L’avvertimento di Kamala Harris ai rifugiati: “restate a casa”. La soluzione ai problemi dell’immigrazione si trova attaccando le radici

Kamala Harris
Kamala Harris

Voglio essere chiara con i residenti di questa regione che stanno pensando di fare il pericoloso viaggio al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. Non venite. Non venite”. Questo il monito uscito dalla bocca della vicepresidente americana Kamala Harris per scoraggiare i centroamericani che vedono la loro salvezza nel Paese di strisce e stelle. Se ci fossero stati dubbi sulle sue parole la Harris ha aggiunto che quelli che arrivano al confine “saranno spediti indietro”.

Le dure parole della vicepresidente americana stonano in primo luogo perché richiamano la linea dura dell’amministrazione di Donald Trump sugli immigrati dalla quale Joe Biden e la stessa Harris avevano promesso in campagna elettorale di volersi allontanare. Biden e Harris avevano giustamente riconosciuto gli attacchi agli immigrati della politica di Trump il quale si rifiutò di accettare i loro contributi. Per Trump gli immigrati erano poc’altro che stupratori, criminali, a cui bisognava proibire l’ingresso negli Usa. Biden e Harris, invece, avevano detto di vedere i nuovi arrivati come risorsa e valore aggiunto in un Paese costruito in grande misura da immigrati.

Stonano ancor di più le parole della vicepresidente considerando il fatto che i suoi genitori vennero in America da altri Paesi. Nel suo discorso dopo la vittoria nell’elezione del 2020 la Harris ha infatti ricordato che la madre Shymala Gopalan Harris era venuta in America dall’India all’età di 19 anni. Anche il padre, Donald Harris, era nato in Giamaica. I genitori erano dunque immigrati senza però la valigia di cartone poiché approdarono negli Usa come studenti per completare il loro dottorato all’Università della California a Berkeley.

La Harris aveva dimostrato la sua sensibilità agli immigrati quando svolgeva il suo lavoro di procuratore generale della California, prima di divenire senatrice ed eventualmente vicepresidente. Da procuratore generale nel Golden State la Harris aveva supportato il concetto delle città santuari per immigrati, limitando la cooperazione con il governo federale nelle deportazioni, eccetto nei casi di gravi reati.

Le reazioni della sinistra alle dure parole della vicepresidente non si sono fatte aspettare. Alexandria Ocasio-Cortez, parlamentare di New York (quattordicesimo distretto) e icona dell’ala liberal dei democratici, ha espresso su Twitter la sua “delusione”. Ha ragione anche perché il diritto alla richiesta di asilo per chi arriva negli Stati Uniti è sancito non solo dalla legge internazionale ma anche da quella americana. Non garantisce che i richiedenti asilo avranno successo a ottenerlo e resteranno negli Usa ma il diritto di richiesta non va ignorato, come ben sa la Harris. Anche l’attrice americana di origini honduregne, America Ferrera, ha espresso la sua delusione. La Ferrera, notissima per il suo ruolo di protagonista nella serie televisiva Ugly Betty, ma anche attivista politica, ha visto crudeltà nelle parole di Harris, aggiungendo che le ricordano i consigli a chi sta annegando di smettere di “dimenarsi”. La Ferrera sottolineava in questo modo la disperazione che spinge i centroamericani a rischiare la vita per un futuro migliore negli Usa.

Al di là del passo falso con il suo durissimo monito la Harris ha anche subito un sgambetto dai media per la sua mancata visita alla frontiera col Messico dove i numeri di richiedenti asilo continuano ad aumentare. In due interviste televisive, una alla Abc e l’altra ad Univisión, Harris non è riuscita a districarsi bene promettendo che visiterà il confine fra breve. Andare al confine per farsi fotografare è stata una strategia repubblicana di ricordare agli americani che c’era un serio problema e che la loro visita confermava la serietà delle loro azioni. In realtà si trattava di propaganda politica per racimolare più voti e riconfermare la fedeltà degli elettori conservatori.

Harris ha giustamente spiegato nelle interviste che la soluzione ai problemi dell’immigrazione si trova attaccando le radici. La situazione al confine, in essenza, è il sintomo. Ecco perché lei si era recata in America Centrale dove si è incontrata con il presidente del Guatemala Alejandro Giammattei e poi con il presidente del Messico Andrés Manuel Obrador. Harris ha promesso 500 mila vaccini anti-Covid al Guatemala ma si è anche discusso il piano di assistenza economica di 4 miliardi di dollari in Centroamerica. Inoltre, investimenti privati sarebbero incoraggiati onde migliorare l’economia e la sicurezza, scoraggiando i centroamericani dall’abbandonare i loro Paesi.

Tre mesi fa il presidente Biden ha incaricato Harris di dirigere la politica americana per controllare l’immigrazione proveniente dall’America Centrale che continua a creare problemi al confine col Messico. Si tratta di un compito difficilissimo non risolto da Trump né da presidenti precedenti. La vicepresidente attuale sta facendo del suo meglio per affrontare una situazione spinosissima in maniera realista riconoscendo che il problema nasce dalla complessa situazione in America Centrale. Ovviamente ha fatto alcuni passi falsi ma si può riprendere. Un’indicazione di questa ripresa ci è stata offerta recentemente con il suo annuncio del nono anniversario del DACA (Deferred Action of Childhood Arrivals), l’ordine esecutivo del presidente Barack Obama del 2012. I giovani portati negli Stati Uniti da genitori senza permessi legali sono stati protetti da Obama il quale ha garantito loro permanenza legale temporanea. Una legge su questi individui chiamati “dreamers” (sognatori) è stata approvata dalla Camera la quale stabilisce un iter per la loro permanenza permanente e l’eventuale cittadinanza americana. Harris ha annunciato che il Senato dovrebbe considerare ed approvare la legge la quale non influirebbe molto sulla situazione al confine col Messico ma costituirebbe un successo nella questione dell’immigrazione per Harris e il suo capo.

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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.