Lega e il consigliere dei 600 euro Barbisan: “soccorso padano” a Bruxelles con Da Re?

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europarlamentare Toni Da Re Lega
europarlamentare Toni Da Re Lega

da La Tribuna di Treviso

Il paracadute che Toni da Re sta per lanciare a Riccardo Barbisan – un posto da assistente sul territorio nel suo staff di europarlamentare, al posto del dimissionario Bepi Paolin ripescato in Parlamento – è esploso ieri nel mondo politico, non solo trevigiano. Raccontano che le chat leghiste su Whatsapp siano rimbalzate in Parlamento, passando per i banchi della Regione. E se la Lega è stata sotto massimo silenzio, sono stati gli ex leghisti e il centrosinistra a commentare, sia ufficialmente che in rete, il “soccorso padano” di Da Re e del partito al consigliere regionale uscente depennato dalle liste in seguito allo scandalo del Covid bonus, con le due rate da 600 euro incassate e subito devolute da Barbisan al fondo comunale di solidarietà e a una colletta alimentare promossa dalla Pro Loco di Canizzano e San Vitale (con il presidente del sodalizio che poi invia al quartiere una lettera di aperto sostegno a Barbisan).
Le girate benefiche – nessun euro è stato trattenuto del consigliere – non gli hanno evitato la mannaia del partito dalle liste, quando Barbisan era pronto alla corsa per la riconferma a palazzo Ferro Fini. In rete, fioccano i commenti. Caustico Arnaldo Pitton, già leghista (tosiano), sindaco di Meduna di Livenza: «Bene, Zaia butta fuori Barbisan dalle liste e Da Re lo ripesca dandogli un incarico a Bruxelles. Bea a Lega de Treviso, vero?». «Tutto è bene ciò che finisce bene, commovente il soccorso in casa leghista», scrive Daniele Ceschin (Pd), già vicesindaco a Mogliano, «Sempre disposti ad aiutarsi fra di loro, nessuno deve restare indietro». E c’è chi ricorda come Toni Da Re, lo scorso 10 agosto, alla notizia dei parlamentari, anche leghisti, che avevano percepito il Covid bonus dell’Inps, era insorto tuonando. «Fora i nomi» come il deputato patavino Marcato, ricordando di «avere la tessera della Lega dal 1982».

Certo non era ancora esploso lo scandalo in Regione, che ha infine travolto il vicegovernatore Forcolin, Barbisan stesso e il collega veronese Montagnoli. Ironica Rachele Scarpa, candidata indipendente del Pd alle regionali. «Una poltrona ce l’hanno sempre», scrive in Fb. In dialetto l’attacco della civica “Il Veneto che vogliamo”, che sostiene Arturo Lorenzoni: «#magnaschei» è l’hashtag sul caso Barbisan. «Nessuno verrà abbandonato, ma purtroppo con i soldi dei contribuenti», scrive il candidato Luigi Calesso. «Il soldato Barbisan non poteva essere abbandonato dopo essere stato costretto a rinunciare alla ricandidatura per la triste vicenda bonus Covid, ed arriva il paracadute dell’incarico di assistente dell’eurodeputato leghista Da Re. Ovviamente, costo a carico del Parlamento Europeo, dunque dei cittadini. La Casta Padana non lascia indietro nessuno dei suoi, ma il conto lo paghiamo noi contribuenti». E Calesso sottolinea il metodo leghista: «Garantisce ai propri esponenti momentaneamente in disgrazia politica, posti a carico dei contribuenti, siano essi nelle istituzioni rappresentative o nei cda di partecipate, enti, consorzi: c’è una concezione proprietaria delle istituzioni».


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