Questionario liquidità, audizione di Intesa Sanpaolo in Commissione Banche: non solo Fca. Ferro (FI) chiede conto dei rating non bloccati

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Dopo la seconda audizione di Sace e Bankitalia, la Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario ha iniziato mercoledì 17 giugno a concentrarsi sulle singole banche che hanno risposto al questionari liquidità del mese scorso. Ieri mattina, infatti, è stata audita Intesa Sanpaolo rappresentata da Stefano Barrese (Responsabile divisione Banca dei Territori) e Mauro Micillo (Responsabile della divisione corporate ed investment banking), che si sono alternati nella presentazione della relazione (di seguito il video integrale dell’audizione, clicca qui per le altre audizioni, ndr).

“Sono felice di apprendere che si è fatto un grande passo in avanti per quanto riguarda i prestiti erogati con garanzia del Fondo centrale per le pmi”, scrive su Facebook la Presidente della Commissione Carla Ruocco (M5S) subito dopo la fine della seduta. I dati  da Intesa infatti dimostrano un’accelerazione significativa dell’erogazione di prestiti sotto i 25 mila euro. Soglia portata a 30 mila euro, sempre col massimo del 25% sull’ultimo fatturato o reddito imponibile, dopo la conversione in legge del Dl. Liquidità.

Stefano Barrese, infatti, riporta che l’istituto ha evaso 109 mila domande di accesso al Decreto Liquidità, per un totale di 2 miliardi di euro. «Il 70-80% delle richieste sono state processate», afferma; mentre al 20 maggio la percentuale era ferma al 30 per cento. Questo è stato possibile, spiega Barrese, solamente portando l’organizzazione della banca a regime. Inoltre, i tempi sono stati compressi ulteriormente deliberando le richieste ancor prima che il Fondo di Garanzia rilasciasse la copertura, come previsto dall’art. 13 del decreto. Del resto, delle 109 mila erogate, ad ora sono solo 71 mila le domande già ufficialmente garantite dal Fondo.

Per quanto riguarda i prestiti garantiti da Sace (art. 1 del Dl. Liquidità), pensati per le grandi aziende, Intesa ha istruito 10 pratiche per un ammontare di 100 milioni di euro. Da questi dati, però, è escluso il prestito da 6,3 miliardi accordato dalla banca a Fca (Fiat Chrysler Automobiles). Come spiega Mauro Micillo, il gruppo automobilistico riceverà i soldi a condizione che i finanziamenti siano diretti alla filiera italiana e vadano a stimolare la piena occupazione.

Oltre a quello col colosso dell’auto anglo-olandese di origine italiana, Intesa Sanpaolo vanta anche progetti con una grande azienda della moda come Gucci. Infatti, con “Sviluppo delle filiere” – evidenzia Micillo – la banca mira a dare un sostegno al sistema produttivo italiano, agevolando quindi la ripartenza nel contesto post Covid-19.

Un altro motivo di vanto dell’istituto di credito ha riguardato le moratorie ex art. 56 del decreto Cura Italia. Intesa Sanpaolo – dichiara Barrese – «a fine febbraio ha dato la possibilità di sospendere i prestiti personali e i mutui da subito con un approccio esteso a tutto il territorio nazionale», prima ancora che il Dl. 18/2020 venisse annunciato il 17 marzo. E questa iniziativa di Intesa non ha riguardato solo le Pmi, ambito a cui la circoscrive il decreto, ma anche le aziende più grandi. Ad oggi, la banca conta 180 mila sospensioni e, di queste, 50 mila sono di iniziativa diretta dell’istituto.

Inoltre, i tempi di erogazione dei prestiti al di sotto dei 25 mila euro che Intesa rileva, come sollecitato in una domanda dal Senatore abruzzese Luciano D’Alfonso (PD), si è ridotto da 7 a 6 giorni lavorativi. In particolare, precisa Barrese, dal momento della delibera all’effettiva erogazione passano circa 24 ore, il resto del tempo è impiegato per l’accoglimento della richiesta di finanziamento.

Un altro tema che la Presidente Ruocco vuole approfondire, invece, riguarda la distribuzione territoriale dei prestiti che l’istituto di credito ha riscontrato nelle sue filiali (3.681 in tutta Italia). «Una distribuzione omogenea», nota Barrese. Il 45% dei prestiti “junior” riguarda il Nord Italia, ma questa apparente asimmetria è generata dalla diversa concentrazione industriale nel Paese. Analogamente il Ministro Gualtieri, durante l’audizione del 4 giugno, giustificava la differenziazione dei prestiti in quanto riconducibile alla distribuzione del Pil nelle varie Regioni.

Gli ultimi quesiti li pone il senatore veronese Massimo Ferro (FI), che interroga i manager di Banca Intesa sui settori più critici dopo l’emergenza Covid-19 e che chiede se un blocco del rating prima del lockdown avrebbe in qualche modo salvato il merito creditizio delle aziende.

Alla prima domanda del senatore Ferro, Barrese risponde che i settori da rilanciare maggiormente saranno quelli del turismo e della ristorazione, oltre a quello dell’agroalimentare suggerito dallo stesso Ferro, particolarmente e direttamente competente in questo ambito. «Vediamo i flussi del Pos nell’ambiente della ristorazione», analizza il Responsabile Banca dei Territori, ma i movimenti si sono ridotti circa del 30% e, calcolando che durante la quarantena è un settore che non ha avuto entrate, «questo ha un impatto terrificante».

Bloccare i rating? «Anche a noi sarebbe piaciuto», risponde ironico Micillo, «ma siamo soggetti regolati: abbiamo una serie di incombenze e noi dobbiamo muoverci all’interno di queste». La Bce ha detto di utilizzare tutta la flessibilità necessaria per considerare questa fase come straordinaria. Ma dopo molti anni di normative sul rating per la concessione del credito «in 15 giorni, durante una pandemia globale, era un po’ difficile tornare indietro», conclude Micillo.

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