La Vicenza delle curiosità: “nemico” del Leone veneziano Napoleone in città chiuse molte chiese ma fece mangiare i poveri. E nacque il Trento

645

“… a non essere finiti sono anche i nostri racconti che, nella prossima puntata, riguarderanno altre storie…”.

Così terminavo l’ottava puntata di “La Vicenza delle curiosità“, che provo a raccontarvi come “Una vicentina curiosa“, e allora, miei fedeli lettori, eccovi (qui tutte le puntate, passate, presente e future) eccovi la storia, e che storia sorprendente!, di Napoleone  nei sui anni a Vicenza…

Il 26 aprile 1976 il Bonaaprte entrò a Vicenza a braccetto con i Bissari. Questo sancì la fine della Serenissima Repubblica di Venezia dopo 1000 anni di dominio in città.

Già nel 1718 si era verificato il primo cedimento e quindi l’indizio della fine imminente della Repubblica, quando le isole greche in suo possesso, furono cedute ai turchi. Questo evento segnò la fine politica di Venezia . Come reagì la Serenissima? Con balli, feste, maschere… addirittura il carnevale durava sei mesi e permetteva anche alle monache di mascherarsi e di godere dei piaceri della vita. Facendo una metafora, fu come l’inabissarsi del Titanic con l’orchestra che suonava.

A Vicenza c’erano i filo-francesi, fra cui i Bissari, che ospitarono i nobili francesi scappati alla rivoluzione (il palazzo Bissari si trova vicino al Coin di Vicenza) e i filo-veneziani. Napoleone fu ospitato da Camillo Bissari nel palazzo Bonin Longare in Corso Palladio (attuale sede dell’associazione industriali) e anche da Ludovico Cordellina, grande avvocato vissuto fino a 91 anni, nel palazzo omonimo in contrà Riale. I Bissari fecero costruire la torre in Piazza dei Signori che fungeva da abitazione fortificata.

Vicenza si consegnò a Venezia nel 1404, stanca dei padovani che la governavano.

All’epoca di Napoleone a Vicenza esistevano queste classi sociali: i poveri derelitti per grave crisi economica, i borghesi, come i Franceschini, che vivevano vicino a Ponte Pusterla, ricchi ma che non potevano accedere a cariche politiche, e i nobili che invece potevano candidarsi.

Napoleone abbatté il leone della Serenissima in Piazza dei Signori cercando di abbattere anche quello più piccolo della torre dei Bissari.

Al posto della colonna con il leone, fece porre un palo ornato con i colori della rivoluzione francese ai cui piedi venivano posti i titoli nobiliari dei filo – veneziani, sostituiti con le parole libertà, uguaglianza e fraternità. Organizzò anche una cena in Piazza dei Signori per la quale fece preparare 100 posti in lussuose tavole con sedie per i poveri a cui vennero serviti cibi prelibati, mentre i nobili erano seduti su sedie sgangherate e gli abati furono costretti a cantare con un cocchio di cavalli bianchi e vestiti di bianco.

Nonostante la devozione dei Bissari, Napoleone vendette Vicenza all’Austria nell’autunno dello stesso anno per poi ritornare il 3 novembre del 1805 con una pioggia di bombe durata 5 ore (una è rimasta conficcata in un palazzo di Corso Palladio).

Villa Pisani di Strà, costruita dai dogi veneziani, fu donata alla moglie del figlio di Giuseppina Boharnet, prima moglie di Napoleone, di cui questi si innamorò. Con la giovane nuora, Napoleone si presentò al Teatro Olimpico dove ammaliò Ottavio Trento al punto da fargli lasciare i suoi beni ai poveri. Da qui ha origine la casa di riposo Istituto Trento che mostra una stele di Antonio Canova. Negli 8 anni in cui rimase a Vicenza e nel Veneto, Napoleone si dedicò alle riforme: istituì il catasto, mise i numeri civici alle abitazioni e si occupò della stesura del codice civile.  Poiché a suo avviso a Vicenza vi erano troppe chiese, ne chiuse più della metà, mettendo in crisi i vicentini.  Dopo 8 anni, tutto tornò all’Austria.

Napoleone vinse 635 battaglie riuscendo ad ammaliare e motivare i soldati del suo esercito. Le due battaglie di Lipsia e Waterloo gli furono fatali.

Curiosità su di lui.

Aveva 11 fratelli ed era figlio di un avvocato di Ajaccio in Corsica. Fin da piccolo amava la guerra e giocava con spade di legno. Amava la matematica e studiava strategie militari. Il padre, di origine toscana, lo mandò a studiare in Francia dove si arruolò. Per un puro caso, nel momento in cui gli inglesi attaccarono i francesi a Tolone dal mare, non c’erano generali e il comando fu assunto da Napoleone che fece porre i cannoni sopraelevati in modo da distruggere la flotta inglese. Questa sua strategia vincente gli permise di iniziare la sua folgorante carriera.

Innamoratosi della vedova Giuseppina che aveva un figlio e non riuscendo ad avere figli da lei, sposò Maria Luisa d’Austria da cui ebbe Napoleone Francesco che fu festeggiato con il poligrafo ottico. Giuseppina non riuscì a riprendersi dal dispiacere.

Napoleone beveva molta acqua e faceva bagni caldi ogni mattina alle tre, dormiva molto poco. Dopo ogni bagno, dettava più lettere e dispacci contemporaneamente. Amava i cavalli bianchi e non perdeva tempo a mangiare. Infatti per lui inventarono i cibi in scatola mentre a lui si deve l’introduzione ufficiale in Italia nel 1796 del metro.
Quello che potremmo utilizzare nella prossima puntata quando ci inerpicheremo, sempre a caccia di curiosità, su per monte Berico.