Liquidità, dopo audizione Abi in Commissione Banche sen. Massimo Ferro (FI): servono al Veneto e al Paese anche infrastrutture e semplificazioni

121
Massimo Ferro, senatore di Forza Italia e imprenditore chimico e agricolo
Massimo Ferro, senatore di Forza Italia e imprenditore chimico e agricolo

Ad essere audito il 22 aprile scorso dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche e sul sistema Finanziario (di cui abbiamo pubblicato il video integrale già annunciato e linkato nella nostra nota Decreto liquidità, diretta audizione ABI in Commissione d’inchiesta sul sistema bancario: presenti i veneti Zanettin, Bitonci e Ferro“, Maniero e Raduzzi forse in streaming, ndr), è stato Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Associazione bancaria italiana (Abi), che ha riferito sulle iniziative della task force per la liquidità del sistema bancario nell’emergenza sanitaria.

Dopo l'intervento dell’on. Pierantonio Zanettin (Forza Italia), unico componente vicentino della Commissione, è un altro forzista, il senatore veronese Massimo Ferro, capogruppo FI nella Commissione oltre che imprenditore nel settore chimico a capo di un’azienda leader tra i produttori di fertilizzanti con stabilimenti in Veneto e in Croazia e socio produttore della Cantina di Colognola ai Colli, a fornirci un quadro della situazione esaminata dalla Commissione Banche sulle provvidenze a favore degli italiani in questo tragico, lungo, momento di emergenza Coronavirus.

Mentre ci mancano ancora all'appello il sen. Massimo Bitonci (Lega), l'on. Raphael Raduzzi e l'on. Alvise Maniero, entrambi del Movimento 5 Stelle, "in questa prima fase dei lavori della commissione (giova ricordare che comunque qs commissione non ha mai interrotto le proprie attività pur nel rispetto delle disposizioni del distanziamento sociale) - ci dice Ferro - ci si è concentrati nella definizioni degli ambiti di azione, tenuti presenti limiti e condizioni posti dalla legge istitutiva. In quest’ottica si è deciso un primo veloce ciclo di Audizioni delle componenti che formano la Task force istituita dal Governo a Palazzo Chigi: Banca d’Italia, ABI, Mediocedrito Centrale, Ministero Economie e Finanze Ministro Gualtieri.

Al 26 aprile 2020 sono stati auditi il dr Angelini, Capo dipartimento vigilanza banca d’Italia, e il dr Gobbi capo servizio stabilità banca d’Italia; il dr Sabatini direttore generale dell'ABI, il dr dr Mattarella amministratore delegato Mediocredito Centrale.  Per mercoledì 29 aprile è prevista l'audizione del dr. Cappiello, direttore generale del  Sistema bancario del Ministero economie e finanze, mentre il ministro Gualtieri non ha dato ancora una data disponibile".

Che dire fino ad oggi?

Oggettivamente alla luce dei decreti “Cura Italia” e “Liquidità.” (decreto legge 18 del 17 marzo e dl 23 dell'8 aprile) il governo ha cercato di immettere nel sistema per lo più delle PMI e PIVA della liquidità ma il dato di fatto altrettanto oggettivo è che comunque questa liquidità non arriva al destinatario finale, all’utilizzatore...

Le procedure applicative, anche per una non sufficiente chiarezza ab origine nei decreti stessi, non sono così immediate e veloci come gli strumenti legislativi citati prevedevano.
Le banche, Mediocredito Centrale e Sace a seconda delle diverse tipologie di intervento hanno frapposto procedure, richieste esorbitanti di documentazione, dubbi interpretativi che di fatto hanno portato ad un blocco - almeno fino a qualche giorno fa - nella elargizione delle misure finanziarie richiamate.

La speranza da parte nostra è che da lunedì almeno i fondi previsti per le P. Iva e le Pmi -per la parte dei fondi garantiti da mediocredito - siano resi operativi. La parziale riapertura dopo il lockdown da domani impone che questi fondi siano resi operativi per supportare lo sforzo di queste aziende che ripartono dopo oltre un mese di chiusura.

Che cosa lamentano, senatore Ferro, i destinatari dei finanziamenti?

