Emergenza idrica, l’Italia è il Paese europeo che investe meno nel settore idrico: appena 40 euro per abitante contro i 100 della media europea

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Posizione dell'Italia per investimenti nel settore idrico in Europa
Posizione dell'Italia per investimenti nel settore idrico in Europa

Per la sua preziosità biologica, ma anche industriale, l’acqua viene chiamata l’«oro bianco». Soprattutto in una società “idrovora” come quella italiana che si posiziona al primo posto in Europa per prelievi di acqua potabile. Si stima che senza acqua il Pil italiano perderebbe più di 287 miliardi di euro di valore aggiunto. La ricchezza che essa genera, però, sembra non essere valorizzata. L’Italia infatti è tra i paesi che investono meno per il settore idrico: appena 40 euro per abitante. La media europea è invece di 100 euro pro capite.

In un settore come quello idrico l’Italia vanta molti primati. È il primo Paese per prelievi di acqua dolce, con 160 m³ di acqua prelevati all’anno ad uso potabile per ogni abitante (il doppio della media UE, due volte la Francia e quasi tre volte la Germania). Inoltre, con una media di 188 litri consumati pro capite annui di acqua minerale in bottiglia, siamo il primo Paese al mondo per consumo di acqua minerale.

Ma non basta. Anche per innovazione tecnologica e competenze l’Italia è tra i primi in Europa. Infatti, con 20 citazioni per pubblicazioni legate al tema dell’acqua e 64 richieste di brevetto nel campo delle tecnologie ambientali nell’ultimo anno, l’Italia si posiziona rispettivamente all’8° e al 5° posto tra i Paesi più virtuosi nella ricerca dell’Unione Europea. Non male per un paese che investe solo l’1,4% del Pil in ricerca.

Traguardi che però non si traducono in una gestione allo stesso livello delle competenze che esportiamo. Secondo i dati del 2020 rilevati dal gruppo The European House – Ambrosetti, circa il 60% delle infrastrutture della rete idrica ha più di 30 anni. Il 25% addirittura più di 50 anni. Questo si traduce in un deficit qualitativo del servizio, ma anche quantitativo. Secondo il report, infatti, il 47,3% dell’acqua prelevata viene dispersa lungo la rete idrica. La percentuale media europea è meno della metà, il 23%.

Con la legge n. 36 del 1994, la “Legge Galli”, l’Italia è passata da un sistema frammentato di gestione a comparti ad un servizio idrico integrato. Vengono introdotte le ATO, gli Ambiti Territoriali Ottimali, per passare ad una gestione imprenditoriale che recuperi efficienza attraverso la copertura dei costi con una tariffa. I livelli di investimento in questo settore, però, sono i più bassi in Europa. Appena 40 euro pro capite investiti contro una media europea di 100. Gli investimenti nella rete idrica italiana sono 2,5 volte inferiori a quelli francesi e 2,2 volte inferiori rispetto a quelli tedeschi. Meno di noi investono solo Malta e Romania.

Ma sebbene l’Italia sia ancora in fondo alla classifica europea per investimenti in questo settore, negli ultimi anni gli investimenti dei gestori industriali nel settore sono comunque triplicati: da 1,1 miliardi di euro nel 2013 a 3,5 miliardi di euro nel 2018. Secondo le stime di The European House, però, sarebbero necessari 3,6 miliardi di euro addizionali all’anno per allinearsi alla media europea dei 100 euro investiti nell’infrastruttura idrica per abitante l’anno. Ancora di più, 12,2 miliardi di euro all’anno, se volessimo raggiungere la media di 243 euro all’anno per abitante dei tre best performer europei (Slovenia, Svizzera e Norvegia).

Per avvicinarsi a questo traguardo, nel 2015 l’Autorità di Regolazione per l’Energia, le Reti e l’Ambiente (ARERA) ha adottato un nuovo metodo tariffario che si rifà al principio del full cost recovery, ovvero il trasferimento ai consumatori di una parte dei costi del soggetto gestore. Questo contributo della tariffa si stima abbia inciso efficacemente sulla copertura degli investimenti.

Nonostante questa riforma, però, l’Italia continua ad avere una tariffa per metro cubo di acqua tra le più basse d’Europa. E questo incide sensibilmente sugli investimenti. Un utente infatti paga in media 1,87 euro per metro cubo di acqua prelevata. La metà rispetto alla tariffa francese (pari a 3,67 euro/m³) e il 40% in meno rispetto a quella tedesca (4,98 euro/m³).

Ma questo basso costo è spiegato da un altro primato che ha l’Italia. Con 69 laghi naturali di oltre 0,5 km² di superficie, 234 fiumi e centinaia di bacini idrici artificiali, l’Italia è il Paese europeo più ricco di acqua.