Quale Italia e quale Europa? Non solo per gli sbarchi

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Un amico che stimo assai, mi invia una nota di Claudio Martelli, nota che condivide e che tratta della vicenda della nave Ubaldo Diciotti. Scrive Martelli, e riporta il mio amico, che “fino a ieri il ministro degli interni si era concentrato a impedire a navi di Organizzazioni Non Governative di sbarcare nei porti italiani migranti e, presumibilmente, anche richiedenti asilo salvati o raccolti in mare. Decisioni discutibili in quanto contrarie a principi umanitari universalmente stabiliti, alla nostra Costituzione e alle nostre leggi“.

Tuttavia – aggiunge Martelli – la giustificazione addotta da Matteo Salvini per proibire all’Aquarius, alla Lifeline, alla Open Arms di attraccare in Italia erano i sospetti su rapporti troppo stretti o addirittura su inaccettabili intese preventive tra queste ONG e gli scafisti. Si noti che il ministro degli interni non ha competenza su una materia che spetta invece al suo collega Danilo Toninelli ministro dei trasporti. Questi, a sua volta, finora ha giustificato la sua acquiescenza al collega riferendo di note del ministro degli interni che evocavano pericoli per l’ordine pubblico. Ma i suddetti pericoli per poter motivare atti repressivi devono essere descritti e circostanziati in precise, legalmente previste e inderogabili fattispecie. Ora però siamo di fronte a una novità dirompente: quella di estendere il divieto di attracco alla Diciotti che non è una ONG ma una nave della guardia costiera italiana. Dunque un pubblico ufficiale è ostacolato nell’esercizio dei suoi compiti che comprendono anche il dovere di salvare in mare e condurre nel porto sicuro più vicino le persone a rischio di incolumità. Ma c’è di più: il ministro competente, Toninelli, questa volta aveva dato l’ordine di lasciar attraccare a Catania la Diciotti coi suoi 177 naufraghi a bordo. Eppure Salvini, senza emettere un decreto, senza un atto formale ha deciso che i profughi non possono sbarcare. C’è un problema di ordine pubblico sulla Diciotti? E’ in corso un ammutinamento? Una rivolta dell’equipaggio? C’è un’epidemia a bordo? Chi lo stabilisce? Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento – non di Catania! – è salito sulla nave. Prima o poi, si spera, l’autorità responsabile ristabilirà il primato della legge rispetto a chiunque l’abbia o la stia violando.“.
Il ragionamento sopra riportato mi pare non faccia una piega, sia sul piano strutturale che su quello giuridico e costituzionale. Sul terreno politico l’incriminazione di Salvini assume un significato del tutto diverso e, probabilmente, più esasperato. Però rimane il problema di una Europa che è divisa su troppi temi, che su altri si formano gruppi più o meno radicali. Uno di questi temi è quello della immigrazione. Contemporaneamente vengono fatti degli accordi tra un gruppo di nazioni che non vengono rispettati nemmeno per piccoli numeri. Che in realtà sia colpa degli italiani o di altri soggetti non si sa bene (ricordiamoci le invasioni di campo, leggi Ventimiglia, della Francia oppure di volta in volta gli atteggiamenti di Malta piuttosto che della Spagna); questo è tutto da verificare.

Di certo non poche responsabilità le abbiamo, e non solo dalle ultime settimane, quelle del Governo Conte. Abbiamo una rappresentanza al Parlamento Europeo che spesso si divide, più o meno politicamente, sulle questioni che riguardano gli interessi dell’Italia. Abbiamo assistito a pesanti attacchi all’Italia da parte di esponenti italiani, proprio quando si trovano al’estero. Abbiamo ricercato incarichi politici che poco o nulla hanno inciso sulle attività del settore in Europa, vedi l’on. Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dal 1º novembre 2014, praticamente quasi invisibile e inascoltata.

