Informazione, Ilvo Diamanti: tv resiste alla crescita di Internet, due italiani su dieci leggono quotidiani cartacei in ripresa

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Anche in Italia avanza un “cittadino ibrido”. La formula evoca una definizione di Andrew Chadwick, coniata per commentare i cambiamenti nel sistema della comunicazione. Dove il ricorso ai New Media non esclude i media tradizionali. Ma si traduce in nuove e diverse forme di integrazione. Lo conferma il X sondaggio di Demos-Coop dedicato al “rapporto fra gli italiani e l’informazione”. La graduatoria dei media, in effetti, cambia poco, rispetto agli anni scorsi. Soprattutto “vista dall’alto”.

“Davanti” e “sopra” a tutti si conferma, infatti, la “televisione”. Utilizzata, quotidianamente, da oltre l’80% degli italiani. Un dato costante, nell’ultimo decennio. Come il resto della graduatoria. La crescita di Internet, in particolare, non si ferma. Ormai, è fonte di informazione per due terzi degli italiani. Rafforzata dai Social Network, lo specifico ambiente dei “cittadini digitali”.
Tuttavia, anche gli altri canali confermano livelli di accesso analoghi – talora perfino superiori – rispetto all’anno precedente. La “radio”: continua ad essere utilizzata da 4 italiani su 10 come avviene da dieci anni. Anche se con un approccio sempre più “ibrido”. Perché i programmi sono radio-visibili in rete, nei canali tv satellitari. E l’ascolto avviene dovunque, con il cellulare (munito di auricolare). In podcast.
Infine, i “giornali di carta”. I “quotidiani” consultati “quotidianamente” da 2 italiani su 10. I “settimanali”: dalla metà. Tuttavia, bisogna fare attenzione a decretarne l’inarrestabile scomparsa. Non solo perché i giornali appaiono, comunque, in crescita, nell’ultimo anno. Ma, soprattutto, perché sono letti, sempre più, in rete. I due terzi di coloro che utilizzano internet, infatti, leggono i quotidiani (e, spesso, i settimanali) on-line.
Come, d’altra parte, avviene in altri paesi, dove le tecnologie della comunicazione si sono sviluppate assai più rapidamente che in Italia. Negli Usa, in particolare, come mostrano le ricerche di Vittorio Meloni. (Da ultima, “La guerra delle parole”, pubblicata da Laterza).
Tuttavia, la ripresa generale dei “media informativi”, nell’ultimo anno, è significativa. Si spiega, fra l’altro, con l’interesse sollevato dalle vicende politiche. Prima e dopo le elezioni che hanno trasformato profondamente il clima d’opinione del Paese.
Il rapporto tra media e politica, infatti, è evidente. E conferma l’importanza della Tv fra tutti gli elettorati. La Rete, invece, è frequentata, soprattutto, dagli elettori del M5S e della Lega.
Non per caso: i protagonisti di questa stagione politica.
Mentre, la minore familiarità con i Nuovi Media emerge fra gli elettori del Pd. Il Partito in declino. Anche qui: non per caso.
La Tv, come si è detto, resta il canale più frequentato. Dal 16%: in modo esclusivo. Si tratta, come in passato, soprattutto di persone di età medio-alta, con livello di istruzione medio-basso, prevalentemente donne e casalinghe.
Ma la tendenza principale è l’ibridazione. Perché la larga maggioranza degli italiani alterna e associa molti-media. Il 56%: almeno 3. Soprattutto coloro che combinano vecchi e nuovi media. Si pensi all’uomo (o la donna) che cammina per strada seguendo il suo smartphone. Da solo(a) in mezzo alla gente, anche se sempre connesso(a). Sempre in dialogo (silenzioso) con gli altri. È un’immagine familiare a tutti noi. Perché anche noi l’abbiamo interpretata. In qualche occasione.
D’altronde, lo smartphone non serve solo a “telefonare”, a parlare con gli altri. Ma, come si è detto, anche a inviare e a consultare le mail, ad ascoltare musica, a inviare e ricevere messaggi politici.
Tuttavia, la rete non è solo il canale più frequentato. È, al tempo stesso, un medium sospeso tra sfiducia e libertà.
Anzi, secondo gli italiani (intervistati da Demos-Coop), quello dove “l’informazione è più libera e indipendente” (34%). Secondo Pierre Rosanvallon, è il principale strumento-attore della “contro-democrazia”. Cioè: la “democrazia del controllo e della sorveglianza”. Perché la “sfiducia” è premessa della democrazia. Anche se, in qualche misura, ne erode le basi. Al contrario, i giornali di carta, la tv e, soprattutto, la radio, continuano a ottenere la fiducia dei cittadini. E ciò è significativo. Perché, a differenza dei canali digitali e dei Social Network, sono “media mediati”. Guidati e interpretati da “mediatori”. Soprattutto: giornalisti. Contro i quali, non per caso, è forte la critica dei partigiani della “democrazia im-mediata”. Senza media né mediatori.
La radio, in particolare, continua ad essere uno strumento di informazione essenziale per chi, come me, viaggia molto. Soprattutto (ma non solo) in auto.
Mentre i giornali di carta sono consultati da una minoranza di persone. Tuttavia: competente e, spesso, influente. Classe dirigente. Coloro cioè, che hanno assunto e, spesso, mantengono ruoli di responsabilità in istituzioni pubbliche o in organizzazioni sociali ed economiche. I giornali: sono lo specchio e il crocevia dei “leader d’opinione”. I luoghi di dialogo. Talora: gli amplificatori.
Insomma, siamo in tempi di comunicazione ibrida. Nei quali l’informazione avviene attraverso canali diversi. I cittadini: non sono più “solo” ascoltatori, lettori, spettatori.
Ma entrano, sempre più di frequente, nel circuito. Da interlocutori. Attori della comunicazione. Ibridi.
Aspettiamoci, nel prossimo futuro, altri cambiamenti.
Rapidi e profondi.

Di Ilvo Diamanti, da La Repubblica