Ilva, la resa dei  conti: la bocciatura dei grillini e la “folle” proposta sugli eleggibili di Enzo Corani

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Gentile direttore, un “comico” brillante, scopre la passione per la politica e per stupire – dal palcoscenico – lancia una sua idea fantasiosa, ma, soprattutto, provocatoria ed ai limiti della ragionevolezzaPropone di “chiudere l’ILVA di Taranto, altamente inquinante e sostituire l’intero sito industriale con un parco ecologico, che avrebbe dovuto dare occupazione (non c’era ancora il Reddito di Cittadinanza) ai 10.000 (20.000 con l’indotto) dipendenti dell’Azienda in chiusura.                                                                                                                                            Oggi, favorita anche dall’incompetenza e dalla superficialità di chi ci governa e grazie ad un “pacchetto” di norme, su cui è stata “messa la fiducia”, la frittata finalmente è stata  servita.  L’attuale proprietà dell’ex ILVA rinuncia a continuare l’attività e restituisce l’azienda allo stato italiano, a causa del mancato rispetto di un accordo precedentemente stipulato con il Governo in carica. Nessuno verrà più a investire nel nostro Paese, dove le regole si cambiano in funzione di ideologie stupide, occasionali, antieconomiche, dovute al cambio di “governo” e dove, perciò, non esiste più la certezza del diritto.

Qualche imbecille sostiene persino che, ora è lo STATO a dover intervenire e a gestire direttamente l’Azienda (esborso tra i 5 e i 6 miliardi, che ovviamente non  ci  sono).                                                                                                                                                      Un bravo a Grillo e ai suoi fedeli “scudieri”, che hanno mantenuto l’impegno programmatico e raggiunto l’obiettivo; adesso dovranno procedere alla “bonifica” della zona di Taranto (ovviamente a spese dello Stato italiano), occupata dall’enorme stabilimento e a farsi carico dei 20.000 “tarantini” senza lavoro.

Conclusione. Dopo questa esperienza, rimango sempre più della convinzione, che ognuno deve continuare a fare il proprio mestiere o professione, perché non ci deve essere più spazio per “disoccupati e nullafacenti”.

Chi  vuol  andare in parlamento per fare politica a livello nazionale deve prima possedere  dei requisiti fondamentali:

-a) avere una laurea in economia,  in giurisprudenza o equivalenti,                                                                   -b) avere una professione e un reddito personale, che gli garantisca l’autonomia economica, per svolgere in “piena libertà” il ruolo  di parlamentare,                                                                                                                                         –c) senza dichiarazione dei redditi, si deve essere esclusi dalla  “candidatura”.

Enzo Corani

 

Caro Enzo, lucida analisi del caso Ilva la tua, nettamente folle la tua proposta “elettorale”, le cui finalità, però, meriterebbero di essere discusse se non altro per la lucida follia da cui nasce.

Il direttore