Oggi Berlato chiude la campagna per Vincenzo Forte consigliere regionale: si attendono strali contro le frequentazioni di Donazzan e Giovine

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Luca Prioli, a sinistra, con Giovine, Rucco, Donazzan e Sorrentino
Luca Prioli, a sinistra, con Giovine, Rucco, Donazzan e Sorrentino

Oggi, alla conferenza stampa che si terrà dalle 16 presso il Magazzino del Caffè in Corso Andrea Palladio a Vicenza, si attendono gli ultimi strali, contro gli avversari politici ma anche se non soprattutto contro i "nemici" interni, del deputato italiano al Parlamento Europeo Sergio Berlato, che sostiene Vincenzo Forte come candidato alle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale del Veneto.

Tra l'altro il suo collaboratore nel Vicentino da oltre un decennio e suo genero è stato lanciato il 16 scorso a Vicenza come "espressione dei desiderata del 95% di FdI" anche da Ignazio La Russa, vice presidente del senato, presidente dell'esecutivo nazionale del partito da lui fondato insieme alla leader Giorgia Meloni e a Guido Crosetto e da decenni (in An e Pdl) sostenuto a livello nazionale dal coerente "re dei cacciatori".

La stampa locale, segnatamente il GdV a firma Giulia Armeni, aveva evidenziato l'endorsement (sostegno) di peso di La Russa, pur sempre avvocato di livello, come "la crepa, sempre più evidente, tra le correnti del partito".

Da un lato, ci sono, infatti, entrambi candidati a un seggio a palazzo Ferro Fini, l'assessore regionale Elena Donazzan, appena arrivata in FdI, in assenza di altri approdi cercati,  come, in primis, quello della Lega, dagli scampoli regionali di Forza Italia, in cui evidentemente non aveva più appeal, e il suo braccio destro Silvio Giovine, addirittura non iscritto a Fratelli d'Italia.

Dall'altro lato veleggiano i più storici e sulla carta molto più numerosi e strutturati berlatiani che puntano a Vicenza su Forte, anche perché a lanciare il partito in provincia è stato lui come portavoce provinciale, ora "in stand by" per la candidatura, e a strutturarlo in regione è stato il coordinatore regionale Berlato, anche lui dimessosi per competere in Europa dove è andato sotto la spinta delle sue coorti di elettori e che ora ricorda che il suo lavoro ha consentito a FdI «di passare dal 2,5% del 2015 al 10% verso cui veleggiamo ora».

Gli argomenti elettorali principali di Elena Donazzan, che mantiene in vita il suo movimento Amo il Veneto, e, quindi, di Silvio Giovine, sono una consistente presenza su tv amiche e una serie, tipica in tempi più ricchi, di tabelloni e spazi pubblicitari a pagamento oltre ai loro frequenti ammiccamenti ai nostalgici di Mussolini e agli incontri con una serie di imprenditori, a cui è istituzionalmente da tempo vicina come assessore al terzo mandato (iniziò "voluta" da Berlato, che poi mollò per Galan) con deleghe anche alla formazione professionale, ai programmi comunitari FSE e alle politiche per il lavoro (evidentemente da lei declinate più verso gli imprenditori che verso i lavoratori).

Appaiono più "politici" gli argomenti di Vincenzo Forte e del suo mentore Berlato che hanno basato la loro campagna, low cost se non money free, su gazebo e contatti col territorio (alcuni con polemiche per gesti deprecabili, ma negati, contro avversari esterni) sui temi cari alla destra sovranista anche se, avendo in casa l'avversario per l'unico seggio in gioco probabilmente per FdI a Vicenza, non evitano le stoccate ai due "fratelli", un bel po' coltelli, con decise venature fascio-italiote Donazzan-Giovine specialmente sul campo della legalità, un tema da sempre, bisogna riconoscere, caro ai sostenitori dell'ala berlatiana e di certo anche alla cultura legalitaria dell'avv. Ignazio la Russa.

È per questo motivo che la conferenza stampa di chiusura di Vincenzo Forte alla presenza di Sergio Berlato potrebbe in parte accelerare i tempi contenuti nella previsione finale del GdV: "Il weekend elettorale è alle porte e la rottura ufficiale può attendere. Finché voto non ci separi".

Perché quello che spesso è un argomento trattato negli incontri senza la presenza della stampa potrebbe avere oggi una qualche manifestazione pubblica, ci dice l'entourage berlatiano che ricorda a tal proposito come Berlato si sia speso personalmente, come  fece per il caso Galan, depositando presso le procure, in primis quella di Venezia, un dossier con accuse non irrilevanti contro il sistema di assegnazione e di controllo dei fondi della formazione la cui competenza politica è, come detto, nelle mani dell'assessore Donazzan.

Conosciamo molto bene la questione anche perché è alla base di un continuo attacco legale contro chi scrive e contro ViPiù per aver rivelato parti di quel faldone ora "fermo", perché?, in procura.

Ebbene, oltre a questi ultimi fatti, da accertare, sono le frequentazioni e il mondo intorno al duo Donazzan Giovine a far capolino spesso, chissà oggi, dietro gli indici puntati dai berlatiani contro chi non sarebbe ligio alle leggi o godesse di situazioni di vantaggio economico derivanti da comportamenti finalizzati all'illecito interesse personale.

Quegli indici sono rinvigoriti anche da notizie uscite

E dietro gli indici le bocche dei berlatiani, ora che il gong delle urne è vicino, sussurrano con voce sempre più... forte: "Elena di Pove si attornia di poliziotti pregiudicati e ragazzotti che hanno beneficiato dei soldi di papà finanziere condannato reo confesso...".

Oggi che si parla sempre di più di candidati presentabili o meno non sta certo a noi, per giunta "puri condannati", come ricorda la Donazzan, con magari un po' di nostalgia per il MinCulPop, a ben 2.500 euro per reati attinenti alla... libertà di stampa "limitata" dal tribunale di Vicenza, stilare le classifiche per gli elettori.

Ma di certo chi scrive non può stare dalla parte di chi, mentre legge quello che abbiamo scritto  riportando quanto noto, sta già facendo il numero di telefono del suo avvocato per un'ennesima denuncia intimidatoria...

Che non ci intimidisce ma ci fortifica nel nostro lavoro quotidiano per i lettori.

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