Le dichiarazioni negazioniste di Andrea Bocelli: ma ammalarsi e morire di Covid 19 non sarà una questione di “classe”?

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Andrea Bocelli e il no al Covid 19
Andrea Bocelli e il no al Covid 19

Ho letto provando sgomento (e anche qualcosa d’altro) le dichiarazioni di Andrea Bocelli come vengono riportate. Spero che la dichiarazione di aver “violato le restrizioni uscendo lo stesso, perché ho una certa età e ho bisogno del sole e di vitamina D” o queste frasi “quando siamo entrati in pieno lockdown ho cercato di analizzare la realtà e ho visto che le cose non erano così come ci venivano raccontate. I primi confronti li ho avuti in casa esprimendo qualche dubbio ma sono stato fustigato, i primi ad attaccarmi sono stati i miei figli, ma mentre il tempo passava, io conosco un sacco di gente, ma non ho mai conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva, quindi perché questa gravità?” siano (anche se riportate dai giornali virgolettate) esagerazioni. Qualcosa di non proprio vero.

Lo spero veramente perché invece io ho conosciuto persone che sono state malate e che non riuscivano a respirare e tanti che hanno perduto i loro cari a causa del Covid. Si, io non conosco, forse, il “sacco di gente” dichiarato da Bocelli e, forse, non della stessa “classe” o fama dei suoi conoscenti. Quelli che conosco io e che si sono ammalati anche gravemente, quelli che hanno perso ad esempio un genitore, sono lavoratori e per lo più vivono in Lombardia. A Brescia per esempio.

Persone “semplici”, senza amicizie “altolocate” … così mi è venuto il dubbio che, forse, è più facile ammalarsi gravemente e morire di Covid-19 se si è, come dire … “meno protetti dai soldi“. Un dubbio tragico che non vorrei fosse vero. Ma poi, si va a vedere la situazione nel mondo e si nota che è più facile ammalarsi e morire nelle favelas di Rio o nei ghetti statunitensi … là dove, appunto, si è “meno protetti dai soldi”.


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Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.