Marlane Marzotto, processo bis: chiesti ma negati i tracciati delle analisi. Cgil Tirreno prende posizione per Praia a Mare

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Marlane Marzotto, operai senza guanti e maschere maneggiano i tessuti tinti
Marlane Marzotto, operai senza guanti e maschere maneggiano i tessuti tinti

Udienza tecnica (ieri, 17 maggio) al tribunale di Paola per il processo Marlane Marzotto bis (fonte ilmiocomune.it). Nella giornata di ieri era previsto il cosiddetto “Incidente probatorio”. Tale iniziativa del tribunale si è resa necessaria perché, come è noto, sono state effettuate le perizie sui luoghi della ex fabbrica tessile che sono soggetti ad ulteriori modificazioni.

La questione, ieri, è stata posta sulla presenza di sostanze ritenute nocive che possano aver prodotto malattie tumorali e i decessi di cittadini ed ex operai. Le perizie avevano evidenziato la presenza di valori superiori alla norma sugli oggetti e nei luoghi presi in esame. In particolare, per sostanze come il Cromo totale e Cromo esavalente, presente nei rifiuti e nei terreni.

In relazione al Cromo esavalente, ieri, la difesa degli imputati ha sottolineato come diversi studi rivelino che tale sostanza chimica per generare malattie tumorali debba essere assunta in grandi quantità. Sui campioni prelevati e in particolare nei condizionatori sarebbe stata rilevata la presenza di “Arsenico” che, secondo gli avvocati di parte civile, potrebbe rappresentare una delle cause scatenanti delle malattie tumorali. Questione contestata dalla difesa degli imputati del processo “Marlane Marzotto bis”.

Le parti civili, alla scorsa udienza hanno richiesto ai periti di fornire i tracciati delle analisi effettuate sui campioni prelevati. Tale richiesta è stata ribadita ieri e il giudice ha negato l’acquisizione. Secondo gli avvocati di Parte civile la richiesta si giustifica con il fatto che il tracciato evidenzia tutte le sostanze presenti sul campione. E le parti civili hanno sottolineato la presenza dell’arsenico individuato sul campione non acquisito.

Sull’udienza di ieri sono intervenuti Giuseppe Guido, segretario generale Cgil Pollino Sibaritide Tirreno, e Mimma Iannello responsabile Cgil Tirreno. Come è noto, la sigla sindacale è parte civile nel processo in corso. “Come Cgil – affermano Iannello e Guido – auspichiamo che nel nuovo processo Marlane (per il passato cfr. “Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante” di Giorgio Langella, edizioni Vicenza Papers di VicenzaPiù, ndr) ) non abbiano a verificarsi i ritardi ed i limiti processuali che hanno condizionato l’esito del primo processo dove la verità è stata piegata di fronte a testimonianze ed evidenze scientifiche schiaccianti.

Una cosa è certa, il punto di partenza del nuovo processo sono le morti e le malattie neoplastiche che hanno colpito lavoratori e lavoratrici dell’ex stabilimento e le tante perizie che fotografano inconfutabilmente la presenza nell’ex stabilimento di Praia a Mare di tassi spropositati di sostanze altamente cancerogene.

Tuttavia, sorprendono e interrogano oggi le dichiarazioni dei periti quando affermano che la presenza di alcune sostanze (arsenico) troverebbero spiegazione in “anomalie geologiche del substrato” del terreno e nell’aver ritenuto non opportuno campionare la presenza di altre sostanze nocive oltre quelle ufficialmente impegnate dalla Marlane Marzotto nel ciclo industriale della fabbrica.

La presenza di arsenico, ad esempio, di cui vi è traccia in altri campionamenti (Arpacal 2006, De Rose 2007, Magnanimi 2012), è stata volutamente tralasciata dai periti nonostante sia altamente cancerogena e ve ne sia traccia conclamata

Inoltre, è stupefacente – prosegue la Cgil – che gli stessi periti, nei carotaggi esterni, si sarebbero affidati a valutazioni solo di osservazione “ad occhio”, quando è risaputo che alcune sostanze come lo stesso arsenico, siano incolore e inodore. Ancor più sorprende che a fronte della richiesta di procedere a campionature circoscritte e mirate non sarebbero state ascoltate le richieste delle parti civili su una serie di altri metalli.

Tuttavia – concludono Giuseppe Guido e Mimma Iannello – siamo fiduciosi che, l’acquisizione dei tracciati delle campionature dello scorso settembre possa aggiungere elementi di chiarezza sulla presenza dell’entità di ogni sostanza presente nei campioni prelevati all’interno e all’esterno della fabbrica, e che le prossime tappe processuali siano contraddistinte dalla precisa e determinata volontà di ricercare fino in fondo la verità sulle responsabilità di chi ha omesso di vigilare sulla salute dei lavoratori esposti irresponsabilmente al contatto ed ai vapori di materiali altamente insidiosi”.