La stitichezza dei paci finti e pacifisti, anche vicentini: dei curdi e siriani chi se ne frega?

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Da un’Ansa delle ore 13 di oggi 18 marzo 2018: si apprende che “Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che le forze siriane alleate della Turchia hanno preso il controllo del centro di Afrin e cacciato i combattenti curdi. Un alto funzionario curdo-siriano ha smentito.“. Vero o falso è irrilevante, quello che è rilevante è il disinteresse della comunità internazionale e il silenzio assoluto dei “pacifinti” o pacifisti presunti. Pacifisti e pacifinti che da quarant’anni vomitano veleno nei confronti di Israele (qui la photo gallery dei curdi in fuga, ndr)

Ogni presupposto va bene, purché il nemico da colpire sia Israele.
Ricordo una manifestazione pro Gaza, nella quale furono scanditi slogan in lingua araba e in vari dialetti contro Israele, il sionismo e gli ebrei in generale. Io guardavo impotente questo corteo autorizzato, a gennaio 2009. Punto d’incontro davanti alla stazione ferroviaria di Vicenza. Secondo gli organizzatori c’erano 5.000 manifestanti, mentre secondo le stime della questura tra i 3.500 e i 4.000. Forte la presenza di stranieri, circa l’80% dei partecipanti, provenienti da tutto il Veneto. Il corteo è stato organizzato dai Comunisti Italiani, il Forum Palestina, Salaam Ragazzi dell’Olivo, Consiglio Islamico Province di Vicenza e Verona, Aman-Associazione Pakistani, Coordinamento Immigrati RdB, Cub e Mezzaluna rossa palestinese in Italia.

Il tutto sotto l’egida del Questore Giovanni Sarlo e del Prefetto Piero Mattei che “meritano una nomination alla libertà di pensiero“, peccato che nessuno abbia capito cosa urlavano i manifestanti. Eravamo solo in 3 “di noi” a poter irrompere nella manifestazione (ora siamo rimasti in due a Vicenza)… ma consapevoli che, se fossimo intervenuti non ne saremmo usciti vivi. I 4.000-5.000 partecipanti, odiatori di Israele credo siano deceduti, perché non hanno ancora manifestato per i musulmani assassinati per mano islamista e islamica in sette anni di guerra siriana.
Si protestava a favore di Gaza, tanto per cambiare contro Israele, contro la ferocia di Israele, contro i sionisti, contro gli ebrei colpevoli di difendere la loro e la nostra Terra. Ero convinta che fosse un falso sostegno ai palestinesi, che, di fatto, profondeva solo odio nei confronti di Israele e i fatti attuali dimostrano che non mi sbagliavo. Non si può negare, infatti, che tale contestazioni siano rimaste legate alla tematica palestinese e non se ne possono ancora misurare le conseguenze, che rimangono avvolte nella nebbia… 

È un dato però che l’antisemitismo è cresciuto in tutta Europa… Il problema ora, di tanto odio che continua a aumentare esponenzialmente, sta nella capacità dell’uomo di controllarlo.
La Siria in questi giorni è entrata nel suo settimo anno di guerra, un conflitto che ha causato almeno 350.000 morti, quasi sei milioni di sfollati all’estero, sette vertici organizzati dall’Onu non hanno portato ad alcun accordo. Se ciò fosse accaduto in Israele, sarebbero scesi in piazza a decine di migliaia, il mondo avrebbe indetto centinaia e centinaia di cortei. Ma dei curdi e dei siriani chi se ne frega? Con il ridimensionamento dello Stato islamico, gli accordi di Astana e la conferenza di Sochi, sembrava alla fine dell’anno scorso che il conflitto fosse in una fase conclusiva…

Di fatto, siamo ancora in stato di guerra. Chi è sceso in piazza per il presunto diritto del popolo palestinese non è mai sceso in piazza per il reale diritto del popolo siriano e curdo. Chi ostenta uguaglianza, di fatto vuole disuguaglianza, chi predica bene, razzola male. Oggi tutti i gangli vitali dei “pacifisti” sono ancora orientati contro Israele, mentre in Siria e nel Medio Oriente in generale, bambini e adulti muoiono assassinati dalla indifferenza, dalla politica e dai pacifisti che non hanno il coraggio di lasciare per un giorno il loro odio contro Israele per adoperarsi per sostenere il popolo siriano ed il popolo curdo, quest’ultimo da sempre vittima dello strapotere di tutti ed ora vittima e ostaggio di Erdogan, figlio di un Islam ammalato e di un’Europa perversa.

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.