Processo Bpvi, Giustini commenta appunti di Zonin, microspie, Gronchi e “vendite di azioni con campagne e call center”. Qui audio con ordini di Sorato

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Terzo giorno di deposizione al processo BPVi dell’imputato Emanuele Giustini, altre 6 ore per un totale di 18 con la ricostruzione di uno degli ex vice direttori generale della Banca Popolare di Vicenza. E colpo di scena finale nel pomeriggio dell’udienza nell’aula del tribunale di Borgo Berga.

La presidente del Collegio giudicante, Deborah De Stefano, ha posto tra l’altro all’attenzione dell’interrogato alcuni appunti scritti a mano dall’ex presidente Bpvi Gianni Zonin e sequestrati durante una perquisizione. Appunti scritti a mano che si riferiscono al già citato colloquio tra Giustini e Zonin del 4 maggio 2015, alla presenza anche di Marino Breganze.

Dichiarazione Giustini autorizzato a finanziare in parte gli acquisti“, “Marin pressato dal direttore per affidamenti“, “Task force creata da gennaio perché Giuntini aveva detto basta“, le frasi lette da De Stefano e mostrate all’imputato con i documenti originali.

Una mossa dopo la quale Zonin, dopo essere stato per ore in silenzio, ha iniziato a confabulare col suo avvocato Ambrosetti. Giuntini ha cercato di ricostruire l’origine, precisando ad esempio che “era stata creata una struttura organizzativa, anche telefonica tramite call center, per la vendita di azioni della banca“.

Una vendita massiccia attuata anche attraverso campagne pubblicitarie, dimostrate da alcuni audio dei Cda fatti ascoltare in precedenza dall’avvocato difensore di Giustini Concetta Miucci dello studio Dominioni, legale pure presente: l’11 giugno 2013 c’è il via libera alla rete di contattare direttamente i soci, perché “non tutti leggevano i giornali con notizie negative” e in un altro audio del 2 maggio 2012 il presidente Zonin aveva fatto presente che il flusso di acquisto azioni si era creato grazie alla campagna deliberata dal Cda.

L’obiettivo erano i soci comuni ma anche gli imprenditori, come il siciliano Riccardo Coffa, per un finanziamento da 5 milioni dei quali 2-3 destinati a comprare azioni della banca: un’operazione collegata con Banca Nuova, la controllata BPVi. Da un altro audio del 18 giugno 2013, con la registrazione partita mezz’ora prima del cda, nella sala di via Framarin c’è un confronto con Zonin in relazione a questa operazione baciata parziale: il presidente chiede a Giustini di fare “attenzione perché questo è uno che chiacchiera“.

Operazioni correlate che però erano già iniziate nel 2008, secondo quanto ricostruito da Giustini, che ricorda l’incontro nel 2015 a Firenze con Divo Gronchi, in due periodi diversi amministratore delegato della Popolare di Vicenza: “ho parlato con lui su come gestire la situazione, c’era un cda che sapeva tutto, ma la colpa ricadeva solo su di me. Poi gli ho parlato delle operazioni correlate, baciate non era terminologia in uso all’epoca”.

“Gronchi non fece commenti sul contenuto delle baciate – aggiunge Giustini – le considerò scontate, e aggiunse che ‘Sorato è uno tosto, tu sei più molle’. Nel 2012 mi consigliò di lasciare il commerciale e andare a seguire il marketing invece che la rete. Se lo avessi ascoltato…“.

Incontro con Gronchi del quale Sorato chiese conto a Giustini. Ma come faceva a saperlo? L’ex vice dg se lo spiega con il controllo militare già raccontato nella precedente udienza: “avevo paura che Sorato avesse messo delle microspie, intercettasse le telefonate e facesse verifiche sui telepass“, e poi ricorda una telefonata con Zigliotto: subito dopo gli arrivò un sms da Sorato che chiedeva di renderne conto… E Giustini conferma, poi, voci pressanti sulle ambizioni che nutriva per diventare presidente al posto di Zonin)

Dopo l’inizio del crollo della banca, quando nel primo trimestre 2015 stava venendo a galla la quantità delle baciate i cui non venivano detratti dal patrimonio di vigilanza, cambia però lo scenario: “avevamo tutti i giorni la fila di soci che volevano vendere le azioni“, ricorda Giustini e l’input (sopra in esclusiva l’audio fatto ascoltare con gli ordini di Sorato), era di contattare i soci per l’informativa, la riprofilazione e la sottoscrizione di nuove quote, con tanto di liste clienti create per facilitare il lavoro della rete.

“Sorato mi spiegò per tranquillizzarmi – dice Giustini – che anche Consoli in Veneto Banca faceva le baciate“.

L’inizio o, meglio, l’accelerazione della fine della BPVi.


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