Referendum sul taglio dei parlamentari, Zanettin: nell’orgia populista antiparlamentare mina la democrazia rappresentativa

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Referendum sul taglio dei parlamentari
Referendum sul taglio dei parlamentari

È stato appena richiesto, non senza qualche polemica sui firmatari, il referendum sul taglio dei parlamentari, che è stato richiesto da 70 senatori questa settimana, legittimati a farlo perché la legge che lo attua cambia la Costituzione e non sono stati raggiunti, nelle votazioni per la sua approvazione nei tre passaggi previsti, i due terzi dei parlamentari a suo favore.

On Zanettin, lei è stato uno dei pochi parlamentari a non aver votato il taglio dei parlamentari ed ad averlo dichiarato pubblicamente in una intervista al nostro quotidiano. Ora che farà?

Pierantonio Zanettin
Pierantonio Zanettin

Non ho votato il taglio dei parlamentari  e all’indomani, tra i primi, ho anche firmato alla Camera dei Deputati la richiesta di referendum. Il traguardo delle 64 firme necessarie è stato poi raggiunto al Senato. Ora intendo impegnarmi nel Comitato per il No.

Il referendum dovrebbe svolgersi nella prossima primavera e bisognerà spiegare bene agli italiani il valore democratico di questa consultazione.

Al Senato questa settimana è comunque andato di scena un giallo… Il finale è stato  un autentico thriller.

In effetti all’ultimo minuto alcuni colleghi  di Forza Italia, che inizialmente avevano firmato la richiesta, hanno ritirato le loro firme. Poi, per fortuna,  sono arrivate in soccorso le firme di alcuni senatori della Lega.

I suoi colleghi, tutti legati all’on. Carfagna, sostenevano che il referendum ci avrebbe portato direttamente  alle elezioni anticipate….

Mi pare una argomentazione piuttosto debole e francamente non rilevante. Considero il taglio dei parlamentari, nella attuale situazione politica, un pericoloso indebolimento della nostra democrazia rappresentativa. Mi interessa molto poco l’effetto sulla durata di questa legislatura. Peraltro i rumors che giungono ora dal Quirinale ci dicono che il Presidente Mattarella non consentirà elezioni prima che il referendum sia stato celebrato.

Secondo lei ora come si schiereranno i partiti?

Immagino ed auspico che lascino libertà di coscienza ai propri iscritti, come ha fatto finora Forza Italia. Mi pare che fra i senatori, che hanno firmato la richiesta di referendum si trovino, trasversalmente,  esponenti di tutti i gruppi parlamentari, ad eccezione del Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia.

Tutti i sondaggi dicono però che la stragrande maggioranza degli italiani sono favorevoli al taglio delle poltrone.

Questo lo vedremo. Personalmente non mi lascio condizionare dai sondaggi. Come ho già spiegato, non contesto in linea di principio la riduzione del numero dei parlamentari, che ho già votato  nel 2005. Contesto il clima in cui viene oggi proposta. È in atto un’orgia populista antiparlamentare. Un conto è ridurre i parlamentari per valorizzarne ruolo e funzioni, come con il superamento del bicameralismo perfetto.

Altra cosa è farlo, proponendo insieme il vincolo di mandato o il referendum propositivo “prendere o lasciare”, così come vuole il Movimento 5 Stelle.

Ripeto, ritengo  molto pericoloso indebolire la democrazia parlamentare rappresentativa, soprattutto in questi anni i cui molti italiani paiono affascinati dagli uomini forti al comando e guardano con simpatia alle “democrature”. Questo cercherò di spiegare nella campagna referendaria.

Nel frattempo potrebbe essere indetto un altro referendum. Il 15 gennaio prossimo la Corte Costituzionale si dovrà pronunciare sul referendum “Calderoli” sulla legge elettorale.

In effetti rischiamo una tempesta istituzionale perfetta. Non vorrei trovarmi  nei panni del  Presidente Mattarella. Va considerato che alla Camera questa settimana è stata invece incardinata una proposta di legge, voluta dalla maggioranza,  che propone un sistema elettorale proporzionale, alla tedesca, che è l’esatto opposto di quello maggioritario, all’inglese, proposto dalla Lega.

Secondo Lei con quale legge elettorale andremo alle prossime elezioni?

Nessuno lo può sapere. Resto convinto peraltro che sia schizofrenico cambiare legge elettorale ad ogni legislatura. Paesi di grande tradizione democratica come gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno la stessa legge elettorale da più di duecento anni.  Tutti conoscono i difetti di quei due sistemi elettorali, ma nessuno pensa che sia opportuno modificarli.

L’autorevolezza di un rappresentante del popolo deriva anche dalla indiscutibilità delle regole, con cui viene eletto. Se le regole vengono dettate dalla maggioranza di turno, ne soffre la democrazia rappresentativa.

E, purtroppo, è questo che continua a accadere in Italia negli ultimi 20 anni.