Processo Bpvi, Gianmarco Zigliotto (fratello dell’ex presidente Confindustria) e il mistero della mail sul rimborso concordato per Zeta: “iniziativa della segretaria”

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Gianmarco Zigliotto al processo Bpvi
Gianmarco Zigliotto al processo Bpvi

C’è il lato economico, ma anche quello delle ambizioni personali nell’affaire di famiglia tra i fratelli Zigliotto emerso nell’udienza del 15 settembre del processo BPVi al tribunale di Vicenza. Se per l’ex presidente di Confindustria Vicenza Giuseppe Zigliotto, unico componente del cda, a parte il presidente Gianni Zonin, sotto processo per il crac Banca Popolare, la deposizione è stata “oscurata” al pubblico dall’emergenza Covid, per quella di Gianmarco Zigliotto, in quanto parente diretto dell’imputato, c’era la facoltà di non testimoniare. Ma invece ha parlato per quasi tre ore nell’aula di Borgo Berga.

Ha iniziato rispondendo alle domande dell’avvocato Manfredini della difesa Zigliotto, tese a chiarire i rapporti con la banca della Zeta srl, nata nel 1999 in conseguenza di uno spin off societario della famiglia Zigliotto (all’epoca era socia anche la sorella), nata inizialmente come società immobiliare e poi diventata una holding. Zeta era, infatti, riuscita a vendere 5 milioni di azioni BPVi due mesi prima della svalutazione del titolo.

“Lavoravamo con quattro banche – ha esordito il teste Gianmarco Zigliotto – Centro Veneto, Bpvi, Montepaschi e Mediolanum”. Nel 2012 fu chiesto un finanziamento alla banca guidata da Zonin perché i soci erano in difficoltà finanziaria: “non lo chiedemmo alle altre banche perché non c’erano le condizioni“, spiega.

“Avevamo già altre azioni della Bpvi – precisa il socio fratello di Zigliotto -, 5 milioni e mezzo acquisite nel 2008, ma sull’acquisto delle nuove sono stato meno protagonista, la questione l’ha gestita mio fratello che conosceva meglio il mondo bancario: chiese consiglio a Emanuele Giustini che gli propose di fare questo tipo di operazione, ci fu la sua completa disponibilità“.

Ma durante la testimonianza nell’udienza odierna del processo BPVi è emerso anche l’acquisto personale di azioni per altri 5 milioni, vendute poi totalmente: “l’accordo con Giustini – continua GianmarcoZigliotto – era di non avere né vantaggi né svantaggi, mi spiegò che, essendo una banca non quotata, le azioni dovevano essere acquistate tra soci e in quel momento c’erano esigenze di altri azionisti che volevano vendere azioni”.

Le azioni erano in quel periodo un ottimo investimento e all’epoca mio fratello poteva ambire alla presidenza della banca“, ammette.

Zeta aderirà anche al contestato aumento di capitale del 2013, ma già a febbraio del 2014 i titoli furono messi in vendita: “Non mi risulta che la società abbia mai avuto storni”, puntualizza Zigliotto. Ma quando gli viene sottoposta una e-mail, con tra i destinatari anche lui stesso e nella quale si parla di un rimborso concordato, il teste non ricorda e afferma: “è stata un’iniziativa della segretaria impiegata in Zeta. Dissi a Rosanna di tenere traccia della contabilità per tutto quello che fosse anomalo nei rapporti con le banche“.

È, quindi, Deborah De Stefano, la presidente del collegio giudicante completato da Elena Garbo e Camilla Amedoro, completato a chiedergli del finanziamento personale dalla Bpvi ricevuto da suo fratello: “non sapevo nulla, parlavamo solo della società Zeta. Di mio fratello mi ricordo solo che era presente per sottoscrivere l’aumento di capitale del 2013“.

Dopo il confronto “tecnico” con il pm Luigi Salvadori (il collega è Gianni Pipeschi) sulle divergenze per i tassi d’interesse dei finanziamenti, sui quali il teste non ha trovato nulla di anomalo, l’udienza odierna del processo Bpvi è proseguita con altri due testimoni, chiamati sempre dalla difesa Zigliotto: una fugace apparizione per entrambi con Salvo Mazzotta, banker che ha chiarito alcune vendite societarie da 10 milioni di euro, e Andrea Beretta Zanoni, professore di Economia all’Università di Vicenza, al quale Zigliotto chiese la costituzione di un’associazione per provare a tutelare i soci sul piano della rappresentanza dopo la trasformazione in spa della Popolare ma con il quale, secondo quanto ha affermato Zanoni, non ha mai parlato delle anomalie sulle azioni.