Pignoramenti immobiliari: la quarta asta con riduzione del 50% del prezzo agevola le banche ma fa crescere anche il mercato privato delle case acquistate all’asta

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Le nuove regole sui pignoramenti immobiliari, entrate in vigore il 5 maggio 2016, se è vero che consentono ai privati, che sempre più si avvalgono del mercato delle case all’asta anche a Vicenza, di acquistare case a prezzi molto più bassi di quelli di mercato per case “libere” equivalenti, conferiscono alle banche super poteri (fonte laleggepertutti.it e retecasa.it, per info info@mediachoice.it:grazie infatti alla riforma contenuta nel decreto legge del Governo Renzi per porre fine alla crisi del sistema creditizio, gli istituti di credito potranno acquistare, a prezzi scontati, gli immobili che loro stessi hanno pignorato negli scorsi anni e messo all’asta.


Sono tre, in particolare, gli aspetti che hanno modificato (sconvolto?) le regole su cui, fino al recente passato, si sono basate le aste

Riduzione a metà del valore dell’immobile

La riforma consente, innanzitutto, al giudice di disporre, dopo i primi tre esperimenti di vendita andati deserti, un quarto con riduzione di un mezzo della base d’asta. Per comprendere l’impatto della nuova norma, è bene ripercorrere le regole principali delle esecuzioni immobiliari.

Tutte le volte in cui un immobile viene pignorato, il giudice procede alla vendita coattiva; se agli esperimenti d’asta non si fa vivo alcun offerente, il tribunale ne dispone una successiva riducendo di 1/4 il prezzo di vendita. Da oggi in poi, però, se entro i primi tre tentativi il bene non viene aggiudicato, il giudice ne dispone un quarto e, per rendere più allettante la partecipazione, decurta della metà il prezzo di vendita.
La banca potrà partecipare con proprie società controllate

La seconda norma, che va letta in relazione alla precedente e fa comprendere come tutto l’assetto della riforma sia stato studiato appositamente per le banche, consente a queste ultime di partecipare all’asta riservandosi, in un secondo momento, di indicare il nome di un terzo soggetto, effettivo acquirente. Le banche parteciperanno così alle vendite, ma poi potranno intestare l’immobile a una società da queste controllata o facente parte del medesimo gruppo (cosiddetta “assegnazione in favore di terzo”).

Non è un mistero che molti istituti di credito abbiano già creato, negli scorsi anni, apposite società immobiliari proprio con lo scopo di piazzare di nuovo sul mercato gli immobili prima finanziati. Il che significa che, grazie a questo meccanismo, la banca, nel giro di solo quattro aste, potrà ottenere la proprietà della casa sulla quale ha acceso l’ipoteca per il mutuo ipotecario.
Uno sconto fiscale del 9%

Ultimo, e non minore, regalo alle banche – ma a pagarlo saranno, questa volta, tutti i contribuenti – è uno sconto fiscale del 9%. Il nuovo decreto, infatti, stabilisce che, se l’immobile acquistato all’asta viene rivenduto nel giro di un anno, l’aggiudicatario (la banca) non paga l’imposta di registro (pari appunto al 9%) ma, in luogo di essa, versa un’imposta fissa di 200 euro. Il che, su un bene del valore di 200mila euro significa un risparmio d’imposta di ben 18 mila euro. Un regalo che peserà, ovviamente, sul fisco italiano e che, quindi, verrà spalmato sulla collettività.
La retroattività

Come detto, la cosa più sconcertante di tutto questo meccanismo è la sua retroattività. L’applicazione della regola del “quarto esperimento d’asta, con riduzione del 50% del prezzo di vendita” vale anche per tutti i pignoramenti che, negli scorsi anni – prima cioè dell’entrata in vigore del decreto legge – hanno già visto andare deserti tre tentativi d’asta.

 

Insomma bene per le banche, bene, bisogna dirlo, anche per i privati con disponibilità economiche ma male per i debitori i cui beni vengono svalutati lasciando in essere parte del loro debito anceh ad asta conclusa e male per il mercato di case nuove o “usate” libere che in quelle all’asta hanno concorrenti più che temibili.