Liquidità, Federcasse in Commissione Banche espone i dati e guarda al futuro delle BCC: meno vincoli dalla BCE su NPL!

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Se c’erano delle banche dalle quali, più di tutte le altre, emergevano dati insoddisfacenti circa l’erogazione di liquidità alle Pmi durante il lockdown, queste erano proprio le banche di credito cooperativo (BCC). Le rilevazioni della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, fatte a maggio, avevano infatti fotografato un’applicazione tutt’altro che capillare delle misure previste dai decreti Liquidità e Cura Italia.

I due principali gruppi bancari cooperativi, Iccrea e Cassa centrale, a metà maggio avevano rispettivamente erogato solamente il 2,5% e il 6% dei finanziamenti richiesti. Percentuali di molto inferiori alla media nazionale del 52%. Numeri che avevano anche suscitato l’indignazione del deputato vicentino Pierantonio Zanettin (FI) in numerosi interventi in commissione. Ora, però, le cose sembrano essersi sistemate.

Martedì 21 luglio in Commissione Banche è stata audita Federcasse, abbreviazione di Federazione italiana delle banche di credito cooperativo – casse rurali ed artigiane. Il direttore generale Sergio Gatti ha riportato alla bicamerale dati incoraggianti. Adesso si parla in media del 65% delle domande accolte ed erogate per le 250 BCC italiane aderenti ai due gruppi. Al 3 luglio sono state evase 107 mila domande, di cui 101 mila relative all’art. 13 – ovvero i finanziamenti fino a 30 mila euro – del Dl Liquidità, per un totale di 3,2 miliardi di euro. Le erogazioni del gruppo cooperativo, tiene a sottolineare il direttore generale, costituiscono il 10% del totale dei prestiti nazionali ex art. 13 del Dl 23/2020.

Il deputato Ubaldo Pagano (Pd) riconosce, quindi, che «al 20 maggio i dati inerenti legati alle Bcc non sembravano molto esaltanti, ma Iccrea non è l’istituto che raggruppa tutte le Bcc e quindi il calcolo non era statisticamente corretto». Ecco svelato l’arcano. Ma il direttore generale ammette: «I ritardi iniziali ci sono stati, insieme ad errori di comunicazione per fornire i dati». Assicura però che gli arretrati organizzativi sono minimali e le cause principali sono «la carenza documentale e la mancanza di requisiti».

Un tema che invece ha voluto sollevare il presidente di Federcasse Augusto Dell’Erba è quello relativo alla normativa bancaria europea che, a detta di Federcasse, rischia di far deviare dagli scopi originari le banche cooperative. «Essere stati messi tra le banche ‘significant’ – avverte Dell’Erba – appesantisce la nostra operatività e rischia di cambiare la nostra natura». Lanciando un appello in particolare alla bicamerale stessa: «Noi ci auspichiamo che la Commissione possa trovare il tempo di occuparsi di questa parte normativa che ci riguarda».

Il senatore Alberto Bagnai (Lega), però, commenta caustico sulla regolamentazione europea dei crediti cooperativi: «La lega aveva già avvertito. (…). L’Europa ti ascolta solo se ti difendi. Bisognava pensarci prima». Il presidente Dell’Erba allora risponde: «Ha ragione». All’epoca in cui i crediti cooperativi accettarono la sorveglianza della Bce era necessario qualsiasi sforzo per stabilizzare il sistema, spiega il presidente: «Compromessi oggi dolorosi in quel momento sembravano indispensabili».

Un altro effetto collaterale della crisi causato dal Covid, ed emerso in commissione, sono i cosiddetti NPL – Non Performing Loans -, ovvero crediti deteriorati che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente o del tutto. Per evitare quindi che «tutto debba essere ceduto a pochi operatori globali», sostiene Gatti, il direttore generale di Federcasse mette sul tavolo una «nuova filosofia», come la definisce lui. La svolta starebbe nel sospendere per almeno 3 anni il Regolamento (UE) 2019/630 – che disciplina la copertura minima delle perdite sulle esposizioni deteriorate – e proporre invece «incentivi alle banche per gestire internamente i crediti deteriorati di imprese e famiglie».

Per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile, Federcasse suggerisce anche qui un nuovo approccio. “Incentivare piuttosto che penalizzare” è la parola d’ordine del manager. «Occorre accompagnare per favorire la transizione verde», spiega Gatti. E per fare questo, argomenta, occorre «creare un registro elettronico centralizzato europeo che contenga informazioni sulla sostenibilità. Informazioni difficilmente reperibili dalla singola impresa».

Riprendendo le parole del senatore Luciano D’Alfonso (Pd), il direttore generale asserisce che «finanza geolocalizzata significa prendere la fiducia e riuscire a trasformarla in credito nel territorio». La vigilanza porta sulla strada sbagliata: occorre «ridare cittadinanza al credito», conclude infine Gatti.


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