Le dichiarazioni di mons. Pizziol su mons. Gasparini riportano l’attenzione sulla Fondazione Roi: si svelino alcun arcani e si spazzoli la polvere da sotto il tappeto

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«Nel marzo 2016 don Francesco Gasparini era stato chiamato nel cda della Fondazione Roi personalmente dal presidente di allora Gianni Zonin e me ne riferì solo a nomina ricevuta. Ora la situazione è diversa perché a norma di statuto è la Diocesi di Vicenza a scegliere un suo rappresentante. Prima di designarlo, quindi, ho parlato chiaramente con lui sottolineandogli, ove servisse, che ora nel cda non parlerà più a titolo personale ma seguirà le indicazioni della Diocesi che rappresenta per mia scelta“. 

E poi: “Mons. Gasparini ha convenuto con me e il primo compito che gli ho, quindi, affidato è quello di adoperarsi per far approvare senza ulteriori indugi la dovuta azione di responsabilità contro l’ex presidente Gianni Zonin così come formulata dai legali della Fondazione». 
Oltre a ciò dice “, «mons. Gasparini è indenne (dalle responsabilità) perché le decisioni sotto esame sono state prese dai precedenti cda».
Il testo sopra riportato è tratto da un articolo di VicenzaPiù, a firma del direttore Coviello, del 6 settembre u.s. e la dichiarazione virgolettata è di S.E. Mons. Beniamino Pizziol, Vescovo di Vicenza. Al di là del metodo con cui il CdA precedente, presieduto dal Prof. Ilvo Diamanti, ha modificato, con l’avallo della Regione, lo statuto redatto dal marchese Giuseppe Boso Roi, il Vescovo chiarisce un paio di punti importanti di una vicenda che nel tempo aveva generato non poche ombre.

Il primo punto precisa che i componenti il CdA nominati nel 2016 non sono gravati da alcuna responsabilità come invece potrebbe essere per i precedenti componenti il CdA, anche se potrebbero, secondo noi, averne nell’aver rilevato irregolarità precedenti, e implicite nella richiesta di azione di responsabilità contro Gianni Zonin, senza segnalarle a chi di dovere.

Un secondo punto è quello che le scelte effettuate da coloro che furono nominati nel CdA del presidente Diamanti sono state prese a titolo personale, quindi le motivazioni, se già fornite, risultano essere del tutto soggettive.

Rimane per tutti i componenti dell’ultimo CdA un impegno, non legale ma necessario data la natura dell’ente morale, di motivare le ragioni, se tali sono, per una scelta così “ardita” indicando nello Statuto i nuovi enti titolari della nomina dei futuri CdA (diocesi di Vicenza, Fai, Accademia olimpica, il comune di Vicenza per il direttore del Museo Civico e un quinto membro cooptato a maggioranza).

Per alcuni rimane anche l’impegno, sempre morale, di spiegare in modo soddisfacente e credibile il perché di una presa di posizione clamorosa, messa in atto per non consentire la “dovuta azione di responsabilità contro l’ex presidente Gianni Zonin così come formulata dai legali della Fondazione». Infine un altro chiarimento sarebbe utile fosse fornito ai vicentini circa la motivazione adottata, in questo caso dalla Regione, per la quale è stata tolta la qualifica di onlus alla Roi. 

Per quello che mi è dato di sapere, in verità poco e quasi niente, l’esclusione, che riguarda in venir meno del particolare regime fiscale delle Onlus, riguarda i seguenti soggetti: enti pubblici, società commerciali, diverse da quelle cooperative, enti conferenti di cui alla legge 30 luglio 1990, n. 218, partiti e movimenti politici, organizzazioni sindacali, associazioni di datori di lavoro. associazioni di categoria (tratto da FiscoOggi- 7 settembre 2018). 

Nulla quindi che possa, almeno apparentemente, legarsi alla natura della Fondazione Roi. Ma proprio nell’interessa dell’immagine futura della Fondazione Roi, le motivazioni di questa decisione della Regione dovrebbero essere portate a conoscenza dei vicentini. D’altra parte, per la stesa ragione, anche altri aspetti pur delicati, verbali e inventari ecc. dovrebbero essere resi noti. Si può sostenere, con una buona dose di ragioni, che la Fondazione Roi è ora una realtà del tutto privata e quindi non soggetta ad essere obbligata a fornire di sé ogni particolare a chiunque. Può anche essere che questo corrisponda, alla lettera, alla situazione reale attuale.

Ma il fatto è che la Fondazione Roi è giunta alle cronache per motivi nettamente in contrasto con la mission voluta dal mecenate marchese Giuseppe Roi e che tutto il rumore causato da scelte per lo meno discutibili non hanno certamente reso un buon servigio al generoso benefattore dei Musei Civici di Vicenza.

A mio modesto parere rimane l’obbligo, sempre esclusivamente morale, per coloro che avranno, a giorni, il compito di gestire la Fondazione, di riportarla, per quanto possibile, e soprattutto in relazione alla chiara volontà espressa dal Marchese, alla sua origine e contemporaneamente di tirar fuori la polvere, lasciata dal passato, sotto i tappeti. Non mi pare possa considerarsi una operazione impossibile. Magari difficile ma certamente utile.