Migrante economico che non sa l’italiano trova lavoro nel Nord Italia, la bella storia di Luis

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Luis

Luis è un migrante economico. Viene da un Paese in cui la guerra non c’è, ma le condizioni di vita sono difficili. È una società polarizzata: i ricchi sono molto ricchi e i poveri sono molto poveri.

Luis avrebbe anche trovato un lavoro in Italia, ma lo status di extracomunitario senza documenti regolari, gli impedisce l’assunzione. Il datore di lavoro, un’azienda del Nord ha già due extracomunitari (un brasiliano e uno statunitense) e non può accoglierne un altro.

L’unica speranza, per Luis, sarebbe la cittadinanza italiana, come la moglie, i cui avi partirono dal Friuli.

L’azienda piemontese ha bisogno urgente di un dipendente, entro fine mese, poi guarderebbe altrove. Tempi troppo stretti, soprattutto per Luis, visto che per ottenere la cittadinanza ci vuole molto tempo.

È vero che Luis ha già un fascicolo aperto anni fa (quando già pensava di venire in Italia a lavorare), ma ora la corsa contro il tempo è quasi proibitiva. Servono accertamenti, documenti, dichiarazioni e dimostrare di conoscere la lingua italiana, livello B1, il terzo.

Ma Luis ha avuto le stelle dalla sua parte. L’azienda piemontese ha smosso mari e monti, una gara pazzesca di solidarietà, documenti e indagini della polizia materializzati in poche ore. Oggi Luis siederà davanti a una commissione e pronuncerà qualche parola di italiano (“ciao”, “buongiorno” e “manciare buono”) e, se tutto va bene, tra una decina di giorni potrà iniziare a lavorare.

Sulla paga, sul salario, ci si è già messi d’accordo: 10 milioni di euro in tre anni. Sa che, come accade a tutti gli altri migranti economici, verrà insultato dalla gente per il suo colore: ma non della pelle, solo della maglia.

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