Pasquale Tridico (Inps) in Commissione Lavoro nasconde i nomi dei politici che hanno chiesto il bonus autonomi dietro la privacy. L’opposizione lo accusa: “È un problema morale”

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tridico presidente INPS
tridico presidente INPS

Alcuni volevano sapere come dei parlamentari fossero riusciti a farsi intestare il bonus partite Iva nonostante il cospicuo stipendio. Altri invece aspettavano di conoscere i nomi degli altri “furbetti” che hanno richiesto l’indennizzo per i lavoratori autonomi previsto dal dl Cura Italia. Un terzo nome è saltato all’onor di cronaca solo ieri sera: il deputato pentastellato Marco Rizzone, che si aggiunge ai leghisti Elena Murelli e Andrea Dara. Nell’audizione di oggi in commissione Lavoro, però, Pasquale Tridico – presidente dell’Inps – ha risposto solo per metà. (Qui sotto il video integrale dell’audizione)

«Erano momenti convulsi – esordisce Tridico –, con cittadini che assalivano i negozi, l’istituto ha risposto in modo efficace in 15 giorni, predisponendo una misura che non esisteva: bonus per gli autonomi. Lo ha elargito in 15 giorni, come chiesto dal governo». Ma, sottolinea sempre il presidente, la task force anti-frode ha subito messo in atto le misure di controllo.

Controlli che però si sono limiti a due prerequisiti essenziali. I percettori del bonus di 600 euro riservato agli autonomi infatti, spiega Tridico, «non devono essere titolari di un trattamento pensionistico e nemmeno essere iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie». Situazioni da cui sfugge l’assegno vitalizio, che quindi avrebbe potuto bloccare eventuali richieste del bonus da parte di parlamentari, senatori o consiglieri regionali. «La principale preoccupazione dell’istituto fino ad oggi era pagare», ribadisce il presidente dell’Inps. «Abbiamo dormito in ufficio per poter servire il Paese».

Per quanto riguarda invece i nomi dei deputati coinvolti nello scandalo, Tridico tiene subito a precisare che l’istituto ha tutelato la privacy dei contribuenti. «I nomi si sono autodenunciati negli ultimi giorni». E non sono usciti né direttamente né indirettamente dagli organi ufficiali dell’Inps, assicura. Tanto che nemmeno il direttore di Repubblica Maurizio Molinari è riuscito a estorcere l’identità dei parlamentari coinvolti, spiega Tridico alla commissione. I «politici» che però sono coinvolti in questa situazione, fa sapere, sono circa 2.000.

Termine che però non piace all’onorevole Ettore Epifani (LeU). «È corretto parlare di “politici”? Sono situazioni diverse che non possono essere accomunate allo stesso modo. Tra di loro ci sono anche volontari» ribatte. Il fatto che parlamentari e consiglieri regionali abbiano preso il bonus, invece, «è opinabile».

Per quanto riguarda i nomi tanto attesi, invece, niente da fare. «Abbiamo investito il Garante su come trattare questi dati» spiega il presidente. Per questo motivo i nominativi degli ultimi due parlamentari che hanno fatto richiesta del bonus autonomi, ma che alla fine sono stati bloccati, non sono stati fatti in commissione da Tridico. Richiesta giunta peraltro dal deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto, che attacca il presidente dell’Inps: «È un problema morale e non tecnico».

Il Fatto Quotidiano però riporta che la legge 33 del 2013 – in materia di trasparenza delle politiche amministrative – dice altro. “L’obbligo di rendere noti i beneficiari di sussidi e contributi statali – scrive il quotidiano di Travaglio – prevede un‘unica eccezione: i casi in cui da quei dati ‘sia possibile ricavare informazioni relative allo stato di salute o alla situazione di disagio economico-sociale degli interessati’. Un rischio che non riguarda certo deputati, governatorie consiglieri regionali”.