La rivoluzione del Re Covid 19, per un Rinascimento socioeconomico

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Joseph Campbell

Joseph Campbell aveva scritto: “Dobbiamo essere disposti a liberarci della vita che abbiamo pianificato per poter vivere la vita che ci aspetta”. Ma quanto influisce, aggiungo io, il sistema sociale con le sue imposizioni nella personale pianificazione? La storia ci insegna che ogni cambiamento sociale è avvenuto in conseguenza a violente rivoluzioni dell’uomo o della natura.

Nessuna pianificazione dell’individuo quindi può programmare il proprio futuro ma solo la casualità del contesto può influenzarlo. Il 2020 sarà ricordato nella storia per la pandemia del Corona virus, per la sua globale diffusione e per le sue vittime … e forse, anche per un conseguente nuovo Rinascimento socioeconomico?

Sostanziali cambiamenti, per esempio, nel mondo del lavoro del tipo: perchè non stabilire un reddito minimo che garantisca la dignità della persona e un salario massimo per ridurre l’ingiustificabile divario esistente? Perchè non superare l’attuale concetto di azienda, sia pubblica che privata, con la partecipazione parificata dei lavoratori nei “consigli di amministrazione” per una nuova  forma di “mezzadria rinascimentale”?

Perché stabilire finalmente che il costo orario del lavoro precario sia più alto di quello a tempo indeterminato? Perché non istituire una regola che stabilisca uscite anticipate per i lavoratori vicini alla pensione con corrispondenti entrate di giovani? Infine per il rispetto dell’art. 1 della nostra Costituzione, perché non sarebbe possibile una riduzione dell’orario di lavoro per lavorare tutti e quindi per lavorare meno?

Arbeit macht frei “era il motto posto all’ingresso di numerosi lager tedeschi al quale è seguito il disprezzo del suo significato perchè associato al contesto che ben si è adattato in tanti aspetti del nostro quotidiano.

Contesti quindi ai quali dipendiamo così come l’utopia ci rende liberi di immaginarli con nuove forme di gestione possibili solo dando risposte fattive ai tanti nostri perchè. Sarebbe così utopistico smettere di valutare il nostro benessere con lo stupido e obsoleto PIL che condiziona le nostre attuali abitudini? Non è giunto il tempo per il BLI (Better life index) nel quale il concetto di consumo assume un valore di sostenibilità e non di produzione di benessere per un sempre più ridotto numero di persone?

Solo cambiando i paradigmi possiamo cambiare perchè se è vero che “soltanto scendendo nell’abisso che riconquistiamo i tesori della vita” (altra citazione del buon Joseph) allora, forse, la rivoluzione di Re Covid 19 ha avuto un positivo senso.


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Lucio Zaltron
Innamorato di Vicenza, la "mia città", dipendente per 33 anni alla fiera di Vicenza e componente per 20 anni circa della commissione nazionale tecnica di AEFI (associazione nazionale fiere italiane). Ha maturato esperienze sindacali per oltre 30 anni dalla veste di RSA fino al ruolo di Presidente del direttivo provinciale della categoria del commercio CGIL (Filcams) e ha contribuito alla fondazione del Partito Democratico assumendo vari ruoli fino ad essere il segretario del circolo 3 di Vicenza per due mandati. Attualmente si occupa di consulenza aziendale per l'organizzazione e sviluppo delle imprese. Da sempre attivo nel volontariato è socio nell'associazione culturale L'IdeAzione, presidente del consiglio d'istituto del liceo Lioy , delegato provinciale della Fondazione Caponnetto e componente della commissione turistica dell'ACI Vicenza. Nell'ambito sportivo si dedica alle relazioni esterne della società sportiva Rugby Vicenza e, tanto per non farsi mancare nulla nel volontariato, è un convinto donatore di sangue.