Ipab Chiampo, dieci lavoratrici da un mese senza stipendio: protesta del sindacato CUB

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CUB Ipab Chiampo protesta
CUB Ipab Chiampo protesta

Dieci lavoratrici del servizio appaltato da IPAB Chiampo sono a casa da un mese senza retribuzione, sospese dal servizio a seguito di un certificato medico che ne ha decretato la non idoneità provvisoria alla mansione. Oggi il sindacato CuB pubblico impiego di Vicenza ha protestato per tale situazione con un presidio di fronte la struttura. Secondo il sindacato La ditta affidataria del servizio – Cooperativa In Cammino – Consorzio BLU di Bologna – a seguito di tale certificazione, senza battere ciglio le ha tutte sospese dal servizio senza retribuzione. Le lavoratrici contro tale decisione hanno presentato ricorso allo Spisal, ma lo Spisal risponde il 31 marzo rigettando il ricorso perchè quel certificato non è conforme alle prescrizioni di legge. In parole povere quello prodotto non è un certificato di un medico aziendale perchè è carente nella forma e nei contenuti che devono essere presenti in un certificato sulla sorveglianza sanitaria ai sensi dell’art 41 del Dlgs 81/08.

Ora la questione passa in sede legale perchè le 10 lavoratrici sono state sospese dal servizio senza stipendio, a loro dire “in modo ingiustificato e illegittimo”. Il sindacato CUB ha chiesto di avere la documentazione aggiornata sulla valutazione dei rischi (DVR) ma riporta di non aver mai ricevuto risposte. “Denunciamo che alcune di queste lavoratrici dalla loro assunzione non sono mai state sottoposte ad una visita dal medico aziendale, neanche durante la pandemia della primavera scorsa, quando a metà aprile siamo intervenuti per denunciare che il personale non era ancora stato sottoposto a tampone – prosegue ancora la nota del sindacato -. Per questo oggi abbiamo protestato davanti ai cancelli di questa casa di riposo: gli appalti dei servizi pubblici affidati al massimo ribasso hanno come logica conseguenza poche tutele per la salute dei lavoratori, contratti da fame, poca formazione e non rispetto della legge sulla sicurezza nei posti di lavoro. Protestiamo per denunciare che i servizi socio sanitari e la sanità sono stati privatizzati negli anni in modo premeditato e ora lavoratori e cittadini ne stanno pagando le conseguenze a caro prezzo”.