Pasqua Ebraica blindata per la guerra… al Coronavirus: l’irresponsabilità degli ultraosservanti e il Seder online ma rimane l’incanto

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Pesach, il Seder in tempi di Coronavirus
Pesach, il Seder in tempi di Coronavirus

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu per l’emergenza Coronavirus ha annunciato il lockdown totale per i primi giorni della settimana di festività di Pesach, la Pasqua ebraica, che avrà inizio al tramonto di oggi.

La misura si è resa necessaria, onde evitare il ripetersi di quanto già accaduto durante le festività di Purim, pertanto agli israeliani è stato imposto di non lasciare i propri quartieri dalle 20 di martedì 7 aprile fino alle 8 di venerdì 10 e non potranno lasciare le proprie abitazioni dalle ore 19 di mercoledì 8 fino alle ore 8 di giovedì. Evitare gli assemblamenti è questa la parola d’ordine, al contrario di quanto è avvenuto durante la festa di Purim, quando gli ultra osservanti hanno deciso, per irresponsabilità o non conoscenza di eludere le regole. Non c’è da scandalizzarsi, Israele ha avuto una parte di religiosi come l’Italia ha avuto una parte di cittadini indisciplinati che hanno preso d’assalto i treni. Siamo esseri uguali, tutti predisposti al peccato.

Il divieto è particolarmente pesante per l’importanza della festività di Pesach, niente riunione in casa con amici o parenti e questa è una decisione che non ha alcun precedente nella storia di Israele, ma nemmeno nella storia millenaria del popolo ebraico.

Anche in Italia le sinagoghe sono chiuse, i Seder (l’ordine di benedizioni e preghiere da recitare, ndr) comunitari proibiti e le persone passano Pesach (Pasqua, ndr) in Famiglia. Chi non ha famiglia vivrà una Pasqua di solitudine, chi la vivrà in Famiglia, sarà una famiglia ristretta, le tavolate con venti, trenta persone rimarranno un ricordo. Il ministro dell’Interno dello Stato di Israele, Arye Deri, ha spiegato ”Vogliamo che ciascuno abbia un Seder con la famiglia con la quale vive, senza movimenti di famiglie“.

Per quelli come me, che non hanno famiglia, che non sono molti ligi al rispetto di tutte le regole religiose (le cose vanno sempre esposte nella totale trasparenza), negli anni passati era possibile trasferirsi presso amici o partecipare al Seder in Comunità. Quest’anno c’è consentito il Seder in via telematica, che io faccio molta fatica ad accettare.

Pesach, la Pasqua in tempo di coronavirus
Pesach descrizione: Miscellanea Rothschild, preparazione di Pesach.
I disegni raffigurano a destra in alto , la sera prima di Pessach si cerca le briciole pane o altro cibo non permesso ,con lume di candela e una piuma.
Al centro la sera si prende L acqua da una sorgente o un fiume , per usare a far la matza
E in basso appunto fanno la matza e la mette in forno

Per me la Festa Ebraica è una ricorrenza speciale che rinnova l’incanto, la magia di ritrovare fede e amici che se sono fortunata, riesco a vedere una volta l’anno. E’ l’unione della religione alla dinamicità della vita, è condividere un momento religioso speciale assieme a una persona o a più persone speciali. Il Seder, in altre parole la cena ebraica è sempre stato uno dei momenti più intensi ed espressivi per una famiglia ebraica, tutti attorno al tavolo a leggere l’Hagdadah, che narra l’uscita del popolo ebraico dall’Egitto, gli ebrei escono dalla schiavitù per andare in quella che da allora si sarebbe chiamata “Terra di Israele”.

La Haggadah (che significa la Narrazione) inizia con una frase molto sentita: “Quest’anno siamo qui, l’anno prossimo saremo in terra d’Israele; quest’anno siamo schiavi, l’anno prossimo saremo liberi” , alla fine conclude con l’augurio “L’anno prossimo a Gerusalemme”.

Pesach 2020, volontari a Nahariya
Pesach 2020, volontari a Nahariya

Ognuno di noi credo abbia fatto la propria parte in questa Pesach, si sia diviso compiti e rispetto di precetti, come da tradizione ho portato le azzime a qualche ebreo, qui residente che non ha contatti con la Comunità Ebraica, in Israele lo fanno i volontari e portano anche cibo a chi non ne ha, è un dovere morale, qua dove arrivo, lo faccio io perché così ho sempre fatto.

Ho una cara amica, molto religiosa (spesso mi domando come fa a sopportarmi), proprio tanto religiosa, che da quando è rimasta vedova si prepara tutti i sabati la tavola per Shabbat, le candele, il libro di preghiere, come aspettasse il ritorno del marito o una persona con cui condividere lo Shabbat e puntualmente ogni Shabbat mi arriva la foto della tavola.  

Seder, come eravamo
Seder, come eravamo

E’ una brava signora che non vuole far morire la tradizione. Oggi le ho chiesto “Sandra passi Pesach da sola?” e lei mi ha risposto “Sì Paola, sarò sola ma non sarò sola. Ho preparato da mangiare per una settimana per me e mia figlia, così saremo insieme in qualche modo. Non ho potuto fare la stessa cosa per la figlia di mio marito (R.I.P.) perché abita troppo lontano, parliamo tutti i giorni via video, anche con i bambini. Ho scelto di stare sola perché è più sicuro per tutto.”.

Bisogna accettare le regole e acquisire consapevolezza che oggi le priorità sono altre, la salvaguardia della salute, trovare un antidoto efficace e duraturo contro il Coronavirus, poi vivere in modo più rispettoso per non colpire ulteriormente chi ha perso un proprio caro, fare un passo indietro per noi stessi e uno in avanti per le difficoltà degli altri, e siccome non sono tanto buona, auspico l’ergastolo per chi approfitta delle disgrazie altrui per ingrassare il proprio portafoglio e per chi specula sugli ammortizzatori sociali, che dovrebbero essere elargiti in base alle reali difficoltà di ogni singolo individuo o azienda! Scusatemi, se una persona è ricca può campare tranquillamente senza rubare ai poveri! Se una persona è ricca può comunque far fronte ai propri debiti senza speculare sulle difficoltà altrui. 

Hag Pesach Kasher vesameah lekulam! Passa una festa felice e kosher!

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Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.