La strage continua: un altro morto sul lavoro a Vicenza, ora sono 174 in Italia, 22 in Veneto

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L’anno scorso, sul sito dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro si leggeva che, dall’inizio del 2017, i morti sui luoghi di lavoro erano 150. In Veneto i caduti per infortunio nei luoghi di lavoro erano 19. Oggi, 9 aprile 2018, i morti nei luoghi di lavoro da inizio anno sono 174. Oggi, in provincia di Vicenza è morto il ventiduesimo lavoratore in Veneto che è la regione che risulta prima in questa tragica classifica. È morto cadendo da un traliccio poco dopo le 15.30, un operaio campano di 44 anni, del quale, nella scarna notizia del Giornale di Vicenza, non viene riportato neppure il nome. In effetti i morti sul lavorosono diventati numeri di una statistica infame.

Proviamo a riflettere. In Italia nel 2018 l’incremento dei morti sul lavoro è del 16%. In Veneto è del 15,79%. C’è, forse, qualcosa di logico nel fatto che, di lavoro, si muoia sempre di più? Non si può, forse, pensare che un lavoro sempre meno garantito, sempre più precario e malpagato sia la vera causa di tante morti? E non si deve, forse, pensare che solo cambiando dalle radici il modello di sviluppo (quello che trasforma il lavoro di tanti in profitto di pochi) si possa fermare questa carneficina?

Il pericolo è che, di fronte all’aumento spaventoso dei morti sul lavoro, ci si possa abituare, che stia diventando una “cosa normale”. Non è così. Chi viene ucciso sul lavoro e di lavoro (ucciso, certo, perché di veri e propri assassinii si tratta) non è l’effetto di una “tragica fatalità” né del destino. È il risultato di un sistema spaventoso per il quale l’essere umano viene, troppo spesso, considerato solamente un ingranaggio di un meccanismo che serve solo ad arricchire “lorpadroni”, gli sfruttatori.

N.B. Giorgio Langella è anche segretario regionale del Pci del Veneto