C’è chi paga pubblicità con soldi associati ma da VicenzaPiu.tv Rocca, Miazzo e Miatello discutono su legge 205 e su 1.5 mld promessi a vittime BPVi e Veneto Banca: parte II

207

Dopo la prima parte del dibattito su “Legge 205 alla base dei 1.500 milioni almeno promessi dal governo del cambiamento ai risparmiatori BPVi e Veneto Banca” ecco la seconda  in cui abbiamo messo a confronto con noi il dr. Riccardo Federico Rocca dello studio legale Rocca di Milano, Gianni Miazzo, vice presidente dell’associazione Soci Banche Popolari (area del Coordinamento banche di don Enrico Torta) e Patrizio Miatello, presidente dell’associazione Ezzelino III da Onara e “leader” delle delle associazioni Unite per il Fondo

 

Concentrare gli sforzi di tutti (politici e associazioni) affinché, piuttosto che a volersi intestare meriti, si punti a raggiungere risultati consistenti a favore dei risparmiatori che hanno sottoscritto e/o acquistato azioni o obbligazioni di Banca Popolare di VicenzaVeneto Banca e 4 banche risolte era lo scopo del terzo incontro specifico (qui il primo e qui il secondo) per discutere della legge 205 e del suo futuro, si spera a breve, a favore dei soci risparmiatori di BPViVeneto Banca e delle 4 banche risolte.

Tabellone pubblicitario di Noi che credevamo nella BPVi a TrevisoIl 1°ottobre forse si è fatto un passo avanti in questa direzione nel nostro studio, anche se c’è ancora chi, inviando inconcludenti e sciocchi messaggi ai propri sostenitori e pagando, con i soldi di chi se non dei propri associati già spennati dalle banche, mega tabelloni pubblicitari (nella foto uno di Noi che credevamo nella BPVi in una strada di Treviso), dimentica che la battaglia (guerra?) dovrebbe essere unica e non per mettersi una coccarda sul petto.

Se si tifa per questo o quel partito salvo criticare chi si schiererebbe per altri, questo lo ha detto in particolare Gianni Miazzo dell’associazione vicina a un credente come don Torta e agli… ex credenti in BPVi, ci si comporta più da bambini aspiranti primi della classe, che sono invidiosi di altri, eventualmente, bravi come o più di loro, che non da combattenti per l’equità.