Pietre d’inciampo negate a Schio? Il sindaco Valter Orsi contrattacca: polemica figlia dell’ignoranza

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Schio non vuole le Pietre d’Inciampo, la comunità guidata da Valter Orsi col voto del 25 novembre nega la Shoa…“: chi più ne ha più ne metta contro la bocciatura in consiglio comunale da parte della maggioranza civica che ha espresso il sindaco Valter Orsi della mozione del Pd locale, esposta dal capogruppo Leonardo Dalla Vecchia, per la posa di 14 Pietre d’inciampo dove risiedevano i deportati scledensi morti nei lager e il contestuale no all’emendamento di Alex Cioni, esponente della destra alleata della Lega che voleva estendere l’iniziativa alle 52 vittime dell’eccidio ad opera dei partigiani a Schio.

Prima ancora di fare l’intervista a Orsi che qui vi proponiamo, per riportare la cronaca ai fatti, anche a vantaggio di chi, da Zaia e Fracasso, si è espresso da lontano probabilmente senza conoscerli bocciando la decisione e il sindaco, bastano pochi passaggi che ognuno può fare in proprio e senza mediazioni, che in linea con la politica attuale fatta di slogan e non di conoscenza e di valutazioni e opinioni conseguenti, puntano più allo show che alla corretta informazione.

Il primo passaggio, prima di pontificare, è quello di conoscere gli interventi in aula a Schio e di farsi un’idea propria e non… inciampare sull’adesione pappagallesca a quanto sbandierano i capipopolo del momento per far applaudire se stessi e mettere alla gogna gli avversari.

Per farlo basta cliccare sul sito del Comune di Schio alla voce Archivio delle riprese (dei consigli comunali), poi sulla data del 25 novembre e, quindi, sul punto 11 all’ordine del giorno “Prot. n. 77882 – Mozione del Gruppo consiliare ‘Partito Democratico’ – Richiesta installazione Pietre d’Inciampo” (clicca qui).

Pietre d'inciampo
Pietre d’inciampo

Il secondo passaggio da compiere è quello di prendere un vocabolario o, se si ha pratica di Internet, di navigare su Google per cercare chi e perché ideò le Pietre di inciampo: blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore recante il nome del deportato nei campi di sterminio nazisti, l’anno di nascita, la data e il luogo della deportazione, il luogo, se noto,m da dove fu prelevato e la data di morte.

Queste storiche “formelle della memoria“, intanto, nascono per opera di Gunter Demnig, un’artista tedesco oggi settantaduenne, che le ideò, e ne possiede ora i diritti, facendo suo il passo del Talmud che recita “una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome” e mutuando l’espressione “pietra di inciampo” dalla Bibbia e dall’Epistola ai Romani di Paolo di Tarso (9,33): “Ecco, io metto in Sion un sasso d’inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso“.

L’idea gli venne nel 1993, quando (Famiglia Cristina) “durante una cerimonia a Colonia per ricordare la deportazione di cittadini rom e sinti, una signora obiettò che in città non avevano mai abitato rom. Demnig decise allora di spendersi interamente al progetto: una Pietra d’inciampo per ciascuna delle persone che non fecero più ritorno a casa…“.

A partire dalla prima che posò a Berlino nel 1996 in memoria dei deportati ebrei, sinti, rom e di chi era vittima delle legge razziali, tra cui anche gli omosessuali, Gunter Demnig ne ha installate ad oggi più di 70 mila facendo della sua installazione il più grande museo della memoria diffuso e all’aperto in tutta Europa.

Il sangue dei vinti
Il sangue dei vinti

Detto questo, ma molto altro si potrebbe scrivere, vi lasciamo all’intervista di Valter Orsi, che, intanto, riprende queste elementari nozioni per collocare nel giusto ambito i fatti in una città che ancora oggi non ha superato le divisioni e gli effetti devastanti di quella che alla fine fu anche una drammatica  guerra civile (per capirla si legga “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa, il primo che abbia avuto il coraggio di parlare anche delle vittime dei partigiani).

Ma Orsi, parente di un deportato, come figlio di uno dei pochi reduci da un campo di sterminio nazista è chi vi scrive, mostra, più che lo stupore, il suo dolore, che ci appare sincero, di fronte ad un’evidente distorsione dei fatti a uso e consumo di parte che tanto ha a che fare con l’attuale propaganda politica, figlia moderna di quella che nazisti e fascisti promossero per identificare come esseri inferiori proprio quelli che, per ciò stesso, andavano eliminati.

Fisicamente allora, moralmente oggi.

Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori
Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori

Fortuna che ancora oggi esistano persone come la senatrice Liliana Segre, che, ci tiene a dirlo il sindaco di Schio, si è dissociata da questa polemica ignorante, e che siano ancora ricordati da libri di inciampo, ci si perdoni l’immodestia visto che ne siamo noi gli editori,  uomini come “Quirino Traforti, il partigiano dei lavoratori” che a Valdagno, lui “partigiano vero, a guerra finita si rifiutò, per iniziare a ricostruire la pace e il Paese, di fucilare fascisti veri lasciando il compito a finti antifascisti di comodo“.

L’autore del libro di ricordi del partigiano sul campo, poi incorruttibile sindacalista alla Marzotto e non solo, è il comunista doc Giorgio Langella, che per i nostri tipi ha scritto anche “Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante“, alla cui presentazione a Schio ci fu fino alla fine proprio il sindaco di Schio.

Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante
Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante

Non certo comunista pur se nativo di Piacenza, Valter Orsi si fermò con lui a commentare a lungo quel libro, che aveva acquistato, e quella strage di operai, di cui riferiva l’immondo processo finito senza colpevoli e che anche i sindacati locali hanno fatto poco per denunciare in nome del servilismo imperante e ignorante.

Lo stesso che oggi affligge chi è inciampato sulle falsa polemica sulle pietre di inciampo a Schio per ignoranza o, peggio, per pura strumentalizzazione di parte di una visione diversa ma, soprattutto, più ampia e inclusiva di quella che hanno dimostrato fuori da Schio gli Zaia e i Fracasso di turno e localmente i consiglieri Dalla Vecchia e i Cioni, che, non impostando la presentazione della mozione e dell’emendamento con uno spirito di reale ricerca di momenti costruttivi e, quindi, con un tempo di discussione da concordare con la maggioranza, hanno puntato solo sul botta e risposta.

Pensate solo a cosa avrebbe comportato per la maggioranza approvare solo la mozione PD (urla del centrodestra contro i neo… comunisti) per le pietre di inciampo, che, però, non sa bene cosa siano (solo una delle 14 proposte sarebbe accoglibile nel rispetto dei dettami di Gunter Demnig, se non sbagliamo), o anche l’emendamento dell’apparentemente moderato, in questa seduta, Cioni (strepiti dal centrosinistra contro i neo fascisti).

Orsi si è beccato, comunque, le critiche di tutti, ma forse, col no a entrambe le proposte affrontate senza valutazioni approfondite prima del voto e chiariti i termini della questione, potrà promuovere ora un confronto storico e politico.

Agli altri accettarlo o continuare a fare solo propaganda.