Riapertura asili, Donne Usb: “non contrapponiamo le esigenze di madri a quelle delle insegnanti ed educatrici”

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asilo nido

Fase due e mezzo del  COVID 19 – è scritto in un comunicato delle Donne enti locali USB Vicenza – con la riapertura di quasi tutte le attività produttive emerge in tutta la sua importanza e vastità la situazione dei figli in età prescolare scolare costretti a casa con madri e padri al lavoro  o con le prime  a casa magari  nel doppio ruolo di  madri e lavoratrici in smart working

Da parte di istituzioni e media  fioccano le piu’ svariate proposte . C’è chi tuona e decide per  aprire nidi e scuole private per  i centri estivi,  chi continua ad invocare dei bonus. In questa fase di restringimento delle libertà individuali e di chiusura di numerosi settori a causa del Coronavirus , il settore dei servizi, scandalosamente sottopagato e precario,  si è rivelato indispensabile.

Questo settore in Italia  è occupato per due terzi da donne: educatrici d’infanzia, infermiere, operatrici socio sanitarie e assistenziali, commesse, addette alle pulizie. Molte di queste donne, durante l’emergenza, hanno messo a rischio la propria salute, la propria vita e quelle dei propri familiari, in luoghi di lavoro in cui troppo spesso non è garantita la sicurezza.

Anche il lavoro agile per le donne è spesso un boomerang, soprattutto per quante vivono in case piccole e devono attrezzarsi, magari con il proprio computer, condiviso con i figli,  per rispondere a una email di lavoro, mentre cambiano un pannolino al più piccolo, fanno una lezione mentre preparano il pranzo, aiutano i figli a ripetere le tabelline o accudiscono un genitore anziano.

Tantissime  le donne che hanno dovuto smettere di lavorare e sono a rischio miseria, o perché rimaste completamente senza reddito, se lavoravano con contratti precari o in nero, oppure perché gli ammortizzatori sociali coprono solo l’80% dei salari, che già di norma sono salari da fame.

Per alcune, poi, l’obbligo di restare a casa, magari in stretto contatto con un padre, un fratello ,un marito, un partner violento, si è trasformato in una tragedia. L’isolamento sta inasprendo situazioni di violenza, aggravate dallo stress, dalla frustrazione, dalle difficoltà economiche, come testimoniano le cronache degli ultimi giorni e come hanno denunciato i vari Centri antiviolenza.

Ora  che si è ripreso a lavorare, sono rientrati al lavoro milioni di lavoratori, per la maggior parte  uomini, è prevedibile che le misure di protezione non siano tutte adeguate : il Protocollo sicurezza firmato da Cgil, Cisl e Uil  lascia in realtà un vuoto di sicurezza per i lavoratori, e le aziende avranno massima discrezionalità.

E’ possibile prevedere  una nuova esplosione dell’epidemia, avrà  ulteriori conseguenze drammatiche sulle vite delle donne.

Quindi l’emergenza coronavirus è una nuova occasione per respingere le donne nelle mura domestiche, abbandonare il lavoro e diventare sempre più dipendenti economicamente dagli uomini.

La pandemia sta facendo emergere le profonde disuguaglianze di cui si nutre il sistema capitalistico e patriarcale .

Usb pensa che per migliorare la qualità della nostra esistenza, invece di invocare la chiusura dei servizi, sarebbe necessario lottare e chiedere di   rimuovere i fattori che hanno alimentato la diffusione della pandemia. Nei territori padano-veneti, ad esempio, vanno riconvertite quelle attività economiche produttive che hanno reso ormai i livelli d’inquinamento criminali, iniziando dal trasporti a combustione e dall’agricoltura (ed allevamenti) intensiva.

E’ necessario respingere la scelta di  anteporre gli interessi di lobby economiche al diritto alla salute ed alla vita.

Per questi motivi Usb non ci sta a contrapporre le esigenze delle madri a quelle delle insegnanti.

E non contrapponiamo il destino biologico delle donne alla sicurezza e alla dignità di un  reddito che rende le donne libere e non ricattabili.

Se nelle  scuole e negli asili  il distanziamento è inapplicabile, è anche perché i governi hanno fatto tagli miliardari alle scuole e ai servi per l’infanzia, aumentando il numero di studenti per classe (“classi pollaio”), aumento negli anni il numero di bambini negli asili e nelle scuole d’infanzia, e penalizzando l’edilizia scolastica (con la complicità anche delle Amministrazioni comunali si sono trasferiti ingenti somme di denaro dagli asili e scuole pubbliche agli asili e scuole private, come è successo nel settore della sanità, con il risultato drammatico che l’emergenza Covid19 ha smascherato)

Usb rivendica si  sta battendo per  condizioni di lavoro sicure e dignitose e forti aumenti salariali per le lavoratrici e i lavoratori dei servizi essenziali, che hanno continuato ad assicurare le prestazioni ogni giorno, con il timore di infettarsi di essere veicolo di infezione per i propri cari.

Proponiamo la creazione di protocolli specifico asilo per asilo, scuola per scuola, con modifica di orari di presenze, ampliando il servizio  con varie turnazioni, per evitare l’ammassamento dei bambini . Ma per fare questo deve essere potenziato il personale, così  che l’ampliamento dell’orario non vada a influire sui diriiti delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi.

E’ necessario che chi lavora abbia uno copiscuo riconoscimento in busta paga, evitando che i soldi pubblici finiscano ancora una volta nelle tasche dei privati che fanno profitti sui nostri figli e sulla nostra salute , E’ necessario garantire ai figli dei lavoratori e a chi lavora nei servizi pubblici la massima sicurezza, investendo in ristrutturazioni degli spazi e sicurezza degli ambienti che devono essere garantiti anche sotto il profilo della sanificazione .

Pretendiamo un welfare inclusivo e accessibile, perché il lavoro riproduttivo non può essere considerato un “destino biologico” per le donne.

Usb invita le lavoratrici e i lavoratori a lottare, non per la chiusura dei servizi, ma per una riorganizzazione del lavoro, riducendone l’orario a parità di salario e per avere un reddito di base per quante e quanti si fanno carico del lavoro domestico e di cura, affinché venga riconosciuto il valore della riproduzione sociale, che oggi è stimato in 10,8 trilioni di dollari nel mondo.


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