Quale futuro per la Lega by Salvini, senza Nord e autonomia? Dal Lago, Franco, Barbieri, Pellizzari ed Equizi ce ne parlano dal fu Carroccio vicentino

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Lega in piazza
Lega in piazza

Può esistere una Lega senza il Nord? Sembra assurdo ma di fatto il Carroccio ha subìto una trasformazione che evidentemente non è solo nominale con la Lega Nord oggi divenuta ufficialmente Lega Salvini premier senza il marchio di fabbrica “Nord” che rimane alla “bad company” in capo alla quale, neanche fosse una società qualsiasi, rimane il debito di 49 milioni di euro per la condanna per appropriazione indebita ai danni dello Stato, alias i cittadini, di cui ha usato illecitamente i denari.

La trasformazione, che pesa in termini di tesseramento con il 30% in meno proprio al Nord, cosa significa in termini di contenuti e direzione politica? Ne abbiamo parlato con vari esponenti vicentini della Lega storica, Manuela Dal Lago, Paolo FrancoPatrizia Barbieri, Andrea Pellizzari Franca Equizi, che hanno sicuramente percepito la trasformazione della Lega di Salvini rispetto a quella di Bossi, avendo vissuto i due periodi.

Lapidaria Manuela Dal Lago, leghista della vecchia guardia, ex presidente della provincia di Vicenza dal 1997 al 2007 prima di sbarcare a Montecitorio nel 2008 e ‘primo ministro della Padania’: “da due mesi non leggo i giornali e non seguo la politica – ci ha detto sbottonandosi ben poco, come è suo stile- ma non vedo che ci sia una nuova Lega, su tante cose non è cambiato molto. Oggi sicuramente voterei ancora Lega perché nel panorama politico è la migliore proposta. È sicuramente peggiorata rispetto al passato, ma è comunque il miglior partito in circolazione“.

Paolo Franco, ex senatore della Lega Nord dal 2001 al 2013, non vede invece di buon occhio il nuovo corso salviniano: “evidentemente non farò la tessera della ‘Lega Salvini premier’ – ci spiega -. Innanzitutto perché non credo che Matteo Salvini abbia le caratteristiche per fare il presidente del Consiglio. Se il partito fosse ‘Lega Zaia premier’ allora farei la tessera, perché Zaia ha secondo me le capacità, oltre a quelle già dimostrate come ministro e governatore, per fare il premier“.

Ma oltre alla persona c’è anche una questione di contenuti? “Enorme. A cominciare dall’euro. Se uscissimo dall’euro, come vuole Salvini, sarebbe una sciagura per gli imprenditori, invece Zaia ha più buon senso. E poi l’autonomia. Salvini non può volerla veramente, se va a chiedere i voti al Sud, mentre Zaia ci ha messo la faccia con il referendum“. Insomma un cambiamento radicale. “Mi dispiace ma dopo 25 anni non posso riconoscermi in questa Lega”.

Di poche parole è Patrizia Barbieri, ex assessore leghista di Vicenza, allontanatasi, anche se non uscita, dal partito da anni per evidenti delusioni ideali ed eletta ultimamente consigliere comunale con la lista #RuccoSindaco da cui da poco è passata in Fratelli d’Italia, da noi interpellata sul nuovo corso salviniano e sul destino dell’autonomia in Veneto: “non sono più nella Lega da sette anni – ha detto – quindi non posso parlare di questioni interne al partito. Sull’autonomia c’è stato un referendum plebiscitario, non è una questione di Lega, destra, sinistra, centro, tutti i veneti la vogliono e bisogna assolutamente farla“.

Andrea Pellizzari, che dopo aver lasciato la Lega, di cui era capogruppo a Vicenza, è entrato anche lui in Fratelli d’Italia, ha invece commentato più loquacemente e approfonditamente la direzione di Salvini iniziando dall’ottica elettorale: “Salvini ha fatto da tempo una scelta – ha detto -. Se la Lega fosse rimasta ancorata al Nord avrebbe continuato a prendere il 10%, invece, abbracciando anche l’elettorato del Sud, è arrivata al 35%. Quello che manca alla Lega di Salvini è una direzione precisa: mentre nel caso del PD sappiamo che è un partito di ideologia socialista, erede del PCI di Berlinguer, nel caso di Fratelli d’Italia sappiamo che è un partito erede della destra sociale che incarna la destra liberale, nel caso della Lega non sappiamo cos’è e cosa vuole essere: destra, sinistra, sovranista. Perché un elettore di destra della Calabria dovrebbe votare Salvini e non Meloni? Che differenza c’è? Ha senso per Salvini fare un doppione di Fratelli d’Italia?“. Del resto lo stesso Salvini, ex “comunista padano”, poco tempo fa ha dichiarato di sentirsi erede addirittura di Berlinguer.

