato, da tempo, non come l’unico decreto da emanare ma come uno dei due.

Falso o da incompetenti come ci conferma Enzo De Biasi.

«I decreti sono due, ma uno da assumere, quello sostanziale, entro il 31 gennaio 2019, l’altro dopo il primo per stipendiare i valutatori. Da sempre, chi vuole fare confusione mette assieme i due e cita genericamente “i decreti attuativi” non dicendo che il primo deve (doveva) essere assunto entro il 31 gennaio 2019. In realtà chi dice “decreti attuativi” da credito alla vulgata governativa che avendo dato una prima “bozza di decreto” del tutto incompleto, ha continuato a pensare che poi viene un “secondo decreto” che completa il primo, facendo finta di no sapere o di non voler sapere che il primo decreto da assumere entro il 31 gennaio 2019 deve (doveva) già essere completo in tutte le sue componenti: regole, soldi, commissari» (in fondo*, per trasparenza, il testo ufficiale della norma, ndr.

Per tutti questi motivi di inadempienza le associazioni iscritte e riconosciute a livello nazionale/regionale aggregate nella Cabina di Regia coordinata dal Prof. Avv.to Rodolfo Bettiol, hanno diffidato il Ministro del Tesoro Giovanni Tria a “fare” ciò che la legge di bilancio prevedeva di “dover fare” entro il 31 gennaio scorso. Infatti, compete proprio al Prof. Giovanni Tria adottare il decreto ministeriale completo di: regole d’accesso al Fondo Indennizzi, commissione di valutazione delle domande, risorse economiche disponibili, cosi che gli azzerati possano sperare di ottenere – forse entro la fine dell’anno corrente –  la prima tranche del danno patito.

«Le rappresentanze più moderate dei cittadini beffati e dalle banche e (finora) anche dal Governo in carica (ad esempio Adusbef, Ezzelino III da Onara, Consumatori Attivi, Movimenti di Difesa del Cittadino, Casa del Consumatore, Codacons Veneto…, ndr) – aggiunge De Biasi –, sanno bene che la norma attuale è frutto di un cambio in corsa avvenuto nell’ultimo tornante della vigente legge di bilancio, cui sono seguite le osservazioni critiche dell’Unione Europea, dato che il Governo ha recepito i suggerimenti dell’Avv.to “Andrea Arman e di Luigi Ugone rappresentanti di 2 associazioni e di una minima parte dei risparmiatori” strettamente relazionati con il Vice Premier pentastellato. Ora che la frittata è stata fatta dai Giallo-Verdi, l’ulteriore danno e ritardo nei pagamenti non può essere a carico di chi a marzo dello scorso anno li ha, in gran parte, votati».

«Non minore è la rabbia verso il Presidente del Consiglio dei Ministri, avv.to del popolo, prof. Giuseppe Conte che avendo ricevuto in data 24 maggio 2018 una delegazione di “risparmiatori espropriati”, così erano stati definiti nel contratto di Governo del Cambiamento firmato da Lega e 5 Stelle, assicurava loro che la questione sarebbe stata trattata come “uno dei primi atti di governo”».

Ma, al di là dei codicilli di leggi inapplicate, i risultati ovvero soldi in tasca agli ingannati e defraudati dalle banche venete, nessuno li ha ottenuti perché sono lì a dormire tra le dispute e gli scarica barile del governo giallo verde.

Soltanto “560 risparmiatori truffati su di una potenziale platea di 210.000 cittadini-azzerati” hanno portato a casa, grazie all’attuazione della l. 205 con modifiche operative apportate nel Milleproroghe senza obiezioni della UE, l’anticipo del 30%.

E tutti gli altri?

Eppure, come abbiamo scritto, nel frattempo, le casse dello stato alla voce “conti dormienti “a fine 2018 hanno registrato un tesoretto di quasi 1 miliardo e 700 milioni, ma si sa chi comanda oggi come chi comandava ieri, o l’altro ieri li tiene ben chiusi nella cassaforte statale, al di là di ciò che narra al popolo.

 

*Art. 1 comma 501 legge nr. 145/2018

Il FIR opera entro i limiti della dotazione finanziaria e fino a concorrenza delle risorse. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le modalità di presentazione della domanda di indennizzo nonché il piano di riparto semestrale delle risorse disponibili. Con il medesimo decreto è istituita una commissione tecnica per l’esame e l’ammissione delle domande all’indennizzo del FIR, composta da nove membri in possesso di idonei requisiti di competenza, onorabilità e probità. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze è determinato il compenso da attribuire ai componenti della commissione tecnica. Ai relativi oneri, pari a 1,2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, si provvede mediante la dotazione del FIR.