Il giallo delle dimissioni di Finozzi: «Coltivo lavanda». CorVeneto: «Lo fa per il vitalizio» sussurrano a Palazzo

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Poche parole, scritte di buon mattino sulla chat dei consiglieri regionali della Lega: «Ho rassegnato le mie dimissioni». Nessuna spiegazione, colleghi di maggioranza e opposizione spiazzati e increduli: Marino Finozzi, che ieri ha presieduto forse per l’ultima volta la commissione Bilancio e Affari istituzionali, lascia Palazzo Ferro Fini, dopo 18 anni. Non è uno qualunque, Finozzi: eletto per la prima volta nel 2000, è stato infatti assessore alle Attività produttive fino al 2005, poi presidente del consiglio fino al 2010, quindi di nuovo assessore fino al 2015, stavolta con la delega al Turismo.

Rieletto per la quarta volta nel 2015, per le apprezzate doti di mediatore era stato messo dal governatore Luca Zaia a capo della delicatissima commissione Affari istituzionali, quella, per intendersi, che ha gestito la partita del referendum e dell’autonomia.

Perché mollare nel bel mezzo della legislatura, lasciando all’ex sindaco di Piovene Rocchette Maurizio Colman uno scranno dorato da 8 mila euro netti al mese? La domanda, ieri, risuonava a Palazzo come un martello, alimentata dall’ermetica spiegazione del diretto interessato: «E arrivato per me il momento di voltare pagina, voglio dedicarmi ad un nuovo impegno nel campo del sociale. Nessuna dietrologia: quando si capisce che è giunta l’ora di lasciare non ci sono scuse e ogni altro calcolo sarebbe sbagliato».

Beh, hanno evidenziato i più, non è che l’attività di consigliere regionale sia proprio inconciliabile con un’attività professionale o un impegno nel sociale… E dunque via di ricostruzioni più o meno dietrologiche. La prima, la più gettonata: lo fa per il vitalizio. Finozzi ha 56 anni, giusto uno in più di quelli richiesti – con una piccola penalizzazione, perché il requisito sarebbe di 60 anni – dalla vecchia legge in cui Finozzi rientra essendo stato eletto per la prima volta nel 2000 (il limite d’età è stato poi alzato a 65 anni e oggi si applica il contributivo). Nel suo caso, vista «l’anzianità di servizio», si parla di circa 4 mila euro netti al mese. «Meglio mettersi al riparo – suggeriscono sibillini da Palazzo – prima che i Cinque Stelle al governo s’inventino qualche taglio, costringendo la Lega ad accodarsi». (Finozzi, peraltro, presiedeva proprio il gruppo di lavoro al Ferro Fini sull’ulteriore ipotizzata riduzione delle pensioni dei consiglieri, con il definitivo passaggio alla previdenza complementare). Seconda versione: se ne va perché Erika Stefani, neo ministro degli Affari Regionali, lo vuole al suo fianco come consulente a Roma. Terza versione, suffragata dal alcuni post su Facebook subito riesumati: «C’è un problema con la nuova Lega di Salvini, in cui Finozzi, leghista autonomista e nordista vecchio stampo, non si trova più a suo agio».

Nulla di tutto ciò, assicura lui con un sorriso: «Semplicemente, dopo che la crisi mi ha portato via l’azienda nel 2007, ho deciso di rimettermi in gioco con una nuova attività. Mia moglie ha una piccola proprietà agricola nell’Alto Vicentino e li abbiamo deciso di dedicarci al rilancio dell’agricoltura di montagna, coltivando lavanda e iris. Poi, col tempo, ci piacerebbe aprire una fattoria sociale, da assessore mi sono molto appassionato al tema del turismo accessibile».

Ma perché non fare questo e quello? «Non mi piaceva l’idea di vivacchiare in consiglio a 8 mila euro al mese. Politicamente mi sono tolto molte soddisfazioni, culminate nel referendum e nella trattativa autonomista. La nuova attività mi impedirebbe di essere sempre a Venezia e di dedicarmi come dovrei al mio collegio elettorale durante il fine settimana. Ci penso da un anno, ora mi sono deciso». Neppure Zaia, che pure raccontano ci abbia provato a lungo, è riuscito a dissuaderlo. Il vitalizio? «Non c’entra nulla, anche perché se mai dovessero arrivare delle sforbiciate, mi verrebbero applicate comunque, che io sia dentro o fuori dal consiglio». Conferma il presidente del consiglio, Roberto Ciambetti: «Solo chi non conosce Finozzi può pensare che le sue dimissioni celino un arrière-pensés». E se Zaffa lo ringrazia «dal profondo del cuore», tifando ora per il suo nuovo progetto, anche l’opposizione gli rende onore, con Stefano Fracasso del Pd: «E sempre stato equilibrato, serio, disponibile al confronto: auguri».

di Marco Bonet, da Il Corriere del Veneto