È inoltre innegabile che esista uno sfilacciamento nelle attività politiche europee. Certamente l’Italia ha, ed esponenti italiani hanno, delle responsabilità per la scarsa attenzione che otteniamo in Europa. Ad esempio non si perde occasione, gli uni e gli altri a seconda di chi governa, per assalire le posizioni governative e a farlo proprio a livello europeo. Questo gioco, pesante e poco serio, dura da molto tempo e alla fine non giova a nessuno e nemmeno all’Europa stessa. Personalmente, ripetendo quanto hanno detto in molti, e mai realizzato, sono dell’opinione che l’aspetto umanitario della immigrazione debba essere sempre tenuto ben presente. Con qualche piccola, solida regola.

Il ministro Matteo Salvini e il ministro Luigi Di Maio utilizzano un linguaggio e degli strumenti alquanto impropri? Ma se l’obbiettivo è quello di far si che l’Europa si assuma le sue responsabilità e dia autentica solidarietà, indubbiamente dovutaci, all’Italia, allora è solo una questione di metodo ed è su questo che si deve agire politicamente, ma non negare l’elemento di fondo che è quello della indispensabilità di avere regole chiare ed efficaci, adeguate a regolarizzare l’afflusso dei immigrati.

Il metodo Salvini/Di Maio non va bene? Ma altrettanto errato è il metodo di una Europa che si gingilla sui problemi che ci riguardano mentre poi i paesi che la compongono non accettano alcuna minima interferenza nelle proprie scelte nazionali. Cito quale esempio, ma non sarebbe il solo, il gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia).

Ora è ai vertici europei l’on. Antonio Tajani attualmente presidente del Parlamento europeo, dal gennaio del 2017, e in precedenza Commissario europeo prima ai trasporti e poi al’industria. Settori molto importanti. Tutto ciò fa di lui una personalità significativa, un riferimento importante e si suppone di notevole esperienza. Eppure oggi, con questa pesante crisi di rapporti tra il suo Paese e l’UE la sua voce non si leva per indicare una possibile strada per ricostruire una nuova cultura europea che unisca i popoli e le nazioni.

Al contrario la sua voce appare essere afona e ripetitiva, sia pure con toni politically correct, di una linea politica anch’essa di parte, essendo e parlando da vicepresidente di un partito, e per molti quindi scarsamente attendibile. All’on. Tajani non chiedo di tutelare il Governo Conte e nemmeno l’Italia, ma di tentare di salvare l’Europa. Se l’Italia affonda l’Europa, come Unione Europea, concluderà la sua esistenza come avvenne per il Sacro Romano Impero, pressappoco nel 1800. Si dissolverà.

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Mario Giulianati
Nato a Thiene (Vicenza) il 21 aprile 1934 Residente in Vicenza - Piazzetta San Pietro n. 5 Già insegnante di educazione artistica presso le Scuole Medie della Città e della Provincia . Successivamente , in qualità di docente di ruolo, insegnante di Disegno Tecnico e Tecnologia delle Costruzioni presso l’Istituto Statale per Geometri “A. Canova” di Vicenza. Ricercatore presso l’Istituto Universitario di Venezia – Facoltà di Architettura - Dipartimento di Restauro dei Monumenti (coordinatore: prof. Romeo Ballardini). Attualmente in pensione- Organizzatore di rassegne d’arte e contitolare per un decennio della Galleria l’Incontro - alla Casetta del Palladio in Vicenza Già : * Consigliere Comunale dal 1970 al 1995; * Assessore alla Cultura di Vicenza dall’Aprile 1987 all’ottobre 1992; * Vice sindaco dal Maggio 1990 all’ottobre 1992. * Presidente della Istituzione pubblica “Biblioteca Civica Bertoliana” dal Marzo 1999, all’ottobre 2008 * Presidente della Fondazione “Vicenza Città Solidale”.Onlus * Presidente della Associazione Culturale “11 settembre” *Coordinatore Comitato Scientifico per le celebrazioni del 60° della Costituzione - fino al 150° della Unità d’Italia nel 2011- Prefettura di Vicenza - Decreto Prefetto dott. Mattei - Prot. 2007/4 Area Gab - * Per sei anni collaboratore della Fondazione Brodolini (emanazione del Ministero del Lavoro) di Roma occupandosi del rapporto tra il mondo del lavoro e le scuole professionali ad indirizzo artigianale - artistico. Ha scritto per varie testate