Nel merito dei decreti c’è da dire che ad un primo decreto (il Cura Italia) poco chiaro, con un perimetro assai limitato d’azione, è succeduto il decreto 23 del 8 aprile “Liquidità” che ha riportato l’Italia ad un allineamento con gli altri maggiori paesi europei nella predisposizione di strumenti almeno quantitativamente adeguati per finanziare le imprese colpite da pandemia.
Lo strumento della garanzia pubblica alle banche, attraverso Mediocredito Centrale per le P. Iva tramite il Fondo Centrale Rischi e le Pmi e successivamente Sace per Pmi e Middle e Grandi aziende, permette alle banche stesse di attingere agli ingenti flussi di liquidità concessi a tassi negativi dalla BCE.
Quindi impianto sulla carta ripeto condivisibile ma come detto il combinato disposto dei due decreti ad oggi non assicura tuttavia una erogazione in tempi tanto brevi e a condizioni tanto convenienti per le imprese. L’ottusità per altro di questa maggioranza PD/M5Stelle a non recepire le numerose proposte di buon senso fin qui presentate dalle opposizioni e da Forza Italia in particolare ha impedito di apportare quegli emendamenti che avrebbero impedito i ritardi che tutti a tutti livelli stanno lamentando.

È possibile ridurre i costi totali di queste nuove operazioni?

il decreto 23/2020 prevede che le banche possano erogare i finanziamenti garantiti da Sace a tassi che sommati ai costi delle garanzie non addossino alle imprese oneri finanziari maggiori di quelli sopportati sui crediti privi di garanzia e precedenti lo shock pandemico ma questo incentiva le banche a fissare i tassi di interesse alla soglia massima compatibile con la norma e a sostituire i loro prestiti non garantiti, comunque già erogati, con crediti garantiti ma possono le imprese oggi sopportare costi finanziari pari a quelli vigenti prima del crollo della loro redditività per giunta senza attinente, nel caso di rinegoziazione, a nuova liquidità?

Ma è in linea con la ratio dei 2 decreti trasferire alle banche i benefici della sostituzione fra prestiti garantiti e non garantiti?

Qui è in gioco la sopravvivenza della stragrande maggioranza delle imprese che costituiscono l’asse portante del nostro Paese, in particolare nella nostra regione, il tessuto delle Pmi del nordest, cioè, che fino a qualche anno fa era considerato la locomotiva dell’Italia....

Occorre quindi ridurre al massimo gli oneri finanziari per le imprese, eliminarre i tempi morti e arrivare in fretta alla messa a disposizione di questa liquidità.

Per concludere quali proposte, sen. Ferro, si sente di avanzare?

Essenzialmente due:

A)  gli stanziamenti a copertura delle garanzie andranno aumentati nel decreto di maggio perché il fabbisogno reale è stato sottostimato del governo (di qui la richiesta di variazione al Def che arriverà in Senato la prossima settimana);

B)  Alle nostre imprese non servirà solo liquidità; nella fase 2 esse avranno bisogno soprattutto di capitali, infrastrutture, semplificazioni normative e burocratiche, incentivi alla ricerca e all’innovazione ma di questo ne parleremo in altra occasione.

Sarà in grado questo Governo con un partito antisistema come il Movimento Cinque Stelle -il partito del no - a risolvere con visione e strategia questa fase delicatissima ed eventualmente esiziale per il futuro del nostro Paese?

C'è da augurarsi, senatore Ferro, nell'interesse del Paese (quello con l'iniziale maiuscola) che ci riesca e non a caso Forza Italia in quest'ambito si è distaccata dall'atteggiamento guerreggiante sempre e comunque dai suoi alleati sempre più scomodi se non in chiave elettorale  Lega e FdI, per far prevalere rispetto al sentimento sovranità e populista di queste due formazioni la sua cultura liberale e moderata.

Sei arrivato fin qui?

Se sei qui è chiaro che apprezzi il nostro giornalismo, che, però, richiede tempo e denaro. Se vuoi continuare a leggere questo articolo e per un anno tutti i contenuti PREMIUM e le Newsletter online puoi farlo al prezzo di un caffè, una birra o una pizza al mese.

Grazie, Giovanni Coviello

Sei già registrato? Clicca qui per accedere