Prosek, mozione Pan (Liga Veneta): “evitare che si ripeta vicenda tocai”

110
Giuseppe Pan (LV) addizionale irpef
Giuseppe Pan (LV)

“Il vino croato “Prosek”: ennesimo attacco alla cultura e alla tradizione del Veneto”. Si intitola così la mozione presentata oggi da Giuseppe Pan, Capogruppo di Liga Veneta per Salvini premier, in Consiglio regionale, già assessore regionale all’Agricoltura nella scorsa legislatura e recentemente nominato Capo dipartimento all’Agricoltura per il partito in Veneto, ha depositato oggi una mozione che impegna la giunta regionale “a farsi portavoce presso il Governo – spiega Pan in una nota – affinché venga considerata irricevibile la richiesta presentata dalla Croazia di dare avvio alla procedura di riconoscimento della menzione tradizionale “Prosek” e sia intrapresa ogni possibile azione affinché la Commissione Europea blocchi subito questo tentativo e non proceda con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale”.

“La disputa tra i due vini con un nome pericolosamente simile – spiega il Capogruppo e Capo dipartimento – rischia di ripercorrere le orme di quella tra l’ungherese tokaji e il friulano tocai, conclusasi nel 2007 con la sconfitta del secondo, costretto a cambiar nome. Dobbiamo già fare i conti con le imitazioni diffuse: il successo del Prosecco infatti ingolosisce i falsari in tutti i continenti, dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, e le ultime scoperte il Whitesecco e il Crisecco. Il Prosecco è un vino di antica origine e la sua storia è univocamente legata alla zona di produzione e alle vicende che hanno caratterizzato il trascorrere delle generazioni di produttori nel territorio. La Zona DOCG comprende le denominazioni Conegliano-Valdobbiadene ed Asolo, la zona DOC le regioni Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Le province di maggior produzione sono quelle di Belluno, Padova, Treviso, Venezia, Vicenza, e Gorizia per il Veneto, Pordenone, Trieste e Udine per il Friuli”.

La mozione ripercorre la storia del prosecco, ricordando che “Dopo la seconda guerra mondiale, più attenti viticoltori di Valdobbiadene si organizzarono per difendere, valorizzare la viticoltura collinare e l’antica tradizione vitivinicola come oggi dobbiamo difenderla nel mondo e da questo nuovo rischio. Nel 1963 Valdobbiadene è diventata ufficialmente la capitale non solo del Prosecco, ma dell’intero mondo dello spumante italiano con la Mostra Nazionale degli Spumanti che ogni anno a settembre, organizzata dalla Confraternita dei Cavalieri del Prosecco, ha luogo nella prestigiosa Villa dei Cedri di Valdobbiadene. Nel 1969 il Conegliano-Valdobbiadene ha conquistato un altro prestigioso risultato quando il comprensorio collinare ottiene la DOC e il vitigno Prosecco il maggiore riconosciuto dal disciplinare di produzione”.

“Oggi però – prosegue Pan – la Croazia trova il coraggio di chiedere all’Europa il riconoscimento del Prosek, Prosecco in croato, e la Commissione Europea rischia di violare le norme che lei stessa si è data a tutela dei prodotti dei paesi membri: l’ennesimo attacco all’agricoltura italiana. Ci troviamo davanti a un vero attacco al Made in Italy, come l’ha definito la Coldiretti Veneto, e al prosecco nazionale che è il vino più esportato nel mondo, ma anche il più imitato. Quanto sta accadendo rischia di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Argentina e Australia”.

“Bisogna infatti ricordare che il regolamento Ue sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette debbano essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione, anche quando il nome protetto viene tradotto in un’altra lingua. Senza contare che, al momento della sua adesione all’Ue, la Croazia non aveva chiesto la protezione della denominazione ‘Pros?k’, consapevole del conflitto con la tutela riservata al nostro Prosecco. La difesa del nostro vino – conclude Pan – non è solo un atto di protezionismo agricolo, economico o commerciale. È una difesa della nostra storia e della nostra identità. Non si tratta di un vino nato pochi giorni fa: esso si identifica con la nostra storia, i nostri territori e la nostra regione”.