Taglio dei parlamentari al voto: lettera aperta del Pci Veneto alla CGIL regionale perché prenda posizione per il No

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Mauro Alboresi, segretario nazionale del Pci, con Giorgio Langella, segretario regionale in un recente incontro nel Vicentino
Mauro Alboresi, segretario nazionale del Pci, con Giorgio Langella, segretario regionale in un recente incontro nel Vicentino
Giorgio Langella, segretario regionale Pci del Veneto oltre che candidato al consiglio regionale con Solidarietà Ambiente Lavoro, ha sollecitato la CGIL regionale a prendere posizione sul Referendum Costituzionale sul taglio dei parlamentari che si terrà in concomitanza con le elezioni regionali del 20 e 21 settembre (non c’è alcun tipo di quorum né di partecipanti al voto né di voti pro o contro, con il Sì si approverebbe il taglio di 230 deputati su 630 e di 115 senatori su 315, con il No lo si boccia).
Riteniamo che un grande Sindacato come la CGIL – dice Langella – possa prendere posizione pubblica sul tentativo in atto di tagliare la democrazia solo per motivi populisti.
Il nostro invito è di scendere in campo per la difesa della Costituzione nata dalla Resistenza che la CGIL ha sempre difeso“.
Di seguito il testo integrale della lettera del Pci del Veneto con l’appello al sindacato di sinistra per il No al taglio dei parlamentari.

Alle segreterie provinciali e regionale venete della CGIL.

LETTERA APERTA

26 agosto 2020

Care compagne, cari compagni

Bandiere del Pci (Partito comunista italiano)
Bandiere del Pci (Partito comunista italiano)

Ci rivolgiamo a voi, dirigenti del più grande sindacato italiano che, fin dalla segreteria di Giuseppe Di Vittorio, dimostrò come la forza dei lavoratori organizzati potesse e dovesse essere determinante per la difesa e l’attuazione dei diritti costituzionali, per chiedervi di prendere posizione sul futuro referendum confermativo del taglio dei parlamentari in Costituzione.

Vogliamo ricordare Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli, uccisi a Reggio Emilia il 7 luglio 1960 perché si opponevano allo sfregio dato alla Costituzione antifascista dal governo Tambroni appoggiato dal MSI. Questo ricordo non è una forzatura ma un doveroso richiamo al dovere che noi tutti abbiamo di portare avanti la lotta in difesa e per l’attuazione della Costituzione nata dalla Resistenza e che vede le sue origini negli scioperi operai del marzo 1943 e del 1944.

Bandiere della Cgil
Bandiere della Cgil

Oggi si vuole cambiare la Costituzione nata dalla Resistenza con la scusa di risparmiare tagliando il numero di onorevoli e senatori e garantire, anche così, una “governabilità” del paese. Altre sono le azioni per garantire un contenimento dei costi delle Istituzioni. E, soprattutto, ci vuole una Politica diversa per reperire le risorse necessarie a garantire un maggior benessere alla collettività. Una Politica che agisca con il massimo rigore contro l’evasione fiscale e la corruzione.

Con il taglio dei parlamentari si agisce sulla quantità e non sulla qualità degli eletti. Lo si fa con una legge elettorale che non garantisce rappresentatività. Lo si fa sapendo che interi territori nazionali e settori del mondo del lavoro non avranno rappresentanza in Parlamento. Questo sarebbe un palese sfregio alla Costituzione.

Con il taglio dei parlamentari aumenta il pericolo di affidarsi a una vera e propria oligarchia, una casta formata da personaggi per lo più mediocri che saranno esecutori passiva delle volontà di chi comanda. È una ulteriore umiliazione del sistema parlamentare che prelude ad altro. Un progressivo scivolamento verso la trasformazione dello Stato in una sorta di azienda con una direzione ristretta molto più simile a un consiglio di amministrazione che a un’istituzione democratica. Una sorta di privatizzazione della democrazia francamente intollerabile.

Con il taglio dei parlamentari, aumenterebbe l’occupazione delle Istituzioni da parte di partiti sempre più diventati comitati di affari. Si farebbe ancora più critica quella che il PCI di Berlinguer già 40 anni fa indicò come “Questione Morale” e principale pericolo per la democrazia del nostro paese.

L’ANPI si è schierata subito contro pronunciando un inequivocabile NO alla modifica costituzionale. La CGIL, al di là di espressioni critiche spesso personali, non ha ancora preso posizione ufficiale e non ha ancora dato indicazione di voto.

Noi crediamo che, di fronte allo scempio formale e sostanziale della prima legge dello Stato, non si possa rimanere indifferenti o neutrali. È obbligo di ognuno, e tanto più di organizzazioni politiche e sindacali, prendere una posizione chiara e netta su una questione fondamentale per l’assetto democratico del nostro paese qual è quella della modifica della Costituzione.

Ve lo chiediamo, compagne e compagni della CGIL, senza con questo voler imporre alcunché. Vi chiediamo in maniera accorata e precisa che le organizzazioni territoriali e nazionali della CGIL prendano pubblicamente posizione e diano chiara indicazione di voto per il NO al prossimo referendum costituzionale.

Fatelo per difendere e attuare i principi sanciti dalla Costituzione antifascista nata dalla Resistenza a partire dal diritto fondamentale che tutti possano avere una rappresentanza istituzionale.

Partito Comunista Italiano – comitato regionale Pci del Veneto


Qui gli interventi sul referendum per il Taglio dei parlamentari

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