In ogni caso, forse a Salvini non conviene correre da solo, come invece potrebbe fare Zaia in Veneto. “Certo che no. Il centrodestra unito vince, e se si votasse oggi vincerebbe – spiega ancora Pellizzari -. In Veneto Zaia potrebbe vincere anche con una sua lista, quindi non solo senza FdI e Forza Italia, ma anche senza la Lega stessa. Ma Zaia è una persona di buon senso e non lo farà, perché capisce che è meglio che il centrodestra resti unito anche in Veneto“.

Ma al Nord, molti votano Lega per le istanze autonomiste. E i veneti si aspettano da Zaia proprio l’autonomia. “La questione dell’autonomia, posta in questo modo, è una presa in giro – ci dice Pellizzari con molto pragmatismo –. In Catalogna gli autonomisti hanno il 100% eppure non riescono ad ottenerla, perché ci sono il governo centrale, il consiglio europeo, che lo impediscono. L’autonomia chiesta dai veneti non è culturale, non è religiosa, non è linguistica. È solo economica. Allora se lo Stato centrale italiano gestisse meglio le risorse, anche le istanze autonomiste diminuirebbero. E questo Fratelli d’Italia lo ha capito, cercando di promuovere un’idea di Stato e di governo serio, responsabile. Allora non ci sarebbe motivo di dividersi tra Nord e Sud. Perché il vero problema sono gli sprechi. È chiaro che quando i veneti sentono notizie di soldi sprecati al Sud, di spesa pubblica gonfiata, di provvedimenti come il reddito di cittadinanza in cui uno prende 700 euro dallo Stato e magari lavora comunque, in nero, allora si arrabbiano e chiedono che i soldi delle loro tasse restino in Veneto. Una proposta più concreta dell’autonomia sarebbe eliminare le regioni a statuto speciale, o rendere tutte le regioni d’Italia, e dopo 50 anni sarebbe anche ora, a statuto speciale. Perché Trentino, Friuli, Val d’Aosta, Sicilia e Sardegna devono essere diverse dal Veneto?“.

In questa carrellata di vecchi e meno datati amanti della fu Lega Nord caustica come sempre è, infine, la posizione di Franca Equizi, ex consigliere comunale della Lega, da cui fuoriuscita nel 2005, poi candidata sindaco di Vicenza nel 2018 con la lista “Confederazione Grande Nord”, che senza mezzi termini afferma che “Salvini ha tradito la vera Lega. Questo è un partito in cui non mi riconosco e da cui sono contenta di essere uscita”.

Ma, un po’ in controtendenza rispetto ad altre opinioni molto diffuse, Equizi non vede in Zaia una valida alternativa a Salvini come leader nazionale del Carroccio. “Zaia mi sembra molto in linea con Salvini. Certo, ha paura di perdere voti e quindi ha rilanciato l’autonomia per avere i voti dei ‘lighisti’ di ritorno. Salvini ha ceduto ai grillini sul reddito di cittadinanza, ma loro non hanno ceduto a lui sull’autonomia. Aveva detto che con lui al governo la si faceva in un quarto d’ora, sono passati anni. Ma quando Zaia è andato a Roma a parlare di autonomia ed è stato fischiato, ha cambiato discorso. Allora forse nemmeno lui ci tiene così tanto, anche se sicuramente userà molto questo tema in campagna elettorale“.

Solo il tempo potrà dirci se Salvini andrà avanti per la sua strada “nazionalista” e se si creerà un’ala di dissidenti nordisti che usciranno per scindersi in un altro partito. Zaia per il momento si “accontenta” di un terzo mandato da governatore del Veneto, stando attento da un lato alle spine nel fianco che potrebbero essere proprio gli alleati di Fratelli d’Italia e dall’altro lato alla crescita del Partito dei Veneti, che potrebbe togliere voti alla Lega già quest’anno, ma ancora di più e in maniera forse più preoccupante nel 2025, soprattutto se non sarà ancora arrivata l’autonomia e se Zaia, ormai in versione Putin, non si ricandiderà per un quarto mandato.

In questo quadro significherà qualcosa la (ri)nascita della Liga veneta, sia pure per Salvini, voluta proprio dal presidente uscente ma di sicuro rientrante